Un album completo, malato e personale. Tutto ciò è ‘Intimacy’, nuovo album degli Infection Code e testimonianza cristallina di un percorso artistico ormai maturo in tutti i suoi aspetti. Delle motivazioni che hanno spinto al nuovo nato e di molto altro ancora abbiamo parlato con il disponibilissimo Gabriele, singer della band. Buona lettura.

Che responsi ha ottenuto fino ad ora ‘Intimacy’? Soddisfatti, delusi o niente di tutto ciò?
Intimacy è appena uscito ed i responsi sono incoraggianti dal punto di vista delle critiche. Non siamo ne soddisfatti ne delusi di tutto questo e non ci aspettiamo sicuramente nulla o non ci tocca cosa la critica giornalistica possa pensare. Quando componi o fai musica , secondo il nostro modestissimo parere non ti devi preocuppare di cosa possano pensare gli altri. Devi riflettere su ciò che vuoi tu. Dove vuoi arrivare come musicista e quanto sei disposto a spingerti oltre per essere soddisfatto di quello che stai facendo. A fronte di tutto cio,’, dei sacrifici fatti per mettere insieme questo disco, delle difficoltà che si incontrano proponendo un genere musicale ostico e di difficile ascolto come il nostro siamo pienamente soddisfatti. Sono scelte, cammini che si intraprendono consapevolmente e noi ne siamo oltre che soddisfatti ed appagati anche convinti.

Sarete contenti se vi evito di “descrivere ai lettori il nuovo disco”. ‘Intimacy’, piuttosto, sembra essere il picco di un processo artistico in cui gli Infection Code si concedono, pian piano, sempre di più al proprio pubblico. Fantasie di un recensore o realtà? Quanto pensate di aver messo a nudo voi stessi in questo disco?
Ti ringrazio. Abbiamo speso molte energie per comporre Intimacy. Volevamo fare qualcosa di assolutamente diverso rispetto ai nostri precedenti album. La nostra prerogativa unica nel comporre è sempre stata quella di sperimentare e fare della ricerca. Inserire nuovi contesti, nuove sfumature. In Intimacy penso, ci siamo riusciti pienamente. Volevamo dare risalto più a concetti meno violenti ma allo stesso tempo mantenere quell’ atmosfera di inquietudine e cupezza che era presente anche in altri nostri lavori.
Abbiamo messo molto di noi stessi. A livello fisico ma anche mentalmente. Venivamo da un periodo non proprio roseo, ed i nostri rapporti si stavano logorando. Siamo quattro persone molto unite, ma a volte proprio per questa unità di intenti e di sentimenti vengono a crearsi delle tensioni, dei momenti di stress mentale ed un logorio che inconsciamente ha giovato nella composizione dell’ album. È stata come una seduta da uno psicanalista. Fatta in quattro. Questo disco è molto importante non solo per la carriera musicale della bad, ma per il nostro rapporto di amicizia che ora è più saldo e scevro da tensioni.

Risparmiata la cantilena sulla descrizione del disco, vi tocca una domanda sulla cover. A parte complimentarmi per l’ottimo risultato finale, mi viene naturale domandarvi come mai proprio quel brano? Semplice piacere o qualche motivo più particolare?
Penso che Heart shaped box sia una delle canzoni più belle scritte dai Nirvana, ed i Nirvana siano stati una delle ultime band ad avere portato nel mondo del rock un nuovo modo di concepirlo, di suonarlo ed intenderlo. Premetto che non amiamo tutto della discografia del gruppo di Seattle ma questa canzone è stata un po’ il loro manifesto senza considerare ovviamente Smell like the spirit. E poi musicalmente si adattava perfettamente a come volevamo stravolgerla. L’ uso dell’ elettronica ha reso la nostra re-interpretazione ancora più soffocante ma allo stesso tempo ha dato vita, soprattutto nella parte finale ad un tocco di imprevedibilità cambiando totalmente l’ intento iniziale. Da canzone propriamente rock è diventata noise industrial.
A livello concettuale e lirico poi si addiceva molto ai testi scritti per Intimacy. Il disco parla di sentimenti, della duplicità a volte nascosta, a volte rigorosamente in evidenza di sentimenti, soprattutto nostri. Heart Shaped box è una canzone d’amore ed in Intimacy descriviamo a modo nostro anche questo sentimento.

I vostri brani, ancora una volta, si sono rivelati tanto malati ed oppressivi quanto naturali. Qual è l’elemento ispirativo che più incide sulla negativa emotività dei vostri brani?
Probabilmente noi stessi! Eppure siamo persone normalissime. Certo abbiamo i problemi che la vita di tutti i giorni ci regala, abbiamo i nostri momenti d’ ombra ma non siamo neppure persone depresse od arrabbiate. Probabilmente l’elemento ispirativo che incide sulla nostra negatività musicale, sarò retorico ma è proprio la vita di tutti i giorni. In questo caso la nostra vita. Il nostri sentimenti. Nei testi parlo appunto di sentimenti,comuni con cui conviviamo un po’ tutti giorni. Comuni ma ancora misteriosi e di difficile interpretazione .Più in generale , non siamo persone negative o solo pessimistiche ma probabilmente riusciamo a cogliere maggiormente rispetto ad altre il lato più oscuro dell’ animo umano.
È ispirazione ed oggettivamente è un po’ difficile da spiegare.

