Se il nome Finnugor non vi suggerisce niente, dovrete arrivare fino in Ungheria per scoprirne la fonte. Questo gruppo è attivo dal 2001 ed è capitanato da una vera leggenda dell’underground di quel paese. Si chiama Gabriel Wolf e oltre ad occuparsi degli arrangiamenti e dei testi della sua musica, è conosciuto in Ungheria per i racconti fantasy che pubblica. Solo penetrando nella personalità di questo artista si può comprendere la musica che egli ha creato in 3 anni. In questo lavoro è sempre stato accompagnato da Nikolai Stalhammar (presente in molte realtà black, dagli Azaghal ai Wyrd tanto per dire dei nomi).
Questa volta i due sono stati aiutati a loro volta da una vera schiera di artisti, tutti militanti in gruppi piuttosto conosciuti nei rispettivi paesi di provenienza. In ordine di apparizione nelle canzoni sono: Attila Csihar- Aborym (ex Mayhem)- ,Ville Sorvali –Moonsorrow- , Wircki –Hin Onde-, Frederic “AOD”Mercier –Dagorland-, Peter Meynckens –Axamenta-, Sture Dingsoyr –Windir-, Marcus Ehlin-Siebenbürgen-, Christopher B. Wildman –Asgaroth-, RMS Hreidmarr –Anorexia Nervosa- e Morfeus –ex Limbonic Art.
Come è facile aspettarsi da un tal numero di menti non poteva che nascere un prodotto molto eterogeneo, con canzoni che si differenziano profondamente non solo per le diverse voci prestate dai suddetti artisti, ma anche per arrangiamenti e “atmosfera” che riescono a evocare. La base della musica dei Finnugor resta sempre il black metal sinfonico sullo stile Limbonic Art, ma qua i veri protagonisti di tutta l’opera sono i sintetizzatori che fanno cadere in secondo piano il resto della strumentazione.
Se come premessa può sembrare interessante, ascoltando il nuovo lavoro di Wolf e compagni non si può che rimanere delusi da quel che ne è risultato. La mossa di Wolf di invitare tanti personaggi fa pensare molto a una strategia pubblicitaria per far conoscere il proprio lavoro anche a chi solitamente l’underground non lo considera, come l’etichetta Karmageddon Media. Se questa può essere un’interpretazione maliziosa, sotto un’altra luce questo lavoro potrebbe esser visto come una sorta di tributo alla storia del black vista la partecipazione di artisti di zone diverse del mondo. Purtroppo però, qualunque sia la lettura etica che di esso se ne debba fare, il livello musicale rimane piuttosto basso. Con tale dispendio di fatica sarebbe potuto nascere qualcosa di veramente grandioso e prezioso nella storia di questo genere, ma questo non è stato.
I Finnugor riprendono certe caratteristiche che conteneva l’album precedente (soprattutto l’aspetto visionario e onirico delle tastiere che ricordano a tratti i ben più dotati Summoning) e puntano a migliorare la produzione. Il risultato però si dimostra più un’involuzione che un vero e proprio miglioramento perché se da una parte il suono è più nitido, dall’altra la composizione ha perso in omogeneità. Quello che ci troviamo adesso è un concentrato di tante suggestioni, che però dimostra poca chiarezza, poca coerenza e soprattutto scarsa vena creativa. È chiaro che il mondo che Wolf voleva evocare era quello popolato da maghi e draghi (protagonisti della copertina), sempre presenti nei suoi racconti, ma anche ascoltando l’album sotto una veste “fantasy” il giudizio non si alza di molto.
I brani migliori sono quelli dove è più marcato il gusto epico e medievale, come il sesto “Bearer Of Moonlight Decay”, ma nel complesso anche questi risultano troppo isolati, se non addirittura pagliacceschi nella loro ispirazione magica, accanto a brani dal sapore più oscuro.

Il pericolo noia è sempre alle porte, e non sembra che Wolf abbia ancora scritto un incantesimo così potente da poterlo abbattere.

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