La cornice del Metal Valley è piuttosto caratteristica ed il clima soleggiato della ridente località di Rossiglione (GE) ha aiutato parecchio nello svolgimento di una manifestazione variegata che ha visto l’alternarsi di ben 14 band sul palco allestito nell’Area Expo della cittadina ligure, di cui ben 10 provenienti dalle zone più disparate del nostro BelPaese. Il tutto va ovviamente condito con un’atmosfera frizzante ed amichevole, tipica più delle manifestazioni estere che non di quelle italiane, e ad un costo effettivo (20 euro per l’ingresso) tra i più bassi possibili.
(Andrea Rodella)

5 Star Grave
Primi a calcare le assi del palco a Rossiglione sono i piemontesi 5 Star Grave, vincitori del contest avvenuto in occasione del festival A Cold Night In Hell e che metteva in palio appunto l’opportunità di aprire il Metal Valley. Tenendo fede ai propri dettami, i cinque propongono un punk rock metallizzato e reso ancora più particolare dalla voce di Claudio Ravinale (Disarmonia Mundi) che ci mette parecchio del suo per dare a tutti i pochi presenti un ricordo positivo della propria band. Chiusura affidata ad una cover dei Ramones ed il caldo soffocante dell’ora di pranzo saluta il quintetto, al quale vengono riservati gli applausi di tutti i presenti, visibilmente compiaciuti di aver iniziato in maniera piacevole la giornata. Da notare anche il fatto che i suoni sono stati sin da subito pressoché perfetti, cosa rara per un festival e, ancora meno comune il fatto che per tutti i gruppi il mixer sia stato decisamente clemente.
Setlist:
1 – Death Put A Smile On My Face
2 – If
3 – Dead Girls Don’t Say No
4 – Death Times Eleven
5 – Pet Sematary
(Andrea Rodella)

Lucky Bastardz
Ora è il momento di un po’ di sano rock ‘n’ roll per una band che ha fatto di questo genere la propria religione. Un’immagine smaliziata e assolutamente sopra le righe accompagna l’ingresso di Geppo & Compagni quando il sole è ancora alto, ma ai Nostri non dispiace e si fanno veramente in quattro per coinvolgere i presenti. La presenza scenica di questi rocker è pari a quella di compagini ben più navigate e l’impatto dal vivo fa guadagnare ai loro pezzi impatto ed un tiro notevoli, tanto che si fa quasi fatica a riconoscerli, ma questo non è affatto un male. Pian piano le prime file cominciano a scaldarsi ed il riscontro da bordo palco è decisamente a favore dei Bastardi, i quali non mancano di ringraziare coloro i quali hanno deciso di presenziare al Metal Valley sin dalle sue prime battute. Una volta chiusa la breve esibizione dei Lucky Bastardz, l’impressione è quella di aver assistito all’ennesima consacrazione di una band che suona per divertirsi e divertire, cosa che in troppi paiono al giorno d’oggi essersi dimenticati.
Setlist:
1 – Fire, Beers, Rock ‘n’ Roll
2 – Bite Your Heart
3 – Sin City
4 – We Won’t Let You Down
5 – Devil Cum
6 – LBZ
(Andrea Rodella)

Spanking Hour
Meno convincenti dei loro predecessori, gli Spanking Hour fanno esplodere il loro thrash metal anfetaminico sui presenti e, se a livello d’impatto la loro proposta si fa apprezzare, la poca varietà dei loro pezzi non aiuta a goderseli appieno. Aggiungiamo il fatto che il sole ha cominciato a picchiare veramente duro ed il risultato è quello che molto metallari decidono di prendersi una pausa sotto gli alberi per ricaricare le batterie in occasione dei nomi successivi. Questo ai quattro ragazzi sul palco sembra interessare poco e va detto che hanno dalla loro la caparbietà di non darsi per vinti di fronte ad un pubblico più ridotto rispetto a quello che ha assistito alle performance delle band precedenti. Franco, Jonathan, Quinta e Nicola pestano duro e credono in quello che fanno, ma la prova dal vivo non convince come l’aveva fatto quella su disco. In questo senso i ragazzi hanno ancora modo di crescere e di affinare le proprie armi.
Setlist:
1 – Device
2 – Reason For My Enemy
3 – Leash
4 – Anymore
5 – The Pain Becomes My Friend
(Andrea Rodella)

