Vi ricordate gli Accept? Allora vi tornerà di sicuro in mente il nome del chitarrista Herman Frank che marchiò a ferro e fuoco due antiche gemme della band teutonica come Restless And Wild (1982) e Balls To The Wall (1983). Ma il buon vecchio Herman non si è adagiato sugli allori della notorietà acquisita in compagnia di Udo bensì ha dimostrato negli anni una volontà e un’energia davvero esemplari suonando con Victory, Moon’Doc e Sinner e producendo band del calibro di Saxon, Molly Hatchet e Rose Tattoo, senza contare l’attività di band-coaching a supporto delle nuove leve dell’Heavy Metal. Mancava soltanto la prova da solista che si è finalmente concretizzata con il nuovissimo Loyal To None composto, prodotto e mixato presso i suoi studi personali in compagnia dell’ottimo singer Jiotis Parachidis (Human Fortress, Victory), del bassista Peter Pichl (Running Wild) e del drummer Stefan Schwarzmann (Helloween, Krokus) tutti autori di una prova maiuscola. Seconda domanda: pensate che l’Heavy Metal classico sia ormai morto e sepolto? Vi sbagliate, in quanto la musica impressa nei solchi del presente dischetto porta con sé pochi ma decisi concetti che confermano quanto questo genere sappia ancora emozionare anche a trent’anni di distanza dalla sua epoca d’oro. Il suono che ne risulta è un Heavy senza fronzoli dalla forte attitudine live, notevolmente arricchito dalle qualità espressive di Parachidis, trasformista dell’interpretazione e primo apprendista dell’inarrivabile maestro R. J. Dio. La rocciosissima opener Moon II irrompe con un piglio devastante dimostrando già dalle prime note la compattezza del gruppo che con le successive 7 Stars e Father Buries Son sterza sensibilmente verso lidi Power-Speed di scuola tedesca ricordando per timbriche, soluzioni e chitarrismo nomi del calibro di Grave Digger (“presenti” anche in Lord Tonight), Running Wild, Helloween ed Iron Savior ma una certa voglia di “cambiare” emerge appena con il brano Heal Me, song dalle convinte venature Hard Rock in stile Whitesnake che riesce comunque a colpire nel segno. In effetti ogni parte di questo lavoro trova un pezzettino del nostro passato da farci riassaporare con i continui richiami all’Heavy sound di Accept, Gamma Ray, Rage e Primal Fear (Kill The King, Down To The Valley) oltre che all’Heavy Rock viscerale di AC/DC e Def Leppard (Bastard Legions) e si avverte un pò ovunque come lo smalto di Herman sia più intatto che mai visti gli assoli da irriducibile axeman di vecchia scuola che inzuppano di tapping questi 45 minuti di metallo. E’ vero anche che riff tritaossa ed arrangiamenti di mestiere non possono da soli realizzare un capolavoro: la proposta infatti è sicuramente di buon livello ma in più di un’occasione emerge un certo manierismo compositivo che vede la band avvalersi di soluzioni sonore che risultarono vincenti in passato ma che lasciano ora uno strano senso di deja-vù. Ma non preoccupatevi di questo poiché gli Herman Frank fanno della potenza il loro marchio di fabbrica e forse questa mancanza di originalità è davvero voluta, in concordanza con un genere che non ha mai fatto dell’innovazione il suo punto cardine. Lasciate quindi ogni pregiudizio voi ch’entrate e sarete così in grado di gustarvi con estrema soddisfazione una buona dose di Heavy Metal dalla forte carica esplosiva e dallo spiccato vigore strumentale, che vi farà protendere senza che nemmeno ve ne accorgiate verso l’headbanging più selvaggio. Da ascoltare ad altissimo volume!

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