Gli I sono un side project di Abbath (chissà se adesso che si sono riuniti gli Immortal durerà ancora…) accompagnato per l’occasione da Ice Dale (Arve Isdal degli Enslaved), T.C. King (ex Gorgoroth) ed Armagedda (ex Immortal), con inoltre la partecipazione speciale di Demonaz (che si è occupato dei testi). Ultimamente di queste band formate da star dell’universo black ne stanno spuntando parecchie, e spesso nella loro musica si sente una forte influenza di certo rock’n’roll e dei Motörhead in particolare (a questo proposito mi vengono subito in mente i Chrome Division di Shagrath). Proprio questo è anche il caso degli I, la cui musica è sostanzialmente una miscela di Motörhead e Bathory che agli Immortal, pur richiamando i dischi dell’ultimo periodo, non deve poi tanto quanto ci si potrebbe aspettare (a me il black non piace, ma questo disco l’ho apprezzato, tanto per farvi capire quanto “black puro” ci sia nei suoi solchi!). Le ispirazioni appena descritte, oltre che dichiarate nelle interviste, sono decisamente esplicite, tanto che Abbath fa diverse volte il verso a Lemmy (come nell’opener “The Storm I Ride”), inoltre i testi di Demonaz sono stati chiaramente ispirati da quelli di Quorthon, per non parlare del fatto che una canzone come “Far Beyond The Quiet” sembra provenire direttamente da uno dei dischi dei Bathory del periodo più epico. Il risultato è una manciata di brani davvero piacevoli, dotati di ritornelli capaci di entrare in testa fin da subito e pervasi da una ruffianeria non da poco. L’impatto è tutt’altro che ostico, di black alla fine ci sono solo la voce di Abbath e qualche ruvidezza, e durante gli ascolti ho avuto la sensazione che “Between Two Worlds” sia stato scritto pensando ad un pubblico decisamente più vasto rispetto a quello abituale delle band “madri” di questi musicisti (anche se va detto che il tutto sembra abbastanza spontaneo, inoltre Abbath suona anche nei Bömber, una cover band dei Motörhead, per cui certe sonorità probabilmente le apprezza sul serio). A migliorare il tutto contribuisce inoltre anche la produzione, decisamente potente ma innestata su un sound sporco e grezzo che ho trovato molto adatto ad esaltare la musica proposta.

Alla fine “Between Two Worlds” è quindi un disco piuttosto apprezzabile di black epico con una notevole influenza rock’n’roll, un lavoro di facile ascolto che probabilmente verrà apprezzato da un pubblico piuttosto eterogeneo e non solo dai fan degli Immortal (che comunque non penso disprezzeranno, anzi!).

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