Il gruppo svedese dei Moahni Moahna viene fondato nei primi anni novanta, precisamente nel 1992, dai due chitarristi Henrik Flyman e Tommy Rehn a cui si aggiungerà in seguito il cantante Martin Haggstrom. Il gruppo si propone di suonare hard rock dalle forti contaminazioni, al punto da poterlo considerare sia prog che musica classica che folk. C’è da dire che in questo primo album tale improbabile miscuglio viene rappresentato al meglio: il cantato e la timbrica di Martin sono fortemente ispirati a Ronnie James Dio, la musica è un classico hard rock dal sicuro effetto unita a forti sperimentazioni orchestrali (cosa che rende il tutto molto maestoso e regale), le tematiche affrontate, che si riflettono anche nel modo di presentarsi del gruppo con abbigliamenti medioevaleggianti curati nei minimi dettagli, sono epiche e cavalleresche, come la superba “The Quest For The Unholy Sword” e anche la epicissima “Queen Shamar”, con quel suo incedere veloce e aggressivo in cui il cantato di Martin riveste un ruolo fondamentale con una stupenda interpretazione di supporto a bellissimi contrasti chitarre/hammond. Vengono affrontate, comunque, anche altre tematiche, come il contrasto tra bene e male rappresentato da “Good Or Evil”, tema talmente caro a Flyman da fargli non solo chiamare il gruppo Moahni Moahna, che significa proprio “bene e male”, ma anche da caratterizzare profondamente i suoi gruppi successivi, Zool ed Evil Masquerade.
Da citare inoltre sicuramente la maestosità di “On The Edge Of Time” e di “Eternal Slaves” con inserti di bellissimi passaggi folk. Ad essere onesto, dovrei citare un pò tutti i brani di questo album, perchè il livello compositivo, esecutivo, interpretativo e chi più ne ha più ne metta è tutto ad altissimi livelli e quindi consiglio caldamente di (ri)scoprire questo bellissimo album che mi ritrovo spessissimo a riascoltare.Consigliato quindi agli amanti dell’hard rock, ma anche del prog e della musica sinfonica e folk.

Purtroppo il gruppo è ormai sciolto da parecchio tempo, dal 1997 circa, ma prima della dolorosa scelta i tre sono riusciti a regalarci un altro album: uno stranissimo e pazzissimo lavoro che corrisponde al nome di “Why”, album nel quale il gruppo ha eliminato tutte le sperimentazioni riducendo la musica all’essenziale e più diretta, inserendo anche musiche dei più svariati generi, dalla musica da chiesa, alle musichette per bambini, al flamenco, alla musica arabeggiante.

Insomma, un gruppo particolare ed originale e come tale ovviamente poco conosciuto e difficile da reperire: se trovate un album da qualche parte prendetelo subito, ve lo consiglio caldamente.

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