Seconda prova su disco per il super gruppo Explorers Club capitanato dal tastierista-mastermind Trent Gardner che in questa occasione ha riunito un vero all-star team del prog mondiale dando vita ad un’opera ambiziosa e innovativa che affonda le proprie radici nel rock progressivo degli anni settanta fondendosi con le nuove evoluzioni melodiche del genere.
Nella prima suite composta da tre principali capitoli le parti vocali si alternano ai passaggi strumentali raffinatissimi, le tastiere sono assolutamente protagoniste del cd trasportandoci in un vero caleidoscopio sonoro che passa dalla fusion al jazz nell’ottica della sperimentazione pura, le chitarre si distinguono per tecnica e personalità con l’ex Megadeth Marty Friedman sugli scudi e sopratutto lontano dallo stile proposto con la sua ex band.
Discorso a parte per l’eccezionale drumming di Terry Bozzio un vero maestro della batteria prog, solo le sue prestazioni giustificherebbero in pieno l’acquisto di questo ottimo disco.
La suite iniziale è un concept sull’esistenza che spesso riprende il tema della rinascita e del nuovo inizio, un tema caro a Trent Gardner. I due Dream Theater Myung e LaBrie si fanno sentire decisamente sopratutto il creativo bassista che sui terreni meno distorti del disco costruisce dei bellissimi fraseggi tecnicamente sopraffini, fresco di una nuova strumentazione il musicista statunitense conferma tutta la sua verve che spesso nei Dream resta un po’ appannata dalla luce di Petrucci.
Veniamo alla seconda parte del disco interamente strumentale, qui Trent non si lascia frenare da limite alcuno, tra costruzioni crescenti e digitali che ricordano il lavoro degli Ayreon di Dream Sequencer e innesti strumentali al limite del progressivo i 28 minuti del brano volano veloci, il sapore della jam session alla Liquid Tension aleggia piacevolmente per tutta l’interezza della suite, mentre ogni singolo elemento della band dimostra la sua tecnica immensa.

Questo disco ha le carte in tavola per fare breccia tra gli amanti di un genere unico e raffinato come il prog, per chi già conosce la carriera di Gardner questo è un acquisto sicuro, per chi ha amato i momenti più melodici e sperimentali della musica dei Dream come “Falling into infinity” o il primo cd dei Liquid Tension questo lavoro potrebbe rappresentare una vera rivelazione.
Assolutamente vietato ai metallari incalliti che cercano riffing devastanti e ritornelli da head-banging, per tutti gli altri una severa lezione di composizione e tecnica allo stato puro.

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