A pochi mesi di distanza da “Niflheim” si fa risentire Samuele Rini con il suo progetto Flow. “Chtonia” segue la scia del precedente lavoro, ma in diversi aspetti se ne distacca anche. Innanzitutto il nuovo demo è meno “omogeneo” del precedente e non fluisce più come un “tutto unico”, sentendosi di più gli stacchi tra i vari pezzi (peccato, quella specie di “fluido sonoro ambient” che era presente in “Niflheim” non mi dispiaceva), inoltre le atmosfere sono più acustiche, ma anche meno elettroniche. La prima traccia di “Chtonia”, intitolata “#19” (come al solito Samuele non dà un titolo ai suoi strumentali ma li numera soltanto, dichiarando esplicitamente nel flyer allegato al cd: “non ho mai idee testuali riguardo alla mia musica”), inizia con delle belle atmosfere acustiche che vengono poi spezzate da dei chitarroni che sinceramente non ho apprezzato molto (infatti trovo che le cose migliori di questo brano siano la parte iniziale e quella finale, dove c’è più “atmosfera” che “impatto”), il tutto mi ha ricordato “Still life” degli Opeth. Ancora quel disco mi viene in mente ascoltando la successiva “#21”, un bel pezzo più acustico che però mi sa un po’ di già sentito. La terza traccia “#28” è decisamente migliore delle prime due, l’elettronica torna a farsi molto presente rendendo parecchio interessante questo brano, del quale ho trovato molto buona la parte con gli archi sintetizzati (capaci di ricreare un’atmosfera inquieta ed accattivante, migliore dei pur buoni momenti “energici”). Giudizio positivo anche per “#23”, altro pezzo decisamente “acustico” in cui però non c’è tutta l’elettronica sentita poco prima (peccato, l’elettronica arricchisce molto…). Infine “#27” è una composizione di tipo molto diverso, a metà strada tra il rumorismo e l’elettronica. Non mi convince del tutto nella parte più rumorista (come il primo minuto), ma ho trovato interessante la parte più “suonata”. Questa traccia mi ha richiamato alla mente i Sigur Ròs (soprattutto quelli dell’ep “Ba ba ti ki di do”) e ciò non è una cosa da poco, questa potrebbe essere una buona strada su cui sperimentare per Samuele (che penso debba continuare ad usare l’elettronica). Insomma, il consiglio che mi sento di dare a Samuele è di continuare a lavorare con materiale “atmosferico” lavorando ancora sull'”acustico”, ma dando risalto anche all’elettronica e all’ambient (la fusione tra elettronica e “acustica ambient” dei momenti più atmosferici dei due demo mi sembrano le cose migliori fatte da Samuele). “Chtonia” resta comunque un demo interessante, anche se a causa dell’essere stato colpito un po’ di meno assegno un mezzo voto in meno rispetto a “Niflheim” (il che riflette l’impressione che ho di Samuele: un artista dalle doti notevoli ma che ancora non riesce ad esprimersi al meglio).

A proposito dell'autore

Post correlati