The Jungle, Cascina (PI) – 9 Agosto 2014

Quando vengo a sapere che i VENOM sarebbero venuti in Italia per un’unica data, stentavo quasi a crederci. E così via in fretta e furia a cercare notizie che mi confermassero questa data e prenotarmi immediatamente per il consueto pass stampa. L’evento è stato organizzato nell’ambito della quinta edizione del Faust Fest, festival organizzato dalla ETRURIAN LEGION, BLACK DAWN PROMOTION e dalla WINE BLOOD RECORDS nella location del The Jungle a Cascina in provincia di Pisa. Vista l’occasione da non perdere per nulla al mondo, mi sono presa una settimana di ferie fermandomi direttamente in Toscana decisa a godermi, dopo due anni e mezzo di lavoro ininterrotto, un po di meritato riposo,  e perché non inaugurare questo periodo di relax con un bel concertone? Tutto pronto quindi arrivo in quel di Massa ospite da una mia carissima amica, direttamente un giorno prima, in modo da essere già nelle vicinanze e prepararmi psicologicamente ad una giornata che si preannuncia entusiasmante fin dalle prime luci dell’alba. Sveglia presto ore 06:30. Zaini pronti, biglietti alla mano, nel frattempo ci hanno raggiunte un paio di amici con la macchina quindi pronti via si parte ! Inutile dire che si preannuncia un evento storico, mai cosi tanta enfasi nella preparazione di un concerto di questa portata. Insomma l’idea di vedere finalmente da vicino uno dei miei idoli di adolescente che si avvicinava al mondo del metal più oscuro, mi elettrizzava e mi emozionava non poco.  Arriviamo finalmente alla location che ospita l’evento. Fila di rito ai cancelli alle ore 12:30 in perfetto orario sulla tabella di marcia, mi sono stupita nel vedere che già a quell’ora vi era parecchia affluenza e la gente ha continuato ad entrare fino alle quattro o le cinque del pomeriggio.

Il primo gruppo ad aprire la kermesse, sono gli OLTRETOMBA, piazzati per l’occasione in sostituzione dei BleedingFist (che purtroppo hanno subito l’infortunio di uno dei membri della band quindi hanno dovuto rinunciare alla data). Nuova proposta duo, ovvero semplicemente chitarrista e batterista (già militante dei Malanoctem). I due musicisti offrono un assaggio di Retrogarde Metal, il loro motto è “Totale Intolleranza.

Il secondo gruppo sono gli ormai noti parmigiani WHISKEY RITUAL che hanno riscaldato il palco con il loro black’n’roll da sfascio, ironici, mattatori e bulli del black metal.  Capitanati da un Dorian Bones sempre in forma, che spiega ogni brano introducendo il fatto che si tratta di Satana, droga, puttane, alcool, soldi eccetera, ricordano un po alla lontana, il quartetto di Alex in Arancia Meccanica di Kubrick del 1971 nella versione metal.

Setlist:

  • Fin Du Siècle
  • Black’n’ Roll
  • Over The Edge
  • Bootleg In A Bootleg
  • In Goat We Trust
  • One Milion

Terzo gruppo ad esibirsi sono i VOIDS OF VOMIT e si cambia decisamente genere viaggiando sul death metal quello marcio, malsano, vomitevole insomma. Dopo essermi scansata velocemente da un asta del microfono, che per poco non mi arriva addosso, capisco che forse è il caso di allontanarmi, notando  che il cantante forse ha qualche problema con l’audio che non era dei migliori effettivamente. Rimane quindi un po scazzato per tutta la durata dello show e forse è il caso di non stare troppo vicino al palco nel fare le foto. Ottimi musicisti non c’è che dire, sarà il fattore audio o un po di nervosismo da parte del singer, non mi hanno comunque preso più di tanto nonostante abbiano fatto una performance intensa e brutale quanto basta.

Le operazioni di cambio palco procedono alla velocità della luce a ritmo serrato e senza sosta, prossimi a salire sul palcoscenico sono i DEADLY CARNAGE. Già leggendo il bill dell’evento, mi sono resa conto che loro non erano proprio adatti al tipo di contesto estremo che si era creato, perché portano un genere impegnativo come il post/black Metal che non è così apprezzabile purtroppo da tutti. I Deadly Carnage sono band di nicchia, dedicata ad un pubblico totalmente diverso rispetto a quello del Faust e sicuramente avrebbero dato il meglio di se stessi in un ambiente diverso e comunque rimangono in ogni caso ottimi musicisti.

Dopo il quarto gruppo, si comincia ad entrare nel vero e proprio clou dell’evento ed è la prima band straniera ad esibirsi. Dalla Svezia con furore, i DIE HARD. Ammetto la mia totale ignoranza in merito a questa band, ma noto finalmente accalcarsi il pubblico che si lascia andare ad un primo accenno di pogo e si può dire che, a parte il cantante visibilmente ubriaco che straparla ogni tre per due di quanto sia bello essere al Faust, restano comunque personaggi di spessore, offrendo uno show davvero devastante su cui finalmente ci si può scatenare.

