La nuova label Silverwolf negli ultimi mesi ci sta regalando diverse band interessanti (F5, Ivanhoe ecc..) per cui la mia personale attesa per questa relase era decisamente alta. Soglia d’attesa che era resa ancora più importante dalla presenza di questo gruppo composto da ben sette elementi quale apertura di ogni data dello splendido tour che ha visto girovagare per l’Europa in oltre 35 date i mitici Eluveitie, i Caliban e i mostri sacri, Kreator.
Bene, per una volta posso affermare con certezza che tanta attesa non è stata assolutamente delusa.
Un gran bel lavoro questo Rewake, composto da 12 tracce di una musica che loro definiscono Death Metal Melodico ma che in realtà è di difficile collocazione, per cui noi preferiamo… non collocarla. Power, Thrash, Death, addirittura segmenti Prog, separati o miscelati nella stessa canzone non permettono di ascrivere la musica di questi tedeschi a nessun genere particolare, anche se il cantato, sempre growl ci ha fatto propendere, dovendone inserire uno, per quello che leggete a monte.
Ottimo longplayer si diceva. Kupka si dimostra fin da subito cantante di razza, anche se la scia che segue è fin troppo evidente e lo sarà per tutto l’album o quasi: gli In Flames. Un grido disumano ci chiede se siamo pronti (un “Are Yuo Ready” che a tutti i fan di wrestling ricorderà l’urlo di Triple H ai tempi della D-generation X) per poi travolgerci con una botta di energia per la prima, splendida song, “Double Suicide”, power e death fusi indissolubilmente per una song che dimostra fin da subito la carica dei sette, con un tocco di clean in un mare di growl, con tastiere a fare da tappeto a chitarre pesantissime. Uno spettacolo! Allo stesso modo si potrebbe definire “Slave”, altro punto fermo di questo album ,dove però la matrice In Flamesiana viene fuori in maniera decisamente più evidente, con keyboards tagliate un po’ fuori per lasciare spazio alla pesantezza e ruvidezza di strumenti più convenzionali per il metal, dunque batteria e chitarre.Il disco si porta avanti godibilissimo e piacevole, anche se un po’ di fantasia a volte non guasterebbe, poichè a song estremamente sperimentali con la già descritta opener, se ne alternano altre ottime in quanto a fattura e tecnica oltre che produzione ma decisamente più nei binari. E qui i nostri si sono giocati il voto pieno, ma canzoni come “Gold & Glass” o “Trust In Me” sono song che devono essere ascoltate, quest’ultima in particolare, con la voce del cantante che raggiunge tonalità differenti a mostrare tutta la tecnica e le doti del singer.
Saltate “Remains”, unico neo di questo disco: prova di ballad assolutamente non riuscita, poichè trattasi di oltre sette minuti di piano e voce assolutamente banali e scontati, senza acuti, nemmeno nel songwriting. Per il resto con questi ragazzi andate sul sicuro: buona musica per buone orecchie, dall’inizio alla fine (“Iullany”, song conclusiva, è un’altra ottima performance dei nostri). Li aspettiamo con ansia alla prossima relase!

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