Era il 1986, quasi venti anni fa, l’anno in cui si registro’ l’esordio di una delle metal band piu’ particolari ed interessanti di quei ruggenti anni musicali: i Crimson Glory. La loro peculiarita’ piu’ evidente era rappresentato dal look mascherato dei cinque componenti del gruppo i due chitarristi Jon Drenning e Ben Jackson, il bassista Jeff Lords il batteristia Dana Burnell e il carismatico cantante noto solo come Midnight. Il disco e’ tutt’ora considerato come un masterpiece del genere, un heavy metal ricercato e ricco di contenuti faceva da supporto al cantato sui generis del periodo ma dal carisma unico di Midnight, il gruppo suscita grande interesse confortato dal secondo episodio in studio di due anni dopo intitolato “Transcendence”, un disco che aumenta ancora di piu’ il valore artistico del gruppo e la notorieta’ di Midnight in particolare. Il successivo lavoro in studio non riesce a mantenere pero’ l’appeal dei primi due dischi pur essendo, a sua volta, un lavoro ugualmente buono.
Da qui inizia la nostra storia, dopo varie vicessitudini Midnight sparisce dalla circolazione (sostituito anni dopo per il come back del gruppo da Wade Black, molto dotato a livello canoro ma non con la stessa personalita’), per anni non si e’ saputo nulla di cosa gli fosse capitato, molte voci si sono rincorse, l’unica cosa certa e’ che e’ tornato, da pochi giorni infatti e’ disponibile questo suo attesissimo ritorno discografico intitolato “Sakada”, e mai ritorno fu piu’ paricolare ed inaspettato.
Chi si attendeva di ritrovare Midnight sulle stesse coordinate che lascio’ anni fa con i Crimson Glory rimarra’ inizialmente deluso, il nostro apre il disco con due brani tanto spiazzanti quanto coraggiosi, abbandonato lo stile acuto e pulitissimo degli esordi Midnight appare cupo ed oscuro con brani dalle melodie particolari e spiazzanti ricche di echi orientaleggianti, meno cupa e’ la terza canzone “Cat song”, ma non per questo risulta essere meno particolare, echi dylaniani si mescolano alle sperimentazioni vocali del nostro in un momento molto emozionante.
Piu’ decisto l’incipit della successiva “Little Mary Sunshine” dall’incedere quasi imponente e maestoso; inquadrare quanto si sente in questo disco e’ compito veramente arduo pero’, forse proprio perche’ si e’ portati ad attendere qualcosa di completamente diverso da quanto si ascolta. Arrivati a “War” pero’ non fatichiamo affatto a riconoscere il vecchio Midnight, un brano piu’ vicino al suo illustre passato, ma comunque impreziosito da una tensione e da un pathos inaspettati, vocalmente il brano porta alla mente la grandissima “Red Sharks”.
Il disco e’ chiuso dalla title track che pone il sigillo ad uno dei ritorni piu’ attesi degli ultimi anni e, sicuramente, a quello piu’ particolare e fuori dal comune. Questo “Sakada” e’ in definitiva un buonissimo disco ricco di influenze (da echi orientali ad inserti flautistici), lontano da quanto proposto in passato da Midnight ma ugualmente coraggioso e ben suonato. Da ascoltare sicuramente, dal canto mio do il ben tornato a questo personaggio molto particolare e spero non ci faccia aspettare altri quindici anni per il prossimo lavoro.

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