Che, in ambito estremo, l’Italia sia un proficuo bacino di talenti di caratura internazionale è ormai risaputo ma, in ogni caso, ricevere conferme come questo ‘The Insight Eye’ è un immenso piacere. Gli Aostani Illogicist, al loro secondo full-length, giungono su Candelight Records con l’entusiasmo di chi sa di poter mettere in tavola attributi e passione. Il risultato è un disco completo, maturo e curato in ogni suo aspetto che segna molteplici passi in avanti rispetto al già più che positivo ‘Subjected’.

Ogni parvenza di acerbo e molti altri nei di “mestiere” vengono, infatti, colmati con otto brani di death metal tecnico, ispirato e variegato che, a dispetto dei problemi di line-up, mostra una chimica pressochè perfetta tra ogni elemento della band. Con il rigore stilistico che ha contraddistinto la band fin dai suoi primi passi, anche questa volta le pesanti ed inevitabili influenze di Death, Pestilence ed Atheist sono sbattute in faccia all’ascoltatore con una naturalezza che si scosta sempre riverenza e fare scontato. E’ così che il prodotto in questione poggia sulla preparazione tecnica dei suoi quattro autori, utilizzandola come semplice viatico per valorizzare un songwriting sorprendentemente fluido, intelligente e personale. Evoluzioni gradevoli e palesi che non si fermano ad una maturazione esecutiva ma investono con decisione uno stile che si fa sempre più spiazzante. Con l’ingresso dietro le pelli del formidabile Marco Minneman (già drummer di “tali” Necrophagist) viene rivolta, rispetto al passato, più attenzione ad una sezione ritmica vero punto di forza di un lavoro che fa dell’asimmetricità e del dinamismo la propria forza. Su un lavoro tanto solido, preciso e geniale trova terreno fertile anche la ricca fantasia di un riffing che, nella sua adesione alla tradizione, riesce in ogni istante trovare freschezza e godibilità. Il resto è tutto in una musicalità complessa ma spontanea, un utilizzo accattivante della propria perizia strumentale in un disco che, tra inaspettati break, assoli mai “retorici” e piacevoli dissonanze, viaggia su livelli qualitativi sempre e comunque vertiginosi. Arricchito da una produzione (forse fin troppo) cristallina, questo ‘The Insight Eye’ è un saggio di gusto ed armonia, testimone di qualità sempre riconosciute ma che ora sarebbe giusto tributare con un doveroso ascolto. Onorati della provenienza di un lavoro così ed orgogliosi della sua internazionale competitività.

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