Calatevi nella notte e nelle sue ore, respirate l’incanto che le tenebre sussurrano minuto dopo minuto, immergetevi nella dimensione onirica ricca di sfumature: quando avrete abbracciato questa ricchezza di visioni e sensazioni avrete catturato una minima parte di quello che i Geist hanno evocato con “Patina”.
Appena agli esordi i tedeschi sono riusciti a creare un album bello, arcano e con carattere, che profuma tanto di Germania, di Foresta Nera. Un gruppo black metal che sa fare poesia, di quella che seppero creare i Sun Of The Sleepless, gruppo capitanato dall’ex mente Empyrium, nel mini di debutto; poesia che in questo caso è riportata in una dimensione non elaboratissima, ma piena di atmosfere.
Ascoltare i Geist è come calarsi in una dimensione letteraria di tragedia e decadenza, qua scritta da musiche cupe, malinconiche e minacciose, tanto abili nei tempi medi, come nei passaggi sospesi che si aprono alla sperimentazione e talvolta al folk apocalittico. Toccanti alcune parti di violino, accattivanti nelle vibrazioni stonate, indice di quanto i Geist riescano a stupire pur non inventando niente. Otto canzoni che presentano i Geist come importanti bardi per le anime affascinate dalle ombre e dall’incertezza del crepuscolo.
Patina è un prodotto morbido, che pur nel suo volto tetro e scabro riesce a mostrarsi candido e sofisticato, perfino nelle chitarre distorte (mai in maniera estrema) e nella voce ruvida e teutonica che, avvolte dal soffio di suoni invernali e mistici, si ammantano di atmosfera e diventano pure rivelazioni.

Patina è decadentismo puro per poeti dannati del black metal. Consigliato.

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