Quando le minestre a base d’ironìa non sono sintomo di banalità, prevedibilità e scelte derivative. Si scrive Die Apokalyptischen Reiter e si può leggere come concretezza, fantasìa, sfacciataggine. Dopo il più che apprezzabile, ma ancora leggermente scollato, ‘Samurai’ risalente a due anni fa, i cinque folli crucchi tornano con un disco che riesce ad essere al contempo marziale e divertente, strafottente ma godibile, variegato ma organico.

Speed, thrash, hardcore, rock e quintali di folk onnipresenti, uniti sotto la calda tinta epica che copre ogni passo della band ed arricchiti da miriadi di elementi che ne rafforzano la varietà. Con esperienza e chiarezza d’intenti, senza mai scadere nella banalità, si registrano gli interventi di cori maestosi e modernismi di ‘Soldaten dieser Erde’, gli ottoni della title-track, tastiere ed archi dal sapore classico di ‘Revolution’ (e non solo), passando per chitarre acustiche e tutto ciò che riesca a far convivere rabbia e sorrisi. Troppo? Assolutamente no, trattandosi di un disco e di una band che conosce perfettamente proprie qualità e limiti, incapace, nè tantomeno intenzionata, a spingersi oltre un mero intrattenimento musicale sui generis. Il cantato pulito, naturalmente e rigorosamente in tedesco, dell’ottimo Fuchs appare sempre più pieno e registrato, mostrando proprietà di modulazione e capacità di complementarsi con il resto della proposta (e con gli scream di Volk-Man) molto più ampia che in passato. I brani, dunque, pur non facenddo scemare la quantità di ironìa che da sempre è stata il tratto caratterizzante della band, acquistano i punti che mancavano in passato per renderli promuovibili in lotto, grazie ad una resa più “solenne” e coesa. Cinquanta minuti circa di divertimento, sorprese e sorrisi che combattono, una volta tanto in maniera concreta e decisa, contro la figura del musicista anemico, lurido e pseudo-depresso, servendo un piatto di una validità inopinabile. We’re Reitermaniacs.

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