Audiodrome, Moncalieri (TO) – 14 febbraio 2014

BUONGIORNO A TUTTI! LA VOSTRA AFFEZIONATISSIMA, CAUSA MOTIVI PUCCETTOSI <3 , NON HA POTUTO PRESENZIARE AL CONCERTO. I RINGRAZIAMENTI PER QUESTO LIVE REPORT VANNO AD ALEX VANADICO, E PER IL SERVIZIO FOTOGRAFICO AL BOSS DANIELE FERRERO. ENJOY!

A volte capita, come un’eclissi, o un allineamento astrale (di quelli che aspettano gli adoratori di Cthulhu nei romanzi di H.P. Lovecraft), che un evento per cui avresti preso auto, amici, tanta birra e mezza giornata di ferie per andare nell’hinterland milanese… a volte capita che quell’evento sia a Torino(*). In questo caso è bastato  prendere la birra, il resto era già qui.

L’Audiodrome è una location particolare, ottima struttura, invidiabile, ma pessima posizione. Mi stupisco che google street view l’abbia mappata (ehh fermi. Ho già controllato). Non ci si può aspettare molto pubblico da fuori che non si muova in automobile. E non basta un evento a spot per attirare pubblico da fuori. Ma c’è chi ci sta lavorando su, come i più informati sanno.

Tutto questo ha però messo in evidenza un aspetto qualitativo. Anche potendo immaginare che non ci sarebbe stato ne un sold out ne coda kilometrica alle casse, il pubblico si è presentato impaziente sapendo che l’evento era speciale. E la stragrande maggioranza delle persone è arrivata ad inizio serata supportando tutte le band. Bravi figliuoli del Metallo!

La serata comincia presto, in orario, e il palco è in mano a tre band di casa, nell’ordine Soul Mask, Energy Of The Elements e Airborn. Non mi soffermerò su giudizi musicali (tecnici o stilistici che siano), per quello avete le orecchie anche voi, curiosate un po’ sul “ueb” ! Sottolineo invece la grande serietà mostrata da tutti in fase di check e poi sul palco. Assolutamente all’altezza delle aspettative e dei preziosi headliner.

Dal punto di vista del service audio, ottimo lavoro in generale, ma c’è una cosa che mi sembra prettamente italiana: la qualità dei suoni migliora con l’avvicinarsi dell’headliner quando potenzialmente tutte le band avrebbero potuto avere dei suoni ottimi viste le rispettive strumentazioni. Ci sarà un motivo ma non ho mai capito probabilmente.

Rilevante, a proposito, il fatto che i suoni dei Savior, che non si erano certo portati dietro il Powerhouse da Amburgo, fossero timbricamente fedeli alle produzioni in studio.

Ma veniamo, in senso logico intendo, al concerto degli Iron Savior. Ci sono delle cose che inequivocabilmente ti confermano che alcuni nascono per fare una cosa precisa, e poi la fanno. Prendiamo Thomas Nack (drums), nelle ore precedenti al concerto l’ho visto conviviale ma estremamente riservato, berretto di paille sempre in testa, ha mantenuto un “basso profilo” diciamo. Però quando le sue chiappe sono finite su quel seggiolino si e’ acceso come un cannello di quelli che i più pigri (o pragmatici?) tra noi usano per accendere il fuoco alle grigliate. E non ha perso il sorriso fino alla fine del set. Non puoi fingerlo questo.

Per quanto riguarda Piet, io ho un ricordo netto della sua performance al Gods of Metal 1999, mentre ricordo quasi nulla di razionale della data di Biella l’anno precedente. Ok, son passati anni, ma all’epoca era proprio fuori posto su un palco(**). Mentre all’Audiodrome l’altra sera lo ha tenuto magistralmente.

Jan Eckert (bass guitar), che dopo la collaborazione con Mr Grapow nei Masterplan è tornato a casa Savior, si è confermato come sempre una bestia da palco (chi lo ha visto anche coi MP lo sa). I suoi inserti di voce sono fondamentali a rendere la spazialità dei chorus (che in studio sono densi di backing vocals) e immagino utili per Piet che può gestire meglio le sue parti, benché non mi abbia dato da pensare per un attimo. E’ comunque ufficiale che Jan è il componente della band che scorreggia di più (vedere intervista).

Per chiudere il quadro dei personaggi, il mansueto Joachim “Piesel” Küstner, che ero abituato a vedere come tecnico da palco di altre bands (segue spesso i Gamma Ray) lo becco finally dietro alla chitarra. E’ uno di quelli che vedi suonare con un impostazione talmente non accademica da non spiegarti cose come l’assolo di No Heroes di “Condition Red”. Peccato non l’abbiano fatta.

Restando sulla scaletta, questa ha compreso solo due pezzi del nuovo disco in uscita a fine mese (“Rise of the Hero”). Condivido la scelta, passando per l’Italia così di rado meglio non “perdere” tempo su pezzi che il pubblico non può avere assimilato a dovere.

Comunque in ordine sparso ci hanno regalato perle di saggezza come i primigeni Atlantis Falling e Iron Savior / Watcher In The Sky. La prima in versione 2014 con alcune linee un po’ diverse ma che ci stanno proprio bene.

Svariati i riuscitissimi pezzi da “The Landing”. Non so se centri qualcosa ma lo trovo un disco frescherrimo e guarda caso ci ha lavorato di nuovo anche Eckert di ritorno dai MP. Comunque The Savior (saggezza non bruciarsi un titolo così fino al 7° disco), Starlight, Hall Of The Heroes tutte una più azzeccata dell’altra e infine la direi perfetta Heavy metal Never Dies.

C’è anche posto per Break The Course da “Battering Ram” e I’ve Been To Hell da “Dark Assault”.

Da segnalare anche Mind Over Matter che avrei barattato per Prisoners Of The Void ma vabbè li perdono perché da “Unification” hanno anche pescato Coming Home verso la fine. A quel punto c’è stato il FAP generale, e pure Piet era preso bene perché si è mangiato un rientro dopo  l’assolo, ma lì si vede il mestiere, in poche battute la band si è ritrovata e hanno concluso alla grande.

Altra nota interessante, l’encore-sotto-voce su Heavy Metal Never Dies. Geniale.

Dopo il concerto i crucchi si sono intrattenuti con il pubblico a lungo, foto, autografi, sano cazzeggio il tutto in un clima da zona vip che raramente ricapiterà.

Il Vanadico

——note——

(*)Quindi praticamente è regalato, coi 15/20 euro di viaggio che risparmi della trasferta, te lo sei già pagato.

(**)Un’altra cosa che ricordo del 1999 è il medley Iron Savior / Watcher In The Sky, dove mi tagliano lo special della prima (“The Savior knows what…” ecc ecc) … mannaggia a loro.

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