Con l’ingresso sul palco del quinto gruppo i CORPSEFUCKING ART, si cambia nuovamente genere e passiamo dalla sponda brutal che più brutal non si può. Grazie alla line up quasi del tutto rinnovata  con batterista e cantante dei Southern Drinkstruction, possono dar prova di ciò che sanno fare, portando in scaletta anche qualche nuovo pezzo. Musicisti senza dubbio preparatissimi, tecnicissimi e paurosamente geniali nel loro modo di offrire al pubblico la giusta adrenalina con qualche richiamo al death vecchia scuola.

Giro di boa e cambio di scena totale perché dopo i Corpsefucking Art finalmente ho il piacere di seguire la performance live di una della band che hanno fatto una buona parte di storia del doom italiano, ovvero i romani DOOMRAISER. E in questo caso inizio a muovere timidamente i primi passi verso il palco grazie a Valentina dello staff,  che mi ha dato la possibilità di fare qualche scatto anche dal punto di vista dei musicisti. Per quanto il genere doom sia oscuro, ma con tendenti significati ben precisi di rinascita personale, fa quasi un effetto strano vederli suonare con le luci del giorno, ma ciò non toglie che abbiano eseguito uno show davvero da brivido, e lo si può notare grazie anche al pit che si riempie di spettatori. Consci del fatto che non possono fare un passo falso, i DOOMRAISER danno prova che il doom anche se suonato di giorno offre gli stessi effetti anche se suonato di notte, e vale a dire brividi a non finire, soprattutto per il fatto che in quel momento il caldo stava raggiungendo livelli davvero alti di temperatura, quindi non era semplice rimanere concentrati. Il loro show è stato come un vulcano pronto ad esplodere, grazie anche a Nick ottimo interprete del doom per eccellenza e non da meno lo sono stati gli altri musicisti.

Setlist:

  • Vampire Of The Sun
  • Dream Killers
  • The Raven

La prima parte del bill della giornata Faust Fest finisce, ma ricomincia subito dopo i Doomraiser, senza tregua, con i SOFISTICATOR e qui signori miei si gioca in casa. Rinnovati di nuovo batterista, mister Disossator con i suoi, ribalta completamente tutto. I fedelissimi si accalcano in pit e finalmente possono sfogarsi e lasciarsi andare ad un bel pogo sostenuto e corposo. Il cantante è un preciso mattatore, coinvolge i suoi nella classica atmosfera da thrash anni ‘80, grezza, casinista quanto basta per far davvero divertire tutti i presenti. Fa cantare il suo pubblico e offre uno show davvero epico su tutti i punti di vista. Una prova decisamente più impegnativa rispetto alle precedenti, ma riuscita perfettamente sia a livello fisico, musicale e di coinvolgimento.

Setlist:

  • Sofisticator
  • Camping The Vein
  • M.C.S.
  • Ivo The Woodman
  • Burger Hell
  • Burn The Steaks On The Fire
  • Great Strike

Sono le ore 19:30 circa e persistono 28 gradi, in queste circostanze capisci che si comincia a fare sul serio. Quando sul palco sale il signor Peter HOBBS con i suoi HOBBS’ANGEL OF DEATH, totalmente rinnovati di line up con Alessio Medici detto “Cane” alla chitarra e il giovane Iago Bruchi alla batteria, militanti già nei toscani Violentor, ha dato un risvolto completamente nuovo rimanendo comunque nel suo stile. Parliamo di un personaggio, anzi di una leggenda che verso la fine degli anni ’80, infiammava le strade dell’Australia con il suo modo di fare metal estremo. Quando poi si arriva ad un certo punto della propria vita, capisci che è ora di rinnovamento, cosi Mister Hobbs si trasferisce in Italia e inizia a ricomporre una band capace di rifare esattamente quello che faceva in quel periodo con gli ex membri. Il musicista che mi ha letteralmente travolto è proprio il batterista, data la sua giovane età si trova ribaltato a percorrere i suoi anni migliori con pezzi di storia del metal, sa che non può permettersi passi falsi , Iago è fin troppo preciso, è una macchina, qualcosa che, almeno cosi da vicino, non ho mai visto in anni di concerti e backstage. Anche gli altri non sono da meno.  Ammetto che è la prima volta che vedo Peter Hobbs dal vivo, quindi non mi permetto di valutare le altre esibizioni, ma questa è stata davvero interessante e il pubblico ha apprezzato e preso davvero bene il tutto. Tuttavia  credo che Peter Hobbs sia uno dei pochi personaggi rimasti che possono ancora cavalcare la scena ancora per almeno una decina di anni, grazie soprattutto ai musicisti davvero con le palle quadrate che si porta dietro.

