E\’ proprio vero che questi anni segnano il ritorno dell\’hard rock, e in particolare quello del periodo di massimo splendore. All\’appello ormai forse mancavano solo i King Kobra a riformarsi, con l\’ottanta per cento della formazione originale, manca solo dietro al microfono Mark Free, sostituito quì da un pezzo da novanta quale è Paul Shortino (Quit Riot). I King Kobra furono formati nel 1984 dal batterista Carmine Appice (Vanilla Fudge, Rod Stewart, Ozzy Osbourne) reclutando grandi artisti che hanno militato in importanti gruppi come il già citato Mark Free poi negli Unruly Child, David Michael-Philips (Lizzy Borden), Mick Sweda (Bulletboys) e Johnny Rod (WASP). Il gruppo restò stabile fino al secondo album, per cambiare col terzo e da lì avvenne la fase discendente del gruppo, così come di tantissimi altri negli anni novanta.
Questa riunione è pertanto più che opportuna col ritornare in auge del rock più duro e positivo e perchè no, da puro divertimento; ma cosa ancora più importante di buona fattura. E\’ evidente la maestria del gruppo nello scrivere brani graffianti e melodici allo stesso tempo, senza grosse cadute di tono, mantenendo vivo l\’interesse per la musica di quest\’album omonimo, segnale quest\’ultimo della volontà di Appice e soci a ripartire a nuova vita. Un po\’ come nel 1988 quando l\’album si intitolò semplicemente 3 col nuovo cantante.

King Kobra parte subito in quarta con un pezzo evocativo intitolato Rock This House, da sparare ad alto volume in sala fregandosene dei vicini, per farsi più duro con Turn Up The Good Times, con il riff portante che ricorda la pesantezza gli Skid Row. Altro gran pezzo è il morbido Live Forever in cui è messa in evidenza la calda voce di Shortino sostenuta da efficaci cori, molto buono Tear Down The Walls. Potrei citare praticamente tutti i brani presenti come il roccioso This Is How We Roll. Come si può notare tutti i brani hanno dei titoli più o meno diretti sulle intenzioni del gruppo, tutti validissimi, attuali e retrò allo stesso tempo. Una vera manna per tutti i rocker adolescenti degli ottanta e ora non più tanto adolescenti che vogliono però sentirsi sempre giovani e rockettarri. Graditissimo e ottimo ritorno per un gruppo di talentuosi artisti.

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