Tornano gli elfi tricolore con un album che miscela sapientemente poesia e musica, metal e folk, melodia e potenza: “The winter wake” è il nuovo arrivato in casa Elvenking e sin dai suoi primi ascolti promette di trascinarci all’interno di un mondo fatato, fatto di tanti esseri oscuri e misteriosi, un mondo che solo gli Elvenking, grazie alla loro arte e maestria, potevano creare.

Nonostante alcuni cambi di line-up, che vedono Jarpen e Kleid abbandonare la band, e il ritorno dietro al microfono dello storico Damnagoras, ci ritroviamo davanti ad una gruppo che mostra ancora una volta di saper mescolare in maniera eccelsa tiratissime parti di puro heavy metal con momenti più intimi e folkloristici che rendono “The winter wake” un must per tutti gli amanti del genere.

“The winter wake” è dunque un album nel suo complesso davvero molto buono, con brani più “presenti” rispetto ai precedenti capitoli e soprattutto molto più heavy ed aggressivi.

Il disco si apre con quello che è uno degli episodi più belli della carriera degli Elvenking ovvero “Trows Kind” che vede nella figura di Elyghen il suo protagonista principale: infatti, le linee di violino create dal “musicista elfo” ci afferrano per mano e ci trascinano subito in un vortice magico di potenza e melodia che continua senza un attimo di tregua con la successiva “Swallowtail” altra canzone che scorge ancora una volta nel violino il suo punto di forza maggiore attraverso gustosissime e folkloristiche linee melodiche che raggiungono il loro apice nell’acustica parte centrale.
La title track (impreziosita dalla presenza di Schmier dei Destruction) ci regala un brano piuttosto semplice ma efficace, grazie proprio ad un corale ritornello che fa subito presa sull’ascoltatore. Ancora gran musica con la successiva “The wanderer” brano lineare a diretto, forse il migliore dell’intero disco, che alterna ancora una volta parti dannatamente veloci a momenti di puro folklore che scatenano nell’animo una voglia incredibile di ballare e di lasciarsi trascinare sulle ali della fantasia. Con “March of fools” (con la partecipazione del soprano Pauline Tacey) ci troviamo al cospetto di una canzone quasi marziale dove i violini di Elyghen, nella primissima parte del pezzo, mi ricordano le soluzioni musicali sperimentate dagli Apocalyptica. L’alternarsi del growl con il cantato normale è un punto di forza per un brano come questo che vede ancora una volta un ritornello dannatamente efficace darsi il cambio con massicce ritmiche di chitarra e una batteria tritasassi. Splendida è “On the morning dew” delicata ballad dove l’elfo Damnagoras duetta con la fata Laura De Luca in un brano che ci fa viaggiare con la mente attraverso un mondo inesistente ma così assolutamente reale, che potrebbe però svanire quando al mattino i nostri occhi si apriranno. Si prosegue ancora con canzoni incalzanti come la successiva “Devil’s carriage” e “Rat’s are following” mentre con “Rouse your dream” gli Elvenking ci insegnano a rincorrere i nostri sogni, anche quelli più irraggiungibili. Nonostante questo brano sia piuttosto semplice colpisce in faccia proprio per la sua immediatezza e per la capacità della band di intervallare momenti tirati a parti acustiche davvero ispirate e interessanti. Prima di raggiungere la cover di “Penny Dreadfull”, brano degli stramitici Skyclad, passiamo ancora attraverso una brillante “Neverending Nights” dove gli Elvenking ci regalano un sapiente mix di heavy metal e parti folkloristiche e popolari, e ad una seconda ballad, “Disillusion Reel”, che sembra proprio volerci salutare e dirci che tutto quello che abbiamo vissuto finora è stata soltanto un’ illusione. Il padrone di casa è ancora lui, Damnagoras, assolutamente ispirato e mattatore indiscusso della scena.

“The winter wake” è dunque un album completo fatto di canzoni trascinanti che faranno la gioia degli amanti del genere e non. Bentornati Elvenking.

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