Dopo l’ondata power che ha caratterizzato i primissimi anni del nuovo millennio, molte delle compagini che vi hanno preso parte si sono pacatamente eclissate nell’oblio più totale. Oltre ai big della scena (Helloween, Gamma Ray, Edguy…), anche i Metalium sembrano essere usciti indenni dal quel periodo. Tanto è vero che li ritroviamo subito pronti per il rilascio ufficiale del settimo (!) album in studio, ‘Incubus – Chapter Seven’.
In totale accordo con quanto offerto in passato dai crucchi, anche questo capitolo ci presenta l’accoppiata Basse / Ratz alle prese con un power moderno molto dinamico e citazionista, più e più volte assimilabile a quanto proposto dagli Helloween dell’era Deris. Un settimo capitolo che, come da tradizione, non si inerpica tra i meandri di un concept album ma approfondisce tematiche attuali soprattutto in riferimento al rapporto con la religione e il male. Ora, fondamentalmente i Metalium hanno sempre avuto, in parti uguali, schiere di fan e detrattori, e non sarà dunque questo nuovo ‘Incubus – Chapter Seven’ a cambiare le sorti di questa aporetica dialettica. Su disco, ultimamente la band dimostra ogni volta di aver imparato a padroneggiare i clichè tipici del power, sapendo di poter contare su una produzione molto buona e sulla prestazione vocale del bravo (ma poco originale) Henning. Qui, però, terminano le lodi in favore della band e inizia il solito discorso su quanto sia inflazionata la proposta dei teutonici. ‘Resurrection’, che poi è il pezzo migliore del CD, è un brano che probabilmente Deris ha già pensato, scritto e scartato mille volte, troppo simile alla maggior parte dei brani degli Helloween. Altre cose, come ‘Take Me Higher’, ‘Never Die’ e l’anthemica ‘Hellfire’ hanno un tiro apprezzabile, mentre gran parte del lavoro risulta poco originale (e non è una novità) o decisamente sciatto (‘Incubus’). Rispetto al precedente ‘Nothing To Undo – Chapter Six’ o al resto della discografia della band cambia davvero poco o nulla.
Chi ha sempre apprezzato i Metalium può tranquillamente continuare a farlo. D’altra parte, un album di power melodico e teutonico derivativo come questo difficilmente placherà l’agguerrita schiera di detrattori che, puntualmente, aspetta la band al varco…

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