Sempre più rispettati in ambito nazionale e non, i Kenòs confermano le ottime impressioni suscitate al debutto con l’uscita di ‘The Craving’. Del nuovo album e di molto altro abbiamo parlato con il bassista Marcello Fachin. Buona lettura.

Ciao! Complimenti per ‘The Craving’ e benvenuti su H-M.it!
Buon giorno mio caro! Grazie per i complimenti, troppo buono…

Come prosegue la promozione del disco? Che riscontri state ricevendo sia da pubblico che dalla critica?
Direi in modo soddisfacente, ci stiamo barcamenando piuttosto bene tra concerti e stampa… l’interesse verso di noi sembra piuttosto alto in questo periodo, sia da parte della critica specializzata che dai fan, sembra proprio che “The Craving” stia piacendo a tutti!

E’ stato inevitabile, da parte di chiunque, notare le nette differenze rispetto all’ottimo esordio più destabilizzante e meno emotivo. Semplice evoluzione, voglia di cambiare o niente di tutto ciò?
Hai ragione, di differenze ce ne sono eccome! Nel nostro prossimo disco ce ne saranno di nuove, probabilmente anche più eclatanti. Ci piace così, mettersi continuamente in gioco non è cosa da tutti!

Sul versante live, invece? Quali sono le differenze, se ci sono, tra le reazioni suscitate ai vecchi ed i nuovi brani?
Piacciono e divertono allo stesso tempo; non so se ci siano differenze con i vecchi brani. La sensazione per noi che li suoniamo è forse di un maggior coinvolgimento del pubblico durante l’esecuzione dei pezzi di “ultima generazione”, magari è solo un’impressione, però…

Suonate un genere come il death metal in cui, spesso e volentieri per forma, si tende a porsi da oltranzisti a tutti i costi. Nel vostro sound, nonostante tutte gli elementi che competono ad una band death, non si può fare a meno di notare uno stile cerebrale ed aperto a tutto ciò che sia pathos ed intensità. Semplici impressioni? Quanto anche ciò che è lontano da death e dal metal stesso può far presa sui Kenòs?
Guarda, questo è un lato particolare della nostra esperienza musicale… siamo per natura amanti di tutta la musica, dal death metal alla musica etnica per intenderci. Componiamo con cuore e testa e proprio questi due elementi condizionano il nostro sound: paradossalmente siamo stati accusati da alcuni di esagerare con la commistione di generi, da altri invece di non osare abbastanza, da altri ancora di non avere un’identità ben definita. Bene, adesso mi verrebbe da dire a queste persone: “Ma i cazzi vostri mai??” La musica è arte, noi almeno la concepiamo così, chi detta le coordinate della propria musica è l’artista, non certo chi l’ascolta o prova a “valutarla”.

Come siete entrati in contatto con la Lucretia e come giudicate l’operato dell’etichetta?
Lucretia Records era uno dei distributori di Intersection, poi è diventata la nostra casa discografica. Come musicista non giudico il loro operato, non è compito mio, di alcune cose non posso proprio lamentarmi, di altre meglio che non apra bocca, insomma, solito rapporto di amore e odio che esiste tra tutte le band e le proprie etichette madrine, normale amministrazione amico mio! Certamente non possiamo escludere di prendere in considerazione migliori offerte in futuro.

Avete avuto onore e piacere di condividere il palco con i Vital Remains per un tour europeo. Che esperienza è stata e che reazioni avete avuto a livello continentale?
Una bella esperienza; è stata un’odissea, ma ne è sicuramente valsa la pena! I Vital sono una band di enorme esperienza, abbiamo cercato di assimilare il più possibile dalla loro professionalità. Difficile riscontrare una cosa del genere nel nostro paese o da band italiane, te lo assicuro! Noi abbiamo apprezzato profondamente la loro musica e loro hanno fatto lo stesso con noi, spero che anche gli shows che abbiamo tenuto insieme in tutta Europa siano serviti a qualche cosa.

Da promessa, state mostrando sempre più capacità nell’imporvi come certezza del panorama death metal tricolore. Da musicisti avrete ancora sogni e ambizioni…uno su tutti?
Uno su tutti? Essere considerati musicisti.

A tal proposito, da musicisti, quali sono le difficoltà maggiori che trovate e che avete trovato nel farvi ascoltare sul suolo italico?
Mi verrebbe da risponderti “gli italiani”, ma non me la sento ancora per il momento, in fondo la maggior parte dei nostri fan penso siano proprio loro.

I vostri programmi per il futuro? Avete già brani in cantiere? Dovremo aspettarci ancora sorprese dai Kenòs?
Guarda, stiamo già pre-producento il nostro terzo album; penso che di sorprese ce ne saranno di enormi, la nostra strada è tutta in salita, anche artisticamente!

Come nostra consuetudine ti lascio lo spazio per chiudere l’intervista come preferisci, sperando che le domande siano state di tuo gradimento.
Certo che mi sono piaciute! Vorrei chiudere con una frase estremamente emblematica che mi diceva spesso un caro amico anni fa, “Ragazzi, il metal è egoismo, puro egoismo, solo egoismo”.

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