Futuro, anno 2047. Jeanet DeLacroix decide di fondere le sue due industrie OpticIcons e TriIcon in una grande corporazione multinazionale chiamata TriOpticon con sede a Parigi. L’integrazione di TriOpticon con la razza umana avrà però conseguenze disastrose per la vita sulla terra. Ma quando tutto sembra ormai perduto ecco arrivare i Guardiani del tempo a risolvere la situazione…; questo è solo un piccolo anticipo del lunghissimo concept di matrice futuristica che troverete all’interno del nuovo platter dei Guardians of time intitolato “Machines of mental design”. I cinque ragazzi norvegesi sfornano un sensazionale disco di power metal, veloce e diretto, sulla scia di band come Metalium e Iron Savior. Musicalmente ci troviamo di fronte ad una band preparata sotto tutti i punti di vista: le chitarre fanno faville, Olsen e Schellingerhout sono due autentiche macchine da guerra in grado di macinare riff su riff e di darsi battaglia in fase solistica regalando assoli al fulmicotone e notevolmente interessanti; il cantato di Fjellestad è esaltante, nonostante abusi un po’ troppo della sua bravura nel raggiungere note altissime e riesce a creare in tutte le canzoni una linea melodica semplicemente affascinante, mentre il batterista Uleberg va di doppia cassa per gran parte della durata del disco, alternando parti in levare e battere a momenti più cadenzati e tecnici.

Dopo un breve intro che ci permette di loggarci al mondo creato dai “Guardians of time” esplodono subito “Faceless society” e “The rise of TriOpticon” canzoni di chiara matrice power metal tedesca che richiamano sotto tutti i punti di vista le prime produzioni dei Metalium. Si prosegue poi con pezzi devastanti come “TriOpticon” e la title track che non danno un attimo di respiro, ma anzi scatenano un vero e proprio headbanging e dimostrano di essere dei veri pezzi “killer” in sede live.
È solo verso la metà del disco che esplode la classica ballad e le note di “Puppet of the Mainframe” permettono alle mie orecchie di riposarsi un pochino ma questo intervallo dura pochissimo perché con la successiva “War within” i Guardians of time ripartono di nuovo a mille senza mai fermarsi fino alla fine dell’album passando attraverso canzoni splendide come “Point of no return”, “A secret revealed” e “The Journey”.

In definitiva questo album è consigliato SOLTANTO a chi ama il power metal veloce e diretto, con ritornelli orecchiabili e doppia cassa a manetta per gran parte della durata del disco. Se già non amate le canzoni proposte da Iron Savior e Metalium allora lasciate perdere questo disco, non fa per voi. Al contrario se i suddetti gruppi vi fanno impazzire allora potete avvicinarvi al mondo dei Guardians of time e farvi trascinare all’interno della loro saga. Certo, i cinque norvegesi non propongono assolutamente nulla di nuovo, anzi i pezzi che compongono “Machine of mental design” sono piuttosto scontati e parecchio intuitivi…ma chi se ne frega…questo è davvero un buon disco e se vi piace il genere non lasciatevelo scappare!

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