Onestamente ero rimasto abbastanza deluso e un po’ amareggiato dopo aver ascoltato la versione cd di questo live ‘postumo’ dei Death… principalmente perchè mi puzzava molto di bieca mossa commerciale della Nuclear Blast, e in secondo luogo, perchè ero rimasto un po’ schifato dalla registrazione, quasi al livello di un qualsiasi bootleg dei Death che si puo’ trovare in giro.
Ma la versione DVD, con il video del live in questione, si fa apprezzare un po’ di più anche se le pochezze sono presenti anche in questa release data la produzione molto scarna. Nessuna scenografia pacchiana o set di luci incredibili… solo Chuck, i suoi compagni di gruppo, la security sempre in mezzo al palco e il minuto pubblico presente. Ma a Chuck sembrava non importargli nulla, visto che lui è sempre stato fiero della sua creatura (in tutti i sensi visto che il gruppo è sempre stato lui) e voleva trascinare il pubblico con la sua musica.
Non sono stati ripescati molti brani dal passato, infatti la scaletta ha privilegiato tutte le uscite da “Individual Thought Patterns” all’ultimo (purtroppo nel vero senso della parola) “The Sound Of Perseverance”.
Dopo un intro d’atmosfera si parte subito con “The Philosopher”, la traccia finale dell’album “Individual Thought Patterns” dove per l’occasione Chuck riuscì a riunire un supergruppo, con Gene Hoglan alla batteria, Steve DiGiorgio al basso e un incredibile Andy LaRocque alla seconda chitarra (incredibile forse solo per me, visto che Andy suonava un’altro genere con King Diamond che, come sappiamo, non usa di certo growls per cantare…anzi..).
Il pubblico risponde subito con molto entusiasmo, fino a costringere l’intervento della security, uno della quale ha la bella idea di parcheggiare fisso davanti al microfono di Chuck, come se ci fosse abbastanza spazio su quel palco di pochissimi metri quadrati. Forse un po’ l’emozione gioca brutti scherzi a Chuck e Shannon (Hamm, seconda chitarra) visto che entrambi sbagliano clamorosamente le note sui finali delle proprie parti solistiche. Ma questo non li distrae e continuano a raffica con “Spirit Crusher”, “Trapped In A Corner” e la violentissima “Scavenger Of Human Sorrow”, con tutti i suoi continui cambi di tempo e le sue sperimentazioni che ne fanno una delle migliori di sempre della produzione Schuldiner.
Un paio di “thank you” al pubblico, due chiacchiere con i compagni di gruppo e poi subito si continua con la trascinante “Crystal Mountain” del melodicissimo “Symbolic” del 1995.
Chuck si mostra sempre sicuro di sè, suona a torso nudo, con vero spirito da musicista metallaro puro, con gli occhi fissi sul pubblico senza un minimo accenno di timore. Dopo la veloce “Flesh and the power it holds” (da “The Sound Of Perseverance”) decide di chiedere gentilmente al tizio della security davanti a lui di togliersi definitivamente dai piedi perchè la sua presenza incomincia a non essere piu’ gradita, visto che con la sua mole oscurava la visuale alle prime file. Il concerto riprende, senza annunci, con la riflessiva “Zero Tolerance”. Tutto sommato la lineup