Nerve
Tutt’altro discorso va fatto per i Nerve, primi a giocare in casa in quanto liguri e con la voglia di far vedere di che pasta sono fatti. Tra estratti dal loro ultimo disco Hate Parade e brani meno recenti, la compattezza ed il wall of sound sprigionati dai quattro genovesi sono micidiali e fanno veramente male. La precisione chirurgica di una sezione ritmica rodata come quella composta da Jacopo e Massi è l’arma in più di un gruppo che fa dell’impatto la sua arma più tagliente e micidiale, portando a termine un concerto dall’altissimo tasso d’adrenalina. Mai un calo di tono per una performance coi fiocchi applaudita e gradita da pubblico, il quale si è fatto decisamente più numeroso rispetto ai primi gruppi intervenuti. L’highlight di uno show che non ha conosciuto cali di tono è sicuramente la splendida Mescaline, punta di diamante della finora non troppo nutrita discografia del quartetto. Fino a questo momento il gruppo che più ha brillato sul palco del Metal Valley.
Setlist:
1 – The Threat
2 – Black Fades
3 – My Inferno
4 – Shelter
5 – Mescaline
6 – 3 Second Madness
7 – Generation Lost
(Andrea Rodella)

Cerebrum
Primo dei quattro gruppi stranieri in scaletta, i Cerebrum partono alla grande con il loro brutale death metal sparato a mille all’ora in faccia ai presenti. Grande assente di oggi è George Kollias (Nile), session man di lusso di cui i Nostri si sono avvalsi durante le registrazioni del loro finora unico album in studio, ma in realtà il sound degli autori di Spectral Extravagance non ne risente più di tanto, avendo assunto un batterista in grado di reggere il confronto. Nella mezz’ora a loro disposizione i cinque greci pestano come dannati e non concedono alcun tipo di respiro al pubblico, il quale, tutt’altro che infelice di questa scelta, plaude a dovere la band che ringrazia e ripaga con ulteriore bordate di death metal tecnico e brutale. Forse leggermente inferiori a livello d’impatto rispetto ai loro predecessori Nerve, ma comunque i Cerebrum lasciano il palco di Rossiglione con la soddisfazione di poter dire di aver lasciato il segno in questa giornata.
Setlist:
1 – Fragments Of Illusion
2 – Pattern Of Fear
3 – Epiphysis Thrive
4 – Intolerable Ado
5 – Scatter Brain
6 – Edge Of Parallel Circles
7 – Thorns Of Weakness
(Andrea Rodella)

Antropofagus
Altro gruppo, nessun cambiamento di genere perché, quando entrano in scena gli Antropofagus, si capisce subito che non ci sarà spazio per altro che per dell’ottimo death metal. Tornati alla ribalta dopo 10 anni dal loro ultimo parto discografico, i quattro liguri ci tengono a far sapere che sono vivi (in realtà sarebbe più corretto dire “meglio morti”, come recita il titolo di un loro Ep). Così come è accaduto ai Cerebrum, anche il quartetto nostrano ha a disposizione mezz’ora per far sentire la propria voce tramite le urla belluine del nuovo acquisto Tya e, va detto, la prestazione è ancora una volta da sottolineare per tecnica, intensità e brutalità. Niente va storto per una setlist davvero micidiale che non conosce cali di tono, ma che non si fa certo notare per varietà della proposta. I fan sembrano apprezzare ed è l’ennesimo scroscio di applausi per un gruppo che, attivo dal lontano 1996, è tornato a farsi sentire raccogliendo ottimi riscontri.
Setlist:
1 – Eternity to devour
2 – Recollection of human habits
3 – Consumed by a lacerating desire
4 – Architecture of Lust
5 – The Principle
6 – Thick putrefaction stink
7 – Blessing Upon My Redemption
8 – Loving you in decay
(Andrea Rodella)

