Sediamoci comodi davanti al camino, i bardi friulani sono quì per regalarci le loro storie. Inizia così col crepitare del fuoco del camino, strumenti a corde folk, flauti e violini che introducono le chitarre elettriche in The Pagan Manifesto. La prima storia che ci raccontano è la lunghissima e complessa King Of The Elves. Brano fortemente medievaleggiante, ma con pressanti riff di chitarra elettrica alternati da chitarre acustiche, l’immancabile violino di Lethien a fargli da contrasto, e flauti. La complessità del brano si rivela in tutti i suoi aspetti; riff power che tanti gruppi veterani ormai smorti non riescono più a scrivere, rapidi cambi di tempo, e lo so sono ripetitivo, fantastici e sognanti passaggi folk. Nulla viene lasciato al caso in King Of The Elves, risultando il brano per eccellenza degli Elvenking, che riassume magnificamente tutte le loro influenze. Da evidenziare la presenza nei cori della bravissima Amanda Somerville, delle esecuzioni di strumenti Folk del mitico Maurizio Cardullo dei Folkstone. Già solo questi due brani valgono l’acquisto di The Pagan Manifesto, ma proseguendo i successivi pezzi non sono da meno.

Gli Elvenking vogliono distruggere le nostre corde vocali con Elvenlegions, maestosi cori e ritornelli accattivanti sorretti da un muro sonoro di chitarre, basso e batteria notevoli. Tutto infarcito da imponenti orchestrazioni di Antonio Agate dei Secret Sphere. Più orientaleggianti le atmosfere in The Druid Ritual Of Oak, in cui è la melodia e il refrain entra in testa, cattura la mente, si insinua e non la lascia più. Dopo arriva un altro cavallo da battaglia Moonbeam Stone Circle, caratterizzata da un imponente ritornello, cui segue il brano più angosciante e tragico The Solitaire dell’album. E’ il momento di riaccendere il fuoco con Towards The Shores, eccellente brano folk in cui Damna canta in modo più variegato e sognante. Ed ora che ci siamo riposati? Si aprono le danze, i balli e tanto divertimento pagano con Pagan Revolution il cui refrain di violino è decisamente accattivante e istigante al ballo. I nani fanno festa insieme agli elfi. Celebriamo Grandier’s Funeral Pyre con forza e tanti inni e assoli di chitarra del duo d’asce Aydan e Rafahel per poi passare al power sfrenato di Twilight Of Magic, brano più classico e diretto del lotto.  Brano più hard rock oriented è Black Roses For The Wicked One quasi a rimarcare che gli elvenking non sono solo metal. Siamo giunti in chiusura e l’ultima storia dei nostri bardi elfi è la cinematografica Witches Gather, nonchè altro brano vario e ricco di cambi di tempo e atmosfere dopo King Of The Elves.

Non so, forse non si è capito, forse forse, ma si solo forse, gli Elvenking hanno sfornato il migliore album della loro carriera. State ancora leggendo? Andatelo a comprare, non ve ne pentirete. Gli Elvenking tengono altissima la bandiera del metal italiano.

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