Per un mondo pieno di gruppi che si prendono troppo sul serio, questa volta ne dobbiamo analizzare uno che invece potrebbe davvero fare strada se lo facesse davvero.

I norvegesi  Goat The Head  invece sono dei simpatici brutali giocherelloni, che stampano in copertina un mix dei loro volti nelle espressioni più stupide e disparate, e in retro si mostrano in chiara presa per i fondelli ai loro ispiratori Slipknot, vestiti cioè tutti in rossa divisa come i metallers dello Iowa ma con le maschere più assurde (occhiali sproporzionati, mascera da pilota da cacciabombardiere ecc. ) .

Eppure appena si attacca il lettore e si inizia ad ascoltare questo loro secondo lavoro il sorriso sparisce subito e ci si prepara ad incassare un’onda d’urto sonora davvero notevole, mix perfetto di thrash e death, con la voce del singer Per a buttarsi su sonorità alla Corey Taylor (che ve lo dico a fare!) per dare quel tocco metalcore certo non pesante ma comunque presente, che miscelato alle tante influenze dei membri del gruppo riesce a donare un risultato finale davvero notevole.

I nostri si gettano in 10 tracce che variano da mid tempo cadenzati e semplici, in cui è assolutamente la voce la protagonista della scena (“Bestial Domestication”, in cui però l’assolo di chitarra si fa davvero apprezzare)  a brani più veloci, quesi forsennati, vere frustate sulla schiena e dietro le ginocchia degli ascoltatori, che non possono far altro che godersi la doppiacassa sprezzante e senza pietà di Trond Frones,  un aracnide a otto zampe dietro le pelli, bravissimo a cambiare in continuazione il ritmo , assecondando i maniera  quasi didattica le invenzioni del duo basso-chitarra, con particolare attenzione a quest’ultima visti i volumi a volte troppo di secondo piano del  basso stesso.

E se in qualche song rimane evidente la “giovinezza” compositiva del combo, brani come “This Tube Is The Gospel” meritano il voto pieno e quasi la lode  , arricchiti oltre alla già citata pienezza di suono della batteria, da un cantato pulito femminile che certo non è più una novità in ambito di metal estremo,e  spezzoni con voce graffiante alla Lemmy dei Motorhead, che qui davvero creano un gioco sonoro troppo concreto per non essere portato in evidenza.

I nostri si prendono poco o nulla sul serio, ma il lavoro svolto in fase di produzione con un guru quale Tue Madsen (Ektomorf, Moonspell) serio lo è davvero, poichè pur restando un suono asciutto e privo di fronzoli, quello dei Goat The Head non è mai un death metal pesante e asfittico, ma riesce a reinventarsi di continuo, andando ad incidere proprio perchè non esce mai dal solco lanciato dalla band ma comunque arricchisce con piccole sfumature tutte le song, che pertanto risulano dotate di una splendida personaltà.

Per una volta, andate oltre le apparenze… questi scherzano, ma solo in copertina!

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