Vi prego ditemi voi se questi Descending ci sono o ci fanno. Ascolto il disco e mi sembra in pratica di trovarmi di fronte ad una compilation, data la differenza fra le varie tracks che sembrano scritte da band diverse. Assurdo. Questi ragazzi vengono dalla Grecia, la prima cosa che mi viene da dire è che si percepisce in un modo esagerato la mancanza di identità. Un album di esordio questo “Enter Annihilation” che si va a mescolare a tutte le infinite uscite del panorama death melodico o metalcore come si usa chiamarlo ora, galleggiando senza meta in un mare di prodotti di medio bassa qualità che aspettano di trovare un seguito di pubblico che mai potranno avere. Come poter essere obiettivi di fronte a prodotti che sembrano differire tra di loro solo per la cover e il monicker stampato in bella mostra?
Per farvi capire a cosa mi sto riferendo parlando dei Descending, sarà utile ascoltare “Horror Show”, “Part Of The Game” e “Killer Istinct”, ovvero la seconda, terza e quarta song del cd. Fatalità sono consecutive, il che rende ancor più evidente quello che sto per dire. Parte la prima, di grande impatto con un riff ed un andamento che pescano a piene mani dal sacco chiamato “New Wave Of American Heavy Metal”, ovvero Killswitch Engage, Unearth, Lamb Of God et similia. Canzone nemmeno troppo spiacevole, se non fosse per quel senso di “già sentito” che penalizza il 99,9 per cento delle partiture di questo genere. Poi, parte la terza traccia. Ma, siamo sicuri che siano sempre loro? Sembrano tipo i Trivium. Un pezzo che nulla c’entra con il precedente, fatto di melodie schifosamente trendy e stacchetti ritmati tipicamente commerciali. Mah. Continuo a non capire. Comincia poi “Killer Istinct” e a questo punto mi domando se davvero tutto questo non sia una compilation. I Children Of Bodom! O perlomeno una versione più grezza e musicalmente meno dotata. Di certo non si può fare un paragone con la chitarra di Laiho o le roboanti tastiere di Janne Wirman. Ma la somiglianza è più che palese.
A questo punto mi mancano davvero le parole per analizzare il resto. Non vorrei aggiungere altro, se non che le rimanenti songs si alternano più o meno allo stesso modo, con scopiazzature da questo e da quel gruppo, anche se in modo forse un po’ meno clamoroso come per le tre analizzate in precedenza. Dispiace avere a che fare con una mancanza d’identità così forte, specialmente quando traspare lo stesso una buona capacità esecutiva, che se fosse utilizzata per scrivere qualcosa di più personale e coinvolgente, potrebbe portare a risultati migliori e non a prodotti così inutili e scarni di idee e contenuti.

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