The Dark Ride, non poteva esserci titolo migliore per questo lavoro degli Helloween, appunto è una piccola svolta nel loro modo sia di suonare sia di scrivere testi: il tutto risulta essere più cupo di quello a cui ci avevano abituati. L’album si apre con l’intro classica degli Helloween che però ci immerge subito in un’ambientazione oscura per poi passare a Mr. Torture che ci fa sperare bene per il resto dell’album, subito ci si accorge delle chitarre più distorte del solito e della voce di Daris più vicina ai toni bassi e grezzi ma personalmente non la trovo per niente adatta visto che la forzatura si nota fin troppo, cmq è sicuramente una canzone che rimane in testa grazie al ritornello e cori tipici degli Helloween.
Si passa quindi ad All Over the Nations sempre una canzone tirata dove però Deris abbandona la voce grezza per tornare a tonalità a lui più consone, si riconosce sempre la bravura del batterista Kursch, del bassista Grosskopf e delle chitarre dei buon vecchi Grapow e Weikath (quest’ultimo ancora ritenuto da alcuni non molto simpatico per la questione dell’abbandono di Hansen). Ritorniamo quindi ad atmosfere “dark” con la quarta traccia che già dal titolo fa intuire molte cose: Escalation 666; Daris riprende a provarci con le tonalità basse il cui unico aggettivo per farvi capire meglio è “catramose”, chitarre distorte e come canzone è ancora passabile ma la successiva Mirror Mirror invece è proprio da buttare via…
Meglio passare alla abbastanza lenta If I Could Fly che inizia con un assolo di piano per creare una melodia che mi è piaciuta molto, un po’ alla In the Middle of a Heartbeat di Master of the Rings, apprezzo sempre questo genere di canzoni degli Helloween.
E’ la volta di Salvation e Deris ritorna degno del ruolo di vocalist, la canzone è sullo stile delle song di Better Than Raw ma niente di stupefacente, fortunatamente The Departed rialza la qualità del cd mantenendo comunque fede al titolo del disco, rimamendo tale anche con I Live for Your Pain e We Damn the Night. Sembra che abbiano tenuto le song migliori per la fine dell’album riuscendo con queste a miscelare bene i vecchi Helloween con sfumature di novità e l’oscurità che caratterizza questo cd.
La penultima song, Immortal, rallenta il ritmo e si fa apprezzare fino ad arrivare al momento della traccia che chiude e dà il titolo al cd: The Dark Ride che inizia con un’atmosfera da circo per incattivirsi ed è praticamente il riassunto qualitativo di tutto il lavoro degli Helloween, sicuramente sufficiente ma ben lontano dall’intramontabile Keeper of the Seven Keys part 2, e comunque inferiore a Better Than Raw che ritengo superiore a questa “oscura zucca”.
La produzione probabilmente è la migliore che gli Helloween abbiano mai avuto, il passaggio dalla Castle alla Sanctuary avvenuto con Metal Jukebox si nota sicuramente e nell’artwork la fa da padrone la nostra zucca preferita, in definitiva da ascoltare se siete dei fan degli Helloween, da lasciar perdere se non li avete mai sentiti prima e provare prima con Keeper 1/2 o Better.

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