In occasione dell’uscita del loro ultimo album Karkelo, intervisto via mail il bass player dei Korpiklaani, Jarkko, che nonostante i mesi impiegati mi gratifica con delle risposte precise e dettagliate!

Ciao Jarkko, grazie dell’occasione di intervistarti. Vi ho visti all’Evolution Festival nel 2008 a Milano e non vedo l’ora di rivedervi al Paganfest il 30 settembre!
Ti saresti aspettato che la musica finlandese avesse tanto successo in nazioni come l’Italia, che hanno storia e tradizioni così diverse dalla vostra?

Non ci siamo mai aspettati niente. Abbiamo semplicemente iniziato a fare la musica che volevamo fare e non ci siamo curati molto del resto. Ad agosto del 2005 abbiamo fatto il nostro primo, piccolo tour europeo e la risposta positiva che abbiamo avuto è stata piuttosto sorprendente per noi.
Credo che molta gente dell’Europa centro-meridionale ritenga ancora la Finlandia un paese davvero strano, esotico, e ovviamente ciò rende noi e la nostra musica più interessante. Proprio di recente ho incontrato degli Italiani che non avevano idea dove fosse la Finlandia e continuavano a confonderci con l’Irlanda, pertanto credo dobbiamo ancora lavorare un po’ per far conoscere la Finlandia e la nostra cultura all’estero.

Come è andato il vostro primo tour negli Stati Uniti? Il pubblico è stato ricettivo dello stile folk?
Il pubblico negli USA è stato molto ricettivo! Prima del tour avevamo fatto una sola data, in Canada, che era andata molto bene, ma non avevamo idea di cosa aspettarci dal tour. È stata una sorpresa quando abbiamo capito di avere un vero fan base in nord America e abbiamo incontrato gente che ci ha detto che ci stava aspettando da anni e che aveva ormai perso la speranza di vederci dal vivo. Certo, alcune delle località non si avvicinavano neppure lontanamente a quelle a cui ci stiamo abituando in Europa, ma d’altro canto anche qui abbiamo cominciato dai club piccoli e schifosi quindi ci rendiamo conto che anche negli USA bisogna cominciare da qualche parte. Comunque, è stata un’esperienza brillante e gli episodi positivi sono decisamente in numero maggiore rispetto a quelli negativi.

Cosa vi ha spinto a cambiare nome, da Shaman a Korpiklaani?
È stato molto semplice. Quando gli Shaman stavano incidendo il loro terzo disco abbiamo saputo che gli ex-componenti degli Angra avevano formato un gruppo chiamato Shaman e siamo stati praticamente costretti a cambiare nome. Allo stesso tempo stava anche cambiando lo stile musicale, pertanto per noi non è stato un grosso problema. Molta gente pensa che questi due aspetti siano collegati ma in realtà non lo sono. Il primo album dei Korpiklaani sarebbe dovuto uscire come terzo dei Shaman.

Cosa vi ha spinto a lasciare l’uso dell’inglese e a tornare alla lingua finlandese?
Il motivo per cui in primo luogo avevamo scelto di usare l’inglese è che Jonne, che scriveva i testi a quell’epoca, era più tranquillo con l’inglese che non col finlandese. Con la propria lingua uno diventa molto più critico verso il proprio lavoro e niente suona bene. In inglese basta che scrivi “be-bop-a-lula, she’s my baby” e hai creato un classico!
Ora invece abbiamo un amico che ci fornisce degli ottimi testi in finlandese, e li utilizziamo il più possibile.

Karkelo comincia col botto! Vodka è una canzone vivace e orecchiabile. Quali altri elementi presenti all’interno di Karkelo vorresti far notare?
Beh, a parte le ovvie canzoni da bevuta, l’album contiene probabilmente le canzoni più lente e pesanti nella storia della band. La nostra musica non è mai stata molto complicata, ma il nuovo album ha delle parti notevoli. Soprattutto amo molto la canzone “Kultanainen” perché ha questo ottimo ritmo motore, composto soltanto da batteria, basso e fisarmonica. Sembra quasi qualcosa che gli AC/DC avrebbero coniato negli anni ’70 e sopra a tutto ciò abbiamo tre linee melodiche diverse che si intrecciano. È una composizione che mi piace un sacco.

Di cosa trattano i testi di Karkelo?….a parte quelli palesi!?
Più o meno sono sempre le solite cose. Soprattutto vecchie credenze finniche, tradizioni, folklore, e anche eventi realmente accaduti della storia finnica. In certe canzoni ci siamo avvicinati un po’ di più ai giorni nostri e abbiamo raccontato le vite di vere leggende finlandesi quali Juho Vesainen o la famiglia Könni.

Com’è stata la registrazione di Karkelo?
Le registrazioni sono sempre le stesse. Vai in studio e fai il tuo lavoro. Tuttavia ci sono state delle differenze. Abbiamo inciso quest’album con un produttore diverso rispetto agli ultimi tre album e il nuovo produttore ha portato il suo modo di operare, facendoci lavorare di più in studio e praticamente costringendoci a creare un album dove tutte le piccolezze sono curate di più ed è stato messo molto più impegno in tutto. Il risultato è un buon album.

