“Abbiamo lasciato lo studio con la forte sensazione di aver creato qualcosa di unico, qualcosa che nessuno ha mai fatto prima, con l’intenzione di preservarlo per l’eternità. La pazzia è fantasia, la moralità un grembo sterile”. Leggendo le parole con cui la band ha presentato alla stampa il nuovo “Moral & Swannsin”, è stata forte la sensazione di trovarsi davanti a un disco di levatura eccellente. Dopotutto non sono certo degli sprovveduti i Reiter per esporsi così sfacciatamente. Molti di voi li avranno già conosciuti in giro per l’Europa, magari in una delle tante edizioni di Wacken, e vi sarete chiesti sul momento chi erano quei cinque pazzi scatenati col cantante che sembra uscito da un circo e il tastierista da un manicomio. Un ensemble che poteva essere partorito solo dalla pazza scena tedesca. La Reitermania inizia già nel ’95 e da allora sembra non conoscere battute d’arresto: Germania, Scandinavia, Regno Unito fino al nostro paese in cui i cinque cavalieri dell’Apocalisse hanno già suonato in più di un’occasione. Da Donington a Wacken, dal Summer Breeze ai maggiori festival europei, non c’è kermesse che sia riuscita a resistere alla carica travolgente di questi cinque pazzi scatenati. I Reiter restano un mirabile concentrato di pura genialità, il punto d’incontro tutto tedesco fra metal e musica popolare, fra di rock classico e melodie medievali. “Moral & Wahnsinn” contiene tutti gli ingredienti che hanno fatto la fortuna del Reiter Style, su tutto un gusto unico per la ricerca della melodia, per l’anthem tutto teutonico da sbattere in faccia all’ascoltatore.
A dispetto di un sound divenuto via via sempre più elaborato e sempre più lontano dal death degli esordi, l’ascolto del nuovo disco regala poche sorprese e tanta prevedibilità. Tutti i brani sono ben costruiti e gli sprazzi di genialità non mancano ( l’autocelebrativa “Dr. Pest”) ma forse proprio per questo tutto suona un po’ preconfezionato. Da tempo ormai la band ha trovato la famosa formula magica che ha portato alla nascita di anthem come “Der Weg” o “Es Wird Schlimmer”, e pare intenzionata a riproporla all’infinito, al punto che troppi brani del disco finiscono per assomigliarsi troppo in quanto a struttura e melodia. Un pizzico di estrosità sopravvive negli inserti orientali dei primi due brani o nell’assolo breve ma intenso di “Erwache”, ma si tratta di gocce nel mare. Neppure il lato inedito dei Reiter, per certi versi quasi intimista, quello che fa capolino nell’intermezzo di “Heimkehr” e nella successiva “Wir Reiten”, sembra invertire la rotta del disco. La conclusiva “Ein Liebes Lied” poggia su una delle più belle e intense melodie mai composte dai cinque cavalieri, ma si esaurisce nel giro di tre minuti, come se la band avvertisse l’urgenza di chiudere un disco che al di là delle roboanti dichiarazioni di intenti, si caratterizza, oltre che per una durata davvero risicata, per una eccessiva alternanza di luci ed ombre. Conviene forse tenerseli stretti per quello che sono, ovvero una straordinaria entertainment band, e lasciare ad altri il compito di scrivere capolavori destinati a durare nel tempo, ben più di questo “Moral & Wahnsinn”.

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