Setlist:

  • Lucifer’s Domain
  • Jack The Ripper
  • House Of Death
  • Satan’s Crusade
  • Crucifixion
  • Brotherhood
  • Son Of God
  • Marie Antoinette
  • Hypocrites

Si cambia completamente atmosfera, cala la sera finalmente le temperature si abbassano  iniziano a toccare I 26 gradi e luci blu sul palco si accendono per dar spazio ai finlandesi  blackster ARCHGOAT.  Loro sono l’unico gruppo che non ho mai visto in live e prima del Faust non ne conoscevo nemmeno l’esistenza. E sono stati un’ottima rivelazione. Glaciali e imponenti, per essere solo in tre componenti pareva che suonassero per cinque. Le sonorità sono davvero oscure, potenti, un tripudio di black metal nordico suonato davvero in grande stile con classico pitto addosso e super borchiati come se non ci fosse un domani, un’ottima performance che mi è costata anche un loro cd comprato appositamente per portarmi a casa un po di sound black nordico fatto bene.

Ora il The Jungle si è davvero riempito, siamo circa 2000 persone. Qualcuno si riprende seduto sui comodi divanetti, qualcun altro corre a prendere posto al pit. L’evento dell’anno, della storia del metal live in Italia, sta per cominciare il suo atto primo e mi preparo nella zona riservata ai giornalisti, ad assistere al tanto agognato concerto dell’anno. Il cuore batte forte, mi avvicino al backstage e incontro Valentina dello Staff, parlando con lei di questo grande evento, mi scappa anche qualche lacrima per l’emozione. La security si prepara a bordo palco. Bando alle ciance, con qualche minuto di ritardo, tutto preparato, per far salire un po di adrenalina al pubblico, ed ecco che sale sul palco lui, CRONOS la leggenda  del metal internazionale e mondiale è davanti ai miei occhi a pochissimi centimetri di distanza. CRONOS, colui che ha importato in lungo e in largo per il mondo, un modo di fare metal davvero estremo che hanno entusiasmato e seguito migliaia di persone e musicisti ispirandosi proprio ai VENOM. Senza troppo indugiare, Rage il chitarrista attacca i riff iniziali di “Black Metal” e tra il pubblico è il delirio più totale. Sound davvero eccezionale, una carica di adrenalina mai sentita prima in un qualsiasi concerto anche grosso, pogo centrale in pit bello fisso, violento, distruttivo quanto basta per poter finalmente dire “operazione VENOM in Italia, in un’unica data, PERFETTAMENTE RIUSCITA”. I Venom non si fermano a “Black Metal” e offrono uno show davvero emozionante, tenendo alto lo spirito del pubblico passando pezzi come “Hammerhead” , “Bloodlust…”, “Satanas”.  Il signor Cronos alla sua bella età, appare visibilmente rilassato, tranquillo, come se non avesse alcun tipo di problema, è divertito, tanto che si intrattiene spesso tra un brano e l’altro a conversare con la folla, e il pubblico risponde senza alcun problema, e questo non può che regalare soddisfazione alla band. Rileggendo la scaletta, l’unica pecca è che non hanno eseguito un pezzo che è un baluardo simbolo dei Venom come “Countess Bathory” (sono poi venuta a sapere che al Brutal Assault 2014 l’hanno fatta invece), ma poco importa perché quando hanno eseguito “Ressurrection” e “Welcome to Hell” è stato davvero una potenza assoluta. Lo show è continuato senza sosta per i Venom, un’ora e mezza di pezzi intramontabili. E’ giunta ormai la fine dello show e Cronos con i suoi VENOM ci salutano con un paio di brani che fanno venire i brividi ogni volta che si ascoltano, come la famosissima “In League With Satan” e la bellissima “Witching Hour”.

Setlist:

  • Black Metal
  • Hammerhead
  • Bloodlust / Black Flame / Bloodlust
  • Possessed / Schizo / Live Like an Angel (Die Like a Devil) / Possessed
  • Buried Alive
  • Antechrist
  • Hail Satanas
  • Rise
  • Pedal to the Metal
  • Resurrection
  • The Evil One
  • Welcome to Hell
  • Hell
  • Leave Me in Hell
  • Fallen Angels
  • In League with Satan
  • Witching Hour

Che dire di più? È stato un concerto memorabile, indimenticabile. Il FAUST FEST della quinta edizione è stato UN SUCCESSO in piena regola. Sia dal punto di vista organizzativo che dal punto di vista dei servizi offerti. Uno staff con i contro coglioni (si può scrivere coglioni? Io lo scrivo lo stesso),  in grado di aver accontentato DAVVERO TUTTI i presenti, con loro mi sono sentita quasi in una seconda FAMIGLIA. Questo è segno che in Toscana la scena metal live VIVE ancora. Spendo due parole finali DOVEROSE, per RINGRAZIARE: Alessio Medici, Delio per avermi concesso il pass e l’accredito che non era affatto facile da ottenere dato che ve ne erano pochi essendo comunque un evento particolare e Valentina che mi ha dato la possibilità di salire anche sul palco per fare qualche foto da una vista diversa e regalarmi un’emozione in più che sarà molto molto difficile da dimenticare. GRAZIE FAUST FEST ARRIVEDERCI AL PROSSIMO ANNO!

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