Abitudinari: è questo l’aggettivo che meglio descrive gli Insision all’alba del terzo full-length della loro carriera. Da Earache/Wicked World alla meno prestigiosa Dental Records, il passo è rapido ed indolore per il combo svedese che rinnova etichetta ma non una proposta che si presenta tanto solida, quanto rigida ed immutata.

Come in occasione del precedente ‘Revealed and Worshipped’, infatti, il quartetto è autore di una prova matura e registrata in tutte le sue parti che punta su un elevatissimo tasso tecnico ed idee rubate qua e là nella storia del genere. Brutale death metal di stampo statunitense, fortemente debitore a Suffocation e Morbid Angel, che non disprezza di strizzare l’occhio alla tradizione svedese (Carnage su tutti). L’incedere è il solito, regolare e chirurgico, proprio band che ama poco accelerare e dimenarsi per preferire ritmiche particolarmente claustrofobiche rotte da cerebrali e micidiali sfoghi. Le prove individuali sono tutte ineccepibili dal punto di vista esecutivo, vero punto di forza della band che trova la sua punta di forza nell’ottimo drumming di Marcus Jonsson. Elementi che, presi singolarmente, risultano appetibili e fascinosi ma che, interfacciati nel complesso di ‘Ikon’, creano un quadro poco incisivo e dalla breve durata. Il risultato è un disco maturo, godibile e sempre sufficiente ma che, ancora una volta, affossa gli Insision nell’anonimato dei “bravi tra tanti” senza nè infamia, nè la minima possibilità di venirne fuori con il passo mostrato.

A proposito dell'autore

Post correlati