A due anni di distanza dal buon “System X”, con il momentaneo ritorno al microfono del grande Graham Bonnet, il guitar hero americano Chris Impellitteri torna sulla scena con un nuovo, pesantissimo album dal divertente (almeno per me) titolo “Pedal To The Metal”.
Il ruolo di cantante non è stato affidato al solito Rob Rock ma bensi’ a Curtis Skelton, la cui timbrica sarebbe perfetta per una band nu metal. Difatti con questo album Chris ha tentato, a parole sue, di mescolare il metal americano con l’hard rock europeo, ma alla fine il secondo genere è stato tenuto molto poco in considerazione.
Mi sono quindi trovato davanti ad un genere piuttosto anomalo da quello che mi sarei aspettato conoscendo la produzione Impellitteri: ogni canzone è caratterizzata da riffoni pesanti (non sembra neanche vero che stia usando una Strato), che arrivano all’estremo in “Crushing Daze”, che sembra una song dei Pantera con tanto di grugnito, ma impreziosito da un ritornello stranissimo ma molto azzeccato.
Non mancano per fortuna dei pezzi interessanti, come l’iniziale “The Iceman Cometh”, la ruffianissima “Destruction”, con riff alla Malmsteen anni 80 e la conclusiva “The Writing’s On The Wall”, che fa un po’ il verso ai Rhapsody.
Da dimenticare invece “Punk”, un bizzarro rap mescolato con vocine stupide, forse salvato dal buon ritornello e dal testo, una esplicita frecciata verso Eminem e soci (nel testo ci sono tutti i nomi).

In generale ho apprezzato molto il tentativo di Chris di sfornare un lavoro diverso dal suo solito, cercando di comporre un album molto piu’ vario e potente, sperimentando diversi generi, anche se alcune parti non mi hanno convinto molto e soprattutto alcuni assoli riprendono molti licks gia’ sentiti in passato (pero’ non generalizzate classificandolo come un album costituito solamente di asssoli perchè sareste davvero fuori strada).
E’ comunque un cd che necessita di essere ascoltato molte volte prima di poterne apprezzare il vero valore.

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