E’ il turno degli HIGHLORD, e qui non si parla più di band emergenti, dato che su per giù sono in piedi da una ventina d’anni. Non solo in piedi, stanno anche su belli dritti, vah! Linecheck particolarmente lungo per loro, il che ha comportato dei sensibili tagli in scaletta. Azz. Aprono con CANTICLE OF THE FLESH, terza traccia del loro THE DEATH OF THE ARTISTS e… e chi si rivede sul palco? Lo storico bassista Diego De Vita, chiamato a sostituire l’attuale Daniele Veronese, rimasto coinvolto mesi fa in un incidente stradale che gli ha impedito di imbracciare il proprio strumento. Cogliamo l’occasione per salutarlo, e supportarlo affinchè torni a folleggiare on stage il prima possibile \m/ . Non riusciamo nè a respirare né a dar tregua alle nostre orecchie che gli HIGHLORD proseguono senza fermarsi con THE SCREAM, sempre dall’album THE DEATH OF THE ARTISTS, che ha segnato un cambio pelle decisamente importante per la band: sonorità decisamente più hard rock, una ricerca a livello melodico più accurata, e un taglio netto ai fronzoli del power che nel loro disco precedente suonavano ormai stanchi e direi quasi forzati. Andrea Marchisio, sebbene raffreddato, mette a segno una delle migliori performance tra quelle a cui ho assistito, e alle pelli, nonostante la febbre, Luca Pellegrino conferma ancora una volta la fama suggerita dal  suo nickname, T-1000. Ma, ma… anche qui, nemmeno un attimo di tregua??? Sted già intona l’inconfondibile incipit di FAR FROM THE LIGHT OF GOD, una oldies dall’album MEDUSA’S COIL, per poi mettersi nella sua inconfondibile posa alla guitar-hero e pettinare i presenti con l’assolo. E oooh, finalmente un minuto per tirare il fiato! Un minuto di numero eh! Perchè a quanto pare ‘sti ragazzi stasera vogliono fare il record sui cento metri piani! E’ il momento di EVERY THRASH OF ME, seconda traccia di T.D.O.T.A. Compatti e granitici, credo proprio che per questa canzone sia “la prima volta” dal vivo, e considerandone il tiro, spero venga inserita in scaletta un pò più spesso! Ci salutano con una “ballad” (seee proprio) a centottanta e fischia di metronomo :-P, SLAVE TO DARKNESS, sempre da T.D.O.T.A. ed è un vero peccato, perchè la band è davvero in forma, e un paio di pezzi in più credo non sarebbero spiaciuti a nessuno dei presenti. In prossima uscita il loro ultimo lavoro THE WARNING AFTER. Se anche questo concerto può essere considerato tale, bhe, non vedo l’ora di ascoltarlo!