Non sono mai stato un amante spassionato degli album che mescolano all’impazzata tutto ciò che a livello di sonorità viene considerato “nuovo”. Ci sono dei gruppi che, per fortuna, hanno contribuito per bene a creare qualcosa di innovativo, risultando anche in alcuni casi molto convincenti. Caso clamoroso è quello dei Converge, dei veri e propri maestri di quello che all’unanimità viene chiamato post-hardcore. Il gruppo del quale mi sto per accingere a parlare rientra appunto in questa cerchia di bands, che fanno delle sonorità più moderne e complesse il loro pane quotidiano. Prima di entrare nei dettagli musicali, però, urge aprire una parentesi per quanto riguarda il nome della band. Appena ho avuto il promo fra le mani, ho subito pensato che il monicker degli italiani fosse “When Liquids Stay Dry”, visto che era questa l’unica indicazione scritta ad essere presente nella copertina. Ed ecco l’errore, perchè quello è solamente il titolo dell’album. Spulciando fra le note tecniche esposte sul libretto, ecco la spiegazione al mistero. La band non ha nome. Utilizza solamente una sorta di logo, un viso stilizzato, per farsi riconoscere. Alla faccia dell’eccletismo! Mai mi sarei aspettato una cosa di questo genere. Poi chiaramente, almeno per recensioni varie e promozione del dischetto, viene adoperato una specie di pseudonimo, cioè “Illogo” (deriva appunto da il-logo, cioè il volto di cui parlavo poche righe fa), ma ufficialmente i nostri un nome non ce l’hanno. Wow, le premesse per qualcosa di particolare ci sono davvero tutte.
Tanto per non smentirsi, anche il booklet continua sulla falsariga delle stranezze. Niente testi, e ci mancherebbe, niente foto della band, solo una raccolta di “quadri”, con delle immagini che sembrano dipinte ma sono volutamente poco chiare, lasciandone la totale interpretazione alla mente dell’ascoltatore.
Fin qui posso solo fare i complimenti alla band, non c’è che dire, in quanto a originalità non credo si sarebbe potuto fare di meglio.
Spostiamoci ora sulla parte suonata. Come pensavo, non ci sono sorprese, o meglio, non ci sono sorprese sul fatto di poter trovare qualcosa di semplice e chiaro stavolta. Lo stupore invece c’è eccome, visto che seguire il filo logico della struttura delle diverse songs è a dir poco un’impresa. Un pot pourri di ogni genere, con il già decantato post hardcore che fa da collante con mille altre sfaccettature, comprese elettronica, noise, ma anche momenti tiratissimi e urlati allo sfinimento, fra growl e scream che non concedono sconti. Non esagero a dire che mi trovo di fronte ad uno dei dischi più “difficili” e complicati di sempre. “When Liquids Stay Dry” è la classica opera che va ascoltata con calma, più e più volte, sia per riuscire a farsi un’idea più chiara possibile sulla sua struttura, che per poter scoprire anche tutte le più piccole sfaccettature presenti al suo interno. Addirittura la presenza del sax in un brano può farvi capire con cosa abbiamo a che fare. Incredibili.
C’è poco altro da aggiungere, le ultime cose che voglio porre all’attenzione sono solamemente i titoli delle tracce, alcuni in inglese ed altri in italiano, che nella loro originalità confermano per l’ennesima volta la complessità di questo lavoro.
Ho deciso di dare al gruppo un voto che sta esattamente nel mezzo. Semplicemente perchè da una parte non sono avvezzo e soprattutto non posso assolutamente dire di essere un’estimatore di tanta complessità (a tutto c’è un limite). Dall’altra un plauso agli “Illogo” bisogna farlo, visto che non capita spesso di trovare degli ensemble così abili a trovare degli escamotage così originali e personali per emergere dalle masse. Lascio a voi la scelta dunque mettendovi in guardia però, non vorrei che possiate pensare di poter dedicare un solo e distratto ascolto a quest’opera e poterne capire ogni momento. Solo per attenti ascoltatori.

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