I Lilyum, band torinese di stampo black metal nati nel 2002 con al timone “Kosmos Reversum”, si presentano nuovamente sulla scena underground nostrana con questo nuovo EP  “Human Void”, dopo aver sfornato in questi anni quattro full-length, tra cui l’ultimo “Nothing is Mine” uscito nel 2011, molto apprezzato dai seguaci del genere estremo. La formazione completata da “Frozen” (batteria) e “Lord J.H.Psycho” (basso e chitarra) garantisce un’ impronta nuova e marcata nel sound, infatti nel decorrere del tempo la band ha preso gusto a variare la propria vena ispiratoria e stilistica sin dalle prime produzioni, anche se con questa uscita dell’ultimo full-length del 2011 si erano poste le basi per una stabilità nella ricerca di un sound convincente e duraturo, i Lilyum hanno avuto sempre voglia di cambiare, come un serpente che ogni anno cambia la propria pelle. In questo lavoro lo dimostrano nuovamente, anche se si tratta solamente di un Ep con cinque brani: il cambio di line-up infligge ulteriori cambiamenti nel sound della band comportando migliorie e alcune volte peggioramenti. Non possiamo negare che con il passare del tempo alcuni componenti della band abbiano la piena maturità strumentale e compositiva, raggiungendo il traguardo dei quattro full-length partoriti in dieci anni di continuo lavoro e impegno. C’è da aspettarsi che questo lavoro sia un preludio ad un altro album di cambiamento per sound e line-up.

Andiamo ora ad analizzare la creatura in oggetto iniziando dall’art-work: esso risulta ben curato e di grande interesse visivo dai colori rosso/nero con spirale molto enigmatico frontalmente, occhio massonico sul tetro e un truculento teschio insanguinato all’interno,suscitando a chiunque possieda questo EP, un interesse immediato. Adesso basta! Addentriamoci appieno attraverso questi cinque brani che compongono “Human Void”. Si apre con “Visualize The Void” breve intro di tre minuti che funge da trampolino per il primo effettivo vero brano dei “Lilyum”: stiamo parlando infatti di “The Flame of Hate”, un brano sorretto da una doppia cassa continua, riff micidialmente veloci e di grande effetto, rimandano vagamente allo studio di gruppi contemporanei della scena Black/Death metal di livello mondiale come per esempio Behemoth e Taake, in breve stralci thrashizzante, non annoia  e conferisce l’aggressività che ogni seguace del genere vorrebbe sentire trasudare da una canzone black metal. Le percezioni sonore sono delle più svariate, si passa dal senso di magnificenza e di grandezza a quello di decadenza e soffocamento, da quello di distruzione a quello di ricostruzione e rinascita. Apprezzabile è la performance vocale di “XeS”;  poco valorizzata la batteria per un genere che martella la propria ferocia proprio sull’aggressività di questo strumento. “Towards the Pitch Black Sea”  caratterizzata da un incedere veloce anche se come struttura ricorda brani della seconda ondata black metal tipica della Norvegia e dei paesi vicini, infatti forse con una registrazione meno grezza rispetto ai loro predecessori si riscontrano  famigliarità e similitudini musicali, ci troviamo improvvisamente catapultati davanti ad una band che conosce ed ha ascoltato i grandi gruppi scandinavi. Almeno per la base del brano questi rimandi sono evidenti. Nel complesso abbiamo un sound underground attuale di forte impatto emotivo, l’aggressività non è a livelli esasperanti ma riesce sicuramente a trasmettere cattiveria per un pezzo che in linea di massima non brilla per originalità compositiva. “Disgust” quarto brano analizzato dell’EP è un putrescente, nefasto, acciaccante e macilento brano tecnico che con un’intro dal chiaro retrogusto “Venom-iano” colpisce per una ridondanza continua di suoni, ripetuti con costanza: per la maggior parte si tratta di suoi non percepibili al primo ascolto che vengono oscurati dal sound sovrastante che però per un ascoltato attento possono fare la differenza per la valutazione di questo brano. Apprezzabili riff di chitarra creano la cornice da una batteria più potente e rinvigorita, dalle sembianze amorfe e nefaste. In linea di massima però mi sento di dire che ricorda in parte in alcuni spezzoni l’assolo della canzone “Lost Wisdom”  della one man band black metal norvegese “Burzum”: forse è una mia impressione, ai posteri l’ardua sentenza. “Human Void” è più grezzo dei brani precedentemente ascoltati segna la fine di questo EP, l’aggressività non manca e la passione si trasuda pienamente. Si avverte una strana sensazione di vuoto, come se ti avessero svuotato di anima e corpo, una sensazione di annullamento totale delle percezioni terrene, come se stessi vivendo una vita che in realtà non ha significato o non vale la pena di essere vissuta. Nella sua integrità ha una realtà compositiva interessante e apprezzabile, dal piacevole ascolto per qualsiasi amante del , da violenza con spiccata presenza di tecnicismo strumentale non invadente: un black da intenditori. Insomma L’EP è sicuramente da regalare a qualche amico dai gusti raffinati del mondo underground, a tutti i blackster nostrani dalla visione musicale aperta, un apprezzabilissimo regalo da poter far a qualche seguace del Dio Luficer per Natale per intenderci.

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