“A World In Their Screams” è il terzo e, contrariamente a quanto annunciato in precedenza, ultimo disco del “ciclo dei venti” degli Elend. La gestazione di questo lavoro è stata lunga, ho letto che per le registrazioni sono stati impiegati più di trenta strumentisti e che, poichè il tempo richiesto è stato più lungo di quanto la band si aspettava, la musica si è fusa con quella del side project Ensemble Orphique, che ha portato alla fine a delle tracce più violente ed oscure di quelle che si potevano trovare nelle prime due parti del ciclo (che già di loro non erano esattamente “positive” ed allegre). “A World In Their Screams” è infatti un’opera più estrema rispetto a quegli album, trattandosi di un album dark ambient che si basa tutto su atmosfere inquietanti e continuamente cangianti appoggiate su un tappeto ora neoclassicheggiante ora rumorista. Non aspettatevi melodie o canzoni ben formate quindi, perchè qua c’è più che altro un insieme di immagini e suggestioni continuamente mutevoli, tanto che non si distinguono le varie tracce non perchè sono tutte uguali, ma perchè nessuna ha una vera e propria forma. Gli Elend hanno assemblato quindi quasi un’ora di rumorismi ora orchestrali ora industriali ai quali sono giustapposte delle voci inquietanti spesso soffuse, a volte lontane, quasi mai in primo piano, il tutto mescolato in un “caos calcolato” freddo ed inquieto. L’ascolto è ostico, da “A World In Their Screams” traspare un qualcosa di oscuro e malefico capace di mettere a disagio, sembra quasi di assistere ad una versione moderna del sabba di “Una Notte Sul Monte Calvo”…

Alla fine sinceramente non so come giudicare questo lavoro, sicuramente particolare, ma che non mi ha messo addosso molta voglia di ascoltarlo. Nella sua particolarità è fatto bene e mi pare che sia anche abbastanza sentito (va però detto che più di una volta durante gli ascolti ho provato una sensazione di “artificiosità”), tuttavia non credo che lo rimetterò su spesso nel mio lettore cd… in ogni caso gli va riconosciuto quanto sia capace di ricreare un’atmosfera inquietante e di opprimere l’ascoltatore con una cappa di oscurità (anche se più che circondarlo esternamente lo soffoca da “dentro”), cosa che non riesce a tutti. Per questo motivo ho quindi deciso di assegnare una “sufficienza formale”, non ha molto senso infatti dare un voto ad un disco di questo tipo, per cui se vi ho incuriosito il mio consiglio è, al di là del 3/5, di ascoltare “A World In Their Screams” e poi decidere se comprarlo o meno. Altri suggerimenti da darvi non ne ho.

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