Ma che sorpresa a fine anno 2009! Uno dei dischi più belli e da me più ascoltati in questo freddo dicembre. Avete in mente cosa potrebbe succedere mettendo in un frullatore Amorphis, Ensiferum e Korpiklaani? Ecco, non una semplice miscelazione delle componenti, bensì una reazione chimica che genera un prodotto eccellente e nuovo. Sono i Månegarm, con il folk-viking metal di Nattväsen, loro sesta opera, che fino all’ultima nota tiene alta la mia attenzione con brani lunghi e ben strutturati, e significativa presenza sia del violino sia del growl.
Stando al sito del gruppo, l’album vuole descrivere ed analizzare la notte, il buio, le astrazioni mentali e le creature risvegliate dal notturno… in pratica si tratta di un concept, in cui ogni traccia affronta una delle paure ataviche che da sempre hanno terrorizzato l’umanità. Da segnalare la suggestiva copertina, ricca di simbolismo.
Si parte con l’opener Mina Fäders Hall vivacissima e carica di entusiasmo folk. La vivacità si mantiene con la seconda Nattsjäl, Drömsjäl, caratterizzata da un ritornello molto orecchiabile.
Fin qui la musica è di alta qualità ma uno potrebbe pensare ad un disco quasi banale, invece a rendere più tetro il tutto ci pensa subito la terza track, con il suo incipit acustico e la continuazione molto heavy. Qui non si scherza più: Bergagasten (“ospiti delle montagne”) è intensa e drammatica, la parte per chitarra si fa sentire con i suoi attacchi aggressivi, anche se il ritornello è sempre dominante, secondo la struttura folk.
Di bene in meglio con i sette minuti di I den Svartaste Jord. Qui la ritmica e il violino farebbero pensare ad una danza popolare, subito però contrapposta ad un growl/scream di stampo death. Il crescendo non conosce sosta, per sfociare poi in un interludio melodico di chitarra, davvero struggente, e riprendere in chiusura con la frenesia del violino.
A metà album i Månegarm introducono il brano strumentale, un minuto e mezzo di atmosfera con gemiti, sussurri e suoni molto black: il titolo Hraesvelg richiama il nome dell’aquila gigante della mitologia norrena.
Si mantiene la propensione al black con Vetrarmegin (“forza dell’inverno”), stupendo connubio di ritmica folk molto accelerata e stilemi black. Il disco continua a convincere per coerenza e tecnica, e così ci si avvia alla galoppante Draugen (i Draugen sono creature non morte, dai poteri sovrumani, che secondo la mitologia norrena vivono nelle tombe dei Vikinghi), che ricorda le cavalcate dei cugini Ensiferum, rispetto ai quali i Månegarm a mio avviso risultano meno cinematografici e più genuini.
La title track Nattväsen (“creature della notte”) conferma la scelta del folk come linea guida, risulta molto orecchiabile ma non spicca tra gli altri brani e non la definirei rappresentante dell’opera. Un altro egregio capitolo si apre in chiusura, con una Delling (divinità norrena dell’alba) acustica ed emozionante, tutta violino e chitarra. Cantata con voce pulita, ha il classico andamento delle ballad popolari, il che mi induce a pensare che sia stata scritta sulla falsa riga di qualche antico cantico svedese. Davvero speciale e foriero di speranze questo risveglio dalle tenebre, e i nostri si dimostrano molto cresciuti stilisticamente, avendo virato verso atmosfere cupe senza timore di perdere fans.
Addio, o meglio, arrivederci al 2010: i Månegarm hanno annunciato un tour europeo. Nel frattempo disco consigliatissimo a tutti i seguaci di folk, viking e black metal.

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