Tanto di rispetto per una band che arriva a festeggiare i 20 anni di attività come i qui presenti Mirror Of Deception… Il mondo della musica, si sa, è duro, e non molti riescono a portare avanti un progetto per così tanto tempo.
Progetto peraltro non proprio comune trattandosi di Doom Metal, un genere che forse si potrebbe definire di nicchia, di certo non uno dei sottogeneri metal di più larga diffusione. Pertanto, in apertura di recensione, un complimento a tutta la band per il traguardo e l’augurio di vivere ancora tanti altri grandi risultati in futuro.
Per festeggiare degnamente un simile evento, la Cyclone Empire, label del gruppo, ha pensato di fare le cose in grande, facendo uscire sul mercato questo “A Smouldering Fire” sia in versione normale, contenente 12 brani inediti, sia in versione doppio cd, con ulteriore dischetto contenente 10 brani tra b-side, esclusioni da precedenti lavori, chicche e rarità.
Un buon modo per celebrare il tanto importante anniversario.
Noi ci occuperemo soltanto della parte di inediti, e partiamo subito col dire che se la label ha festeggiato a suo modo in grande stile, il nuovo lavoro del combo non è forse il degno regalo che la band poteva (e forse voleva) farsi.
Un po’ confusionario il cd, che parte con un ottimo esempio di doom, dai riff lenti, cadenzati e pesantissimi, voce catacombale e glaciale e cori drammatici, prima del soliloquio chitarristico.
Un esempio valido di cosa sono stati i Mirror Of Deception, gruppo nel suo genere conosciuto ed apprezzato anche oltre i patrii confini nonostante i non tantissimi album prodotti.
Un inizio che riprende le sonorità del precedente ottimo “Shards”.
La band poi però pare perdere un po’ la bussola, lasciandosi trascinare dalla voglia di accellerazione, con risultati alterni, certamente fuori dal solco finora scavato con sudore e fatica in passato.
E così, se “The Riven Tree” è comunque un ottimo brano, articolato e di puro metal ottantiano, anche se non quello che ti aspetti da questo gruppo, nelle successive song si mescolano senza continuità rock, metal e doom, in un groviglio che, se non esalta ma certo non pecca dal punto di vista musicale, più di una volta vede un cantato fuori dalle righe e dalle musicalità generali delle song, colpa soprattutto dei già citati cori, a tratti eccessivi e fuori luogo, per un risultato che in fin dei conti appare un po’ pesante all’ascolto e che non aggiunge nulla a quanto la band ha proposto nel recente passato, e ne aumenta anzi alcune ombre che non hanno permesso ai nostri fare il definitivo salto a livello di popolarità.
E se i brani puramente doom (vedasi “Unforeseen”) restano di ottima fattura, non si riesce ad arrivare ai medesimi livelli negli altri brani.
Insomma, un album buono ma nulla più, che si può ascoltare per valutare il tentantivo, riuscito come detto solo in parte, di uscire dal seminato per esplorare nuovi lidi, salvo poi tornare spesso e volentieri nell’ovile per rialzare le quotazioni del lavoro.
Peccato una piccola scivolata proprio nell’anniversario..

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