Con calma e comodità. Così come possono permettersi di ritornare i pochi intoccabili nomi che rimangono al death metal: con la disinvoltura di gente dal peso e blasone altisonante, con l’investitura che comporta far rivivere un monicker storico. Alla solita maniera. Lee Harrison che, fedele alle sue tradizioni, riprende il suo posto di burattinaio manovrando, da dietro le pelli, i fili dell’ennesima formazione che si è costruito a proprio gusto e piacimento. Lui è i Monstrosity e lo sa e, da vero leader qual è, sceglie i propri compagni di gioco per divertirsi, fare le cose per bene, senza danneggiare la propria preziosa creatura.

Una boccata d’aria per il death metal old-school, quello floridiano, quello vero. La lezione è servita, senza tergiversare nè andare per le lunghe: dieci brani per tre quarti d’ora che dimostrano come fare certe cose con personalità sia ancora possibile. Nessun compromesso per un risultato del genere. La stessa musica proposta da oltre quindici anni che si apre e respira complici una produzione spettacolare ed una cura maggiore per le melodie. Si scrive death a stelle e strisce e si legge come brani tecnici ed intensi, sospesi tra mid tempos e riff sparati, sempre quadrati, martellanti e sognanti. Classe ed esperienza che vengono fuori senza risparmiarsi; qualità individuabili anche nei più piccoli particolari: dagli assoli mai eccessivi e sempre “in tema”, all’impostazione del trascinante e feroce growl di Mike Hrubovcak (Vile), ad aperture a dir poco suggestive che si aprono davanti ad uno spettatore emozionato e colpito. Sempre con scelte stupende e quella unica, fantastica, sensazione di essere colpiti e trascinati via. Ne sono un esempio perle assolutamente indimenticabili, come i capolavori “Firestorm”, “The Inhuman Race”, “Within Divisions Of Darkness”, riassunti di ciò che è oggi l’Harrison-pensiero. Nient’altro da dire: il disco che ti aspetti dai Monstrosity tra sussulti e scelte spettacolari che cancellano la solita sensazione di scucitura interna suscitata dalle hit presenti nei loro dischi. Sensazioni inspiegabili per i folli che non conoscono la band in questionw e a dir poco invitanti per chi ha avuto l’onore di incrociarla. Per tutti gli altri che, con trepidazione, fremevano per la solita lunghissima aspettazione, l’immediata corsa in negozio è obbligatoria per completare una discografia che si mantiene infallibile. Quando l’attesa paga: bentornato Lee. Finalmente!

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