A tal proposito, quando ascolto dischi come ‘Intimacy’ mi capita spesso di chiedermi se tale prodotto musicale nasca da un disagio assoluto o sia solo una valvola di sfogo. Nel vostro caso? Siete felici della vostra vita?
Non possiamo nascondere comunque di essere persone solari e sorridenti sempre. I nostri momenti più oscuri li portiamo dentro di noi, il disagio di cui tu parli quando ascolti un disco, in questo caso il nostro, è una tua predisposizione a cogliere questo aspetto. Non tutti riescono a cogliere o a catturare delle sensazioni dall’ascolto di un disco. Che queste siano di negatività, positività etc.
Quando un artista riesce a trasmettere queste qualsiasi sensazioni ha centrato l’ obiettivo. L’ arte è lo strumento per trasmettere uno stato d’animo. L’arte nella maggior parte dei casi nasce da un disagio. L’artista è bravo a cogliere questo disagio ed a veicolarlo. Diventa una valvola di sfogo. Penso che il disagio sia complementare allo sfogo. Sono inscindibili. Non ci può essere l’ uno o l’altro.

Sul palco, si sa, è difficile trasferire il proprio carico emotivo al pubblico e, per i motivi già citati, i brani di ‘Intimacy’ enfatizzano questo fattore. Avete già provato i brani dal vivo? Che risposte avete ricevuto?
Non abbiamo ancora avuto la possibilità di dare in pasto al pubblico i brani di Intimacy come avremmo voluto.
Ci sono state un paio di occasioni, quando ancora stavamo componendo che abbiamo proposto Heart Shaped Box ed un altro brano, ma erano ancora molto sperimentali ed in fase di arrangiamento. Da Novembre avremo un po’ di date e stiamo provando la nuova set list in sala prove.
Devo dirti che i pezzi di Intimacy stanno venendo fuori ancora di più drammaticamente cupi ed ossessivi. Finalmente siamo riusciti a donare un po’ di dinamicità anche in sede live. Non vediamo l’ora di trasmettere tutto questo a quanti vorranno seguirci.

Nonostante le vostre radici metal siano fortissime, il vostro sound risulta comunque “particolare” ed influenzato da altri generi. Nella scena estrema, da sempre, c’è oltranzismo ed una certa chiusura al “nuovo”…questo vi ha creato problemi?
Dove esiste chiusura mentale e culturale ed oltranzismo se arrivi con un linguaggio diverso ed insolito troverai le porte sbarrate. Si tratta di cultura e mentalità.
Abbiamo sempre proposto cose diverse, un po’ elitarie proprio perché ciò che la scena metal ci dava non ci soddisfala pienamente. Senza essere altezzosi reputiamo che la scena metal, escludendo pochi episodi, ultimamente a livello qualitativo sia in declino ed in una lenta agonia. Stiamo tornando indietro negli anni. Vedi le reunion di band che da dieci anni non suonano, il ritorno del Death e del trhash bay area. L’esplosione di un fenomeno come il metalcore la dice lunga sulla crisi di ispirazione della scena metal.
In ogni caso queste problematiche emergono in ogni caso quando ci si trova all’ interno di un genere che ha delle regole stilistiche da seguire o dei canoni prestabiliti da seguire.Questo è dovuto alla preparazione culturale dell’ artista e a delle scelte.
Abbiamo intrapreso il cammino della sperimentazione per due principali motivi. Uno è che ci stufiamo facilmente di ciò che facciamo, due perché pensiamo che un artista ed in questo particolare caso un musicista debba sempre mettersi in gioco. Scommettere sulle proprie capacità, ampliare i propri orizzonti. Non so se ci ha creato problemi questo perché sinceramente non ci importa. Siamo consapevoli di ciò che facciamo e siamo consapevoli di quello che è l’ambiente.

Quali sono i vostri prossimi piani?
Stiamo preparando un po’ di live in questo momento e se avremo dei motivi validi proveremo a mettere in musica qualche cosa nei prossimi mesi.

Oltre a maturare ad ogni passo, il vostro stile sta diventando sempre più oppressivo e malato. Cosa dovremmo aspettarci dagli Infection Code del futuro?
Sinceramente non saprei cosa risponderti. Non decidiamo mai a tavolino come saranno le nostre canzoni o i nostri album futuri. Come ti dicevo prima il nostro principale obiettivo di sempre è fare della ricerca musicale partendo comunque da una base estrema non solo musicalmente ma anche concettualmente. Estremo per noi non vuol dire per forza death-grind od industrial ma di difficile fruizione ed ascolto. Quasi elitario.
Non so cosa potrà uscire fuori in futuro ma sicuramente sarà qualcosa che si differenzierà ancora una volta da Intimacy.

Pian piano vi state togliendo tante soddisfazioni ma, da musicisti, avrete dei sogni ed ambizioni. I più grandi?
Le soddisfazioni sono nellaver la possibilità, nei ritagli di tempo della nostra vita quotidiana, di fare questo con passione e sacrificio. Non abbiamo sogni particolari se non quello di continuare il più tempo possibile e poter esprimere le nostre emozioni attraverso questo progetto.
La realtà è molto dura ed avere la possibilità di esprimerci è già un sogno che speriamo che perduri a lungo.

Come da tradizione, vi lascio lo spazio per chiudere l’intervista come preferite.
Grazie per il supporto e lo spazio concessoci.

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