Methedras
Direttamente dall’ombra della Madonnina milanese arrivano i giovani Methedras, thrasher che hanno collezionato già diversi riconoscimenti tra cui la prossima partecipazione al Rock Hard Festival insieme ai Maestri Coroner. Quest’oggi ci viene proposta una scaletta volutamente incentrata sull’assalto all’arma bianca e pare proprio che alle persone impegnate dall’altro lato della transenna non dispiaccia affatto. Come da copione finora verificatosi, i volumi ed il bilanciamento dei suoni rasenta la perfezione e questo giova moltissimo alla furiosa musica del quintetto meneghino che ce la mette davvero tutta per conquistare l’attenzione del pubblico. Oltre a pezzi propri, i Methedras lasciano spazio anche ad un’azzeccata cover di Davidian dei Machine Head, anche se questa scelta potrebbe sembrare fuori luogo, vista la ridotta durata del loro set. Conclusa la loro performance rimane il ricordo di un gruppo validissimo e che si sta facendo largo all’interno della già affollata scena estrema del nostro Paese. Bravi e validi.
Setlist:
1 – Civil War
2 – Flag Of Lie
3 – Slave Your Mind
4 – On My Knees
5 – Davidian (Machine Head Cover)
6 – Vermination
7 – Subversion
(Andrea Rodella)

The Amenta
L’estremismo sonoro del Metal Valley giunge ad uno sei suoi apici con l’ingresso sul palco dei blackster The Amenta, da poco riunitisi per dar vita a V0ID, intenso Ep che unisce black, death ed una buona dose di sperimentazione. Australiani che sembrano nordici, i cinque si presentano ricoperti di grasso ed olio per motore ed annichiliscono i presenti con un sound ricco e pomposo che però mal si sposa con il sole ancora alto del pomeriggio di Rossiglione. Da molti considerati la vera attrazione della giornata e da altrettanti tacciati di essere portatori sani di noia, i The Amenta hanno rappresentato una vera sorpresa per chi non li conosceva, cosa pregevolissima e che rende onore sia a loro che all’organizzazione che li ha incorporati nel tour dei Deicide. Forse il loro unico limite è quello di essere fautori di una musica complessa ed ipnotica, fatta per essere ascoltata attentamente e non solo sentita di sfuggita, ma in realtà, alla fine del loro show, saranno molte le persone che si avvicineranno al palco per potersi congratulare con loro. Ottima band da scoprire ed approfondire.
Setlist:
1 – Void
2 – Erebus
3 – Sekme
4 – Junky
5 – Nihil
6 – Vermin
(Andrea Rodella)

Elvenking
Altro salto di genere per una formazione italica che probabilmente ha raccolto molto meno in patria rispetto a quello che ha fatto all’estero. Gli Elvenking si presentano per un set ad alto tasso di melodia folkeggiante ed ammaliano con le loro sonorità festaiole, ma mai stucchevoli. Colpisce il grande stato di forma di Damna, probabilmente rinvigorito dai larghissimi consensi ottenuti dal suo progetto Hell In The Club (con membri dei Secret Sphere). Ma i Nostri sono qui per promuovere il loro ultimo nato, quel Red Silent Tides che li ha riportati all’attenzione dei metallari di tutto il mondo e che suona come naturale evoluzione della loro intera e nutrita discografia. Possiamo dire che l’unica pecca del concerto del combo friulano è che il violino di Lethien non si sentiva tantissimo e quindi l’aspetto folk è stato più limitato rispetto al normale, ma in effetti il tutto ne ha guadagnato in pesantezza. Ovviamente fare da intermezzo tra due formazioni estreme come The Amenta ed Hour Of Penance non è semplice, ma gli Elvenking, forti di una discreta esperienza, svolgono il loro compito con classe e determinazione, anche se il pubblico è meno incline alla loro proposta rispetto a quanto lo sia stato con i predecessori.
Setlist:
1 – Intro
2 – Dawnmelting
3 – The scythe
4 – The cabal
5 – Your heroes are dead
6 – Poison tears
7 – The winter wake
(Andrea Rodella)

Hour Of Penance
Si torna nuovamente su lidi estremi per un set votato alla violenza più pura e chirurgica di una band che ha saputo farsi le ossa con tanti chilometri di strada sotto le scarpe. Gli Hour Of Penance salgono sul palco e non ce n’è per nessuno tanto è l’annichilimento sonoro di cui si fanno portatori i quattro romani. La curiosità di vedere all’opera la band con la formazione debitamente rimaneggiata per metà a seguito di alcuni sgradevoli episodi di vita on the road era parecchia e bisogna ammettere che i Nostri non hanno affatto deluso le aspettative inanellando una performance che, per tecnica, brutalità e violenza, si assesta ai medesimi livelli di quella dei Nerve. Oltre ad estratti di vari momenti della loro carriera, i quattro romani hanno avuto anche modo di testare un brano nuovo dal titolo Sedition Through Scorn che andrà ad inserirsi nella tracklist del loro prossimo album, attualmente in lavorazione.
Setlist:
1 – Paradogma
2 – Incestuous dynasty of worms
3 – Abscence of truth
4 – Incontrovertible doctrines
5 – Slavery in a deaf decay
6 – Sedition through scorn
7 – Adversary of bigotry
8 – Misconception
(Andrea Rodella)

Skanners
La scelta fatta dall’organizzazione del Metal Valley di anteporre due band votate all’heavy metal più classico ad headliner ben più estremi si è rivelata il vero asso nella manica dell’intera manifestazione. Primi fra questi due gruppi di casa nostra a calcare il palco sono i bolzanini Skanners, storici defenders dalla pelle d’acciaio ed in giro da ormai quasi 30 anni (dal 1982, come ci ricorda il singer Claudio Pisoni) tra cambi di formazione ed album di inossidabile acciaio martellante. L’occasione fornisce una posizione di tutto rispetto per i Nostri, i quali ripagano con uno show carico di energia e grondante sudore, ma profondamente sentito da tutti i presenti. I pezzi che compongono la scaletta sono ovviamente bilanciati tra classici ed estratti dall’ultimo, ottimo, Factory Of Steel e va sottolineato come il confronto tra presente e passato non sfiguri affatto, confermando la qualità delle ultime uscite a firma Skanners. Il già citato frontman è il mattatore del gruppo e fa di tutto per coinvolgere un’audience partecipe e sufficientemente carica al punto di rispondere con incitamenti e cori alla performance dei cinque. A tal proposito vale la pena sottolineare come il nuovo entrato alla batteria Davide Odorizzi sia veramente giovane (18 anni da compiere a ottobre), ma nonostante ciò in grado di reggere pienamente i ritmi serrati dei brani. In sostanza un concerto perfetto sotto tutti i punti di vista.
Setlist:
1 – Welcome To Hell
2 – We Rock The Nations
3 – Blood In My Eyes
4 – Iron Man
5 – Factory Of Steel
6 – Metal Party
7 – Never Give Up
8 – Hard And Pure
9 – Starlight
10 – Soul Finder
(Andrea Rodella)

Strana Officina
Con la Strana Officina raramente si rimane delusi e, com’era successo all’Italian Gods Of Metal del 2010, anche in quest’occasione più raccolta i quattro rocker non lasciano indifferente un pubblico totalmente devoto al culto del metal più classico, ma non per questo datato. La tenuta scenica di animali da palcoscenico come Bud Ancilotti e Dario Cappanera non si discute e dona allo show un retrogusto estremamente piacevole. La scaletta, necessariamente improntata su un “best of” della discografia della Strana, incorpora i grandi classici (Autostrada Dei Sogni, Profumo Di Puttana, Viaggio In Inghilterra, Non Sei Normale, Officina) ponendoli accanto alle nuove Boogeyman e Beat The Hammer e facendo comprendere come le nuove composizioni non sfigurino affatto accanto a quelle storiche. Al solito Dario prende spunto per i suoi assoli direttamente da Zakk Wylde, ma con uno stile abbastanza solido e personale da risultare in tutto e per tutto convincente. Non un errore o sbavatura per un concerto di grandissima intensità con tanto di dedica ai membri non più presenti Fabio Cappanera, Roberto Cappanera e Marcello Masi. Intensità e cuore, questi sono gli ingredienti del sound della Strana ed al Metal Valley non hanno affatto latitato.
Setlist:
1 – Nightflyer
2 – Profumo di Puttana
3 – Boogeyman
4 – Non Sei Normale
5 – Beat the Hammer
6 – Autostrada dei Sogni
7 – Viaggio In Inghilterra
8 – Officina
(Andrea Rodella)

Belphegor
Non poteva esserci concerto più riuscito. I Belphegor calano dall’Austria sul palco di Rossiglione con un Helmuth, al solito, ricoperto di sangue e strisciato di nero. Dopo averli visti sia in Austria al Metal Fest sia al Carlito’s Way di Rettorbido (PV) con suoni poco nitidi, questa volta le mie ansie vengono smentite da un sound perfetto, che mette in risalto tutti gli elementi della musica, inclusi i cori in playback.
I nostri portano una scaletta variegata ma purtroppo assai breve visto il tempo a loro disposizione, attingendo al nuovo album Blood Magick Necromance e rispolverando cavalli di battaglia quali Lucifer Incestus. A un certo punto qualche stupido lancia addosso a Helmuth una secchiata d’acqua (come e dove sia riuscito a prenderla non si sa…), facendo incazzare non poco il frontman e chitarrista, che restituisce il gesto sputando addosso alla platea (spero abbia beccato il colpevole e non qualcun altro!). Portata a termine la canzone, Helmuth continua imprecando e sfoderando il dito medio, ma ha la professionalità di continuare il concerto, che si chiude splendidamente con l’ormai classica Bondage Goat Zombie. Da sottolineare anche la performance dell’istrionico bassista Serpenth che, oltre ad aver passato tutta la giornata del Metal Valley a gironzolare tra il pubblico e tra gli stand per la gioia dei suoi fan, fa di tutto per catalizzare anche su sé l’attenzione degli spettatori, con pose di ogni genere.
Peccato, ripeto, per l’incidente, e per la durata ristretta dello show, ma le cose migliori si sa, a volte sono quelle che durano meno.
Setlist:
1 – In Blood/Devour This Sanctity
2 – Belphegor/Hell’s Ambassador
3 – Angeli Mortis De Profundis
4 – Impaled Upon The Tongue Of Sathan
5 – Lucifer Incestus
6 – Rise To Fall And Fall To Rise
7 – Bondage Goat Zombie
(Michelle Marrone)

Deicide
Premesso che sono assai più una fan dei Belphegor che dei Deicide, devo purtroppo ammettere che lo storico gruppo americano, pioniere del Death metal assieme a Possessed e Morbid Angel, mi ha abbastanza annoiato nel corso del loro show. Certo, devo anche riconoscere la compattezza assoluta della performance, che non ha avuto sbavature e ha letteralmente soffocato il pubblico di Rossiglione con un muro di suono, forse però troppo uguale, troppo ripetitivo, nonostante i nuovi brani tratti, naturalmente, dall’ultimo e acclamato ‘To Hell With God‘. Da notare che il chitarrista Italo-americano, Ralph Santolla, appare visibilmente a disagio e continua a girarsi verso i tecnici del suono. A me a dire il vero pare che si senta tutto, e bene, ma qualche problema in effetti c’è, perché a noi fotografi viene chiesto di scendere dal palco per motivi tecnici… Viceversa, l’altra ascia storica, Jack Owen, pare assorto nella sua esecuzione, da vero musicista introverso, non cambia espressione e non accenna al dialogo col pubblico….Ma passiamo a Glen Benton. Il colossale frontman e bassista ruggisce gran voce e pare decisamente in forma; è chiaramente lui il centro dell’attenzione, per quanto sia comunque piuttosto statico.
I Deicide sono una formazione da gustare a piccole dosi, e per fortuna la scaletta prevedeva solo 50’…. Ma parliamo del Metal Valley: unica l’atmosfera, come unica la location. Decisamente un festival dove si respira l’aria genuina dei metallari che ci vengono perché ci credono, e non perché sono eventi mainstream.
Ancora un grazie alla Nadir, a Trevor e al tutta l’organizzazione!
Setlist:
1 – Homage To Satan
2 – Dead By Dawn
3 – Once Upon The Cross
4 – Scars Of The Crucifix
5 – When Satan Rules This World
6 – Serpents Of The Light
7 – Hang In Agony Until Your Dead
8 – Convinction
9 – Children Of The Underworld
10 – Death to Jesus
11 – Dead But Dreaming
12 – Into The Darkness You Go
13 – How Can Call Yourself
14 – Kill The Christians
15 – Lunatic Of Gods Creation
16 – Sacrificial Suicide
(Michelle Marrone)

Conclusioni
Le considerazioni finali di un festival come il Metal Valley sono parecchie e vale la pena soffermarsi un attimo su di esse: anzitutto va fatto un plauso alla cornice che, immersa nel verde di una vallata e costellata di numerose zone d’ombra, ha caratterizzato in maniera estremamente positiva la buona riuscita dell’evento. Inoltre l’organizzazione a firma Nadir Music ha privilegiato l’aspetto “atmosferico” rispetto a quello incentrato solo ed esclusivamente sul bill del concerto, attirando a sé anche persone interessate a vivere l’esperienza di un festival, non solo ai gruppi che si sono esibiti. Stand di merchandise e non solo hanno contribuito a fornire un ottimo assortimento per fare un giro nell’Area Expo durante i momenti di cambio palco.
Anche il tempo è stato clemente, avendo riservato al 10 luglio una giornata di sole piena, seppur va detto che le temperature sono state veramente proibitive ed il caldo torrido si è fatto sentire parecchio. In questo senso gli spazi d’ombra si sono rivelati più che provvidenziali ad evitare, del tutto o in parte, scottature e svenimenti. Per ciò che concerne il prezzo del cibo va anche qui fatto notare come esso fosse più che popolare, assestandosi sui 3,50 € per un panino e 4 € per una birra media (non acqua come in tanti altri casi, ma birra vera).
In ultimo, l’occasione di far suonare così tante band è stata perfetta per unire più sfaccettature di heavy metal (dal classico degli Skanners al brutal dei Deicide fino al black/death di Belphegor e The Amenta passando per il thrash dei Methedras e via dicendo) ed accontentare veramente tutti. Il Metal Valley ha vinto, sotto tutti i punti di vista, compreso quello dei suoni, perfetti per praticamente tutti i gruppi, ed auspichiamo a questa realtà ancora medio/piccola di riuscire ad imporsi sul difficile mercato delle manifestazioni concertistiche estive e di crescere sempre di più nel corso degli anni. I numeri ci sono ed il supporto dei fan anche, quindi crediamo che questo possa tranquillamente avvenire.
Citando il buon Trevor, “In alto il nostro saluto!”.
(Andrea Rodella)

N.B.: Le foto a corredo del Live Report sono di Andrea Rodella, Michelle Marrone e Francesco Canu. Si ringraziano Dario, Max e Leo per la collaborazione nella stesura del Report.

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