Diciamocelo, in questo giro di boa con LULU, i Metallica hanno letteralmente sbagliato tutto.  A tre anni di distanza da “Death Magnetic” del 2008, non sapendo più cosa inventarsi, Hetfield e soci, si affidano ad un Lou Reed ormai spento dagli anni, come vocalist  per creare il disco che ha raccolto il maggior dissenso di tutti gli album dei Metallica realizzati finora. Sì , perché questo album è letteralmente inutile e pesante. LULU è una tortuosa opera psicologica, che lega un personaggio del drammaturgo tedesco Franz Wedekind, alla presa in prestito, da parte di Lou Reed, dei testi per farne poi le musiche.  Ma a noi che non ce ne frega niente dell’esistenzialismo psicologico e che vogliamo solo affrontare il  lavoro musicale di una band storica come i Metallica, ci troviamo di fronte ad un fiasco completo.

Due sono i cd, prodotti dalla Warner Bros. Il primo disco composto da sei tracce, il secondo da quattro. La prima cosa che salta all’occhio è la durata troppo eccessiva dei brani, una violenza per l’ascoltatore che decide di mettersi la mano sul cuore ed ascoltare LULU, perché  i brani variano dagli otto minuti e talvolta agli undici minuti. Per capire il modo di cantare di Lou Reed è necessario essere dei bravi masticatori di inglese, perché altrimenti si rischia di perdersi  tra l’effetto della voce cupa di Lou e il suono psichedelico delle musiche. Parliamone,  Lou Reed non sa più cantare, infatti parla, canticchia come se stesse cantando una sorta di ninna nanna o una nenia e biascica le parole rendendo dunque il suono dei Metallica inascoltabile, ineccepibile e privo di significato. Dove sono finiti gli assoli di Kirk a cui ci eravamo abituati? Dove è finita la voce di Hetfield e la sua grinta? Questo disco non è nemmeno composto con le basi del psichedelico corretto che abbiamo sentito nei  Deep Purple degli anni ’60, nei Pink Floyd o nei Golden Earring, ma hanno storpiato il appunto il mito della psichedelia che conosciamo nel rock e nel metal , trasformando l’album in un minestrone puzzolente, scaduto, marcio e privo di buon senso logico e innovativo.

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