Cosa differenzia Kareklo da Korven Kuningas e dagli album precedenti?
Come detto prima, ogni parte dell’album è stata fatta meglio rispetto ai precedenti. Abbiamo perfino inciso la batteria in uno studio diverso, solo per ottenere un suono migliore.
In generale il suono dell’album è più improntato sulla chitarra rispetto ai predecessori. Questo come risultato del fatto che il nuovo produttore arriva da un background musicale completamente diverso. La sua visione era questa, e a me è piaciuta.
Inoltre l’album è musicalmente più vario. Ci sono le allegre canzoni da bevuta, delle cose molto pesanti, alcune quasi pop, e anche una cover. Musicalmente è molto vario anche perché i pezzi sono stati composti da tre persone diverse e ognuno di noi ha il proprio stile.

Chi è il vecchio con le corna di renna che si vede sempre sulla copertina dei vostri album? Mi ha sempre incuriosito!
Sin dai tempi dei Shaman usavamo un simbolo millenario sciamano come logo. Ce l’avevamo sulle copertine, sui poster, dappertutto. A un certo punto poi abbiamo deciso che doveva cambiare e abbiamo aggiunto carne alle ossa. Abbiamo presentato l’idea al nostro artista Jan Yrlund e il risultato è il vecchio che vedi oggi sulle copertine.

Il vostro passato è stato difficile e voi stessi descrivete molto bene la vostra difficile scalata al successo. Cosa suggerireste oggi ad una band esordiente?
Il nostro modo di lavorare probabilmente non è l’ideale, quindi non sono sicuro di poter dare dei consigli alle band più giovani. Una cosa molto importante è avere persone brave all’interno del gruppo. Noi facciamo circa 100 concerti all’anno. Con tutti i viaggi inclusi si tratta di un terzo dell’anno, più tempo di quanto molta gente trascorra con la propria famiglia. Pertanto dovete essere sicuri di circondarvi di persone con cui vi sentite a vostro agio.

Preferite l’estate finlandese o l’inverno, per la composizione delle canzoni? Perché?
Non c’è differenza. Non componiamo mai in tour, il che significa che scriviamo la maggior parte della musica quando siamo in pausa. Ultimamente la pausa è sempre all’inizio dell’anno, quindi la maggior parte del comporre si fa d’inverno, ma non perché sia meglio o peggio rispetto all’estate.

Voi componete seguendo la metrica del Kalevala. Basate mai le vostre canzoni sui suoi contenuti, come fanno gli Amorphis?
A dire il vero avevamo addirittura una regola, NON basare le nostre canzoni sul Kalevala, per evitare il paragone con gli Amorphis. Per Karkelo abbiamo deciso di eliminarla, quella regola, e abbiamo dato al nostro scrittore libertà assoluta per la scrittura dei testi. E così è finita che ci sono due canzoni che parlano proprio del maestro fabbro Ilmarinen. Quando l’album era finito ma non era ancora uscito ci siamo resi conto che gli Amorphis avevano fatto uscire il loro nuovo album Skyforger, che è tutto basato su Ilmarinen!

Pensate di rimanere per sempre una band di Humppa-metal o vi prefiggete di esplorare nuovi territori musicali in futuro?
Non ci siamo mai considerati una Humppa-metal band anche perché non sappiamo nemmeno che cosa significhi! Credo fosse qualcosa che si è inventata l’etichetta precedente, cercando di guadagnare di più sfruttando il successo avuto in Germania con Eläkeläiset.

Qual è il tuo album preferito dei Korpiklaani? E la canzone?
Credo che sia molto facile dire quest’ultimo, Karkelo. È l’unico album che ascolto anche a casa. Con gli altri sono stato sempre stufo delle canzoni dopo tutte le prove e il tempo trascorso in studio, ma il nuovo lavoro è ancora interessante, anche come prodotto finito.
Ci sono molte canzoni mie preferite. Anche sul nuovo album ce ne sono molte, ad esempio Kultanainen, che amo molto per le ottime melodie e il ritmo classico tipo AC/DC. Mi piacerebbe suonare un giorno Kirki, da Tales Along This Road, dal vivo.

Best track di Karkelo?
Dipende dal mio umore, ma credo sia sempre Kultanainen.

Cosa fate quando non siete di umore festaiolo? Nascono mai canzoni da momenti più tristi della vita?
Viviamo una vita normale. Fare festa in verità è solo una piccola parte di vivere. Le canzoni arrivano da momenti diversi, ma un momento triste non necessariamente genera una canzone triste.

Mi sono sempre chiesta….perché avete deciso di fare 25 minuti di canzone, Korven Kuningas, in cui gli ultimi 20 sono solo un battito monotono?!!?
Uno scherzo….forse!?

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