Avevano trovato la strada giusta i Fleshcrawl con “Soulskinner”: Death Metal grezzo come pochi, chitarre dal suono marcissimo, riff ispirati, accelerazioni brevi quanto devastanti e ritornelli con linee vocali “accattivanti”. Questo Made Of Flesh conferma solo in piccola parte quanto di buono fatto col precedente lavoro.

La crescita dal punto di vista compositivo non si avverte mai nel disco, anzi il gruppo ha fatto un triste passo verso l’anonimato, andando ad inciampare in schemi, melodie e riff stra-abusati. E’ pur vero che oramai i Fleshcrawl suonano da moltissimi anni (16), ma dopo aver sentito cosa sono stati capaci di fare nell’ultimo periodo mi sarei aspettato almeno un lavoro a livello del precedente, ed invece nel momento topico della loro carriera si avverte un po’ di stanchezza nella scrittura dei pezzi e una strana e disturbante tendenza a cercare soluzioni melodiche quando ci si aspetterebbe delle cattivissime accelerazioni.

I pochi cambiamenti che si segnalano sono concentrati nella produzione che rispetto al disco precedente si è “ingentilita”, il sound delle chitarre è sempre grezzo, ma meno rispetto al passato, il secco suono del rullante è stato smussato ed è anche aumentato il groove che rende il tutto un pò più caldo e avvolgente, ma anche molto meno tagliente e incisivo.

In questo processo di livellamento i Fleshcrawl hanno perso i loro tratti distintivi andando in certi momenti ad assomigliare un pò troppo agli Hypocrisy, basta ascoltare la prima taccia “Beneath A Dying Sun” (un mid-tempo comunque bello e valido) per rendersene conto. La successiva “Made Of Flesh” è un violento e riuscito assalto, anche se la riproposizione di riff e partiture già sentiti nel precedente Soulskinner ne diminuisce notevolmente l’incisività. Il resto del disco lascia intravedere la bravura che il quintetto ha dimostrato nel lungo periodo di carriera, ma purtroppo ciò non è bastato a creare un disco sopra la media.

Made Of Flesh rischia di essere una grossa occasione mancata per proseguire la crescita compositiva, il disco qui in questione è comunque ben ascoltabile, ma alla fine si perde nella miriade di uscite del settore. Se avete in mente di comprare un loro album buttatevi sul precedente “Soulskinner”.

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