Non mi stancherò mai di consigliare ai gruppi giovani di presentarsi con demo corti… perchè proporsi con molti pezzi registrati così così e facendo poca selezione quando si sarebbero potuti scegliere i tre o quattro brani migliori ed inciderli con una qualità più elevata ed una cura maggiore? Presentandosi con un album intero invece si rischia di annoiare l’ascoltatore e di far calare l’attenzione invece di colpire (e colpire immagino sia lo scopo di un demo). Questo discorso ovviamente è stato messo in introduzione perchè vale anche per il lavoro di cui vi sto parlare, “NiNe Feet Under” ha infatti questo a mio avviso piuttosto fastidioso difetto… gli Internal Disfunction comunque sono un gruppo napoletano autore di una rockeggiante miscela di glam e punk ascoltabile e piacevole ma ben poco originale. Di pezzi gradevoli in questo demo ce ne sono (soprattutto quelli più punkeggianti), tuttavia durante l’ascolto la mia attenzione è spesso calata per via della lunghezza del lavoro e della qualità della registrazione (so che in un demo la bassa qualità della produzione è un elemento che conta fino ad un certo punto, però se mi devo ascoltare 36 minuti e mezzo di musica a quel punto la cosa può iniziare a diventare disturbante e fa calare la mia attenzione ancora di più, senza contare che i brani suonerebbero decisamente migliori con una produzione più adeguata), nonchè per via della sensazione di già sentito che permea un po’ tutte le tracce di “NiNe Feet Under”. Alla fine comunque la fatica degli Internal Disfunction non è malvagia (io tra l’altro li ho trovati migliori quando fanno il verso ai gruppi scandinavi rispetto a quando seguono le orme dei gruppi glam storici), anche se il mio consiglio per il futuro è quello di lavorare di più sulla personalità e, in caso di incisione di un altro demo, di realizzare (se ancora non si fosse capito) un numero più basso e più curato di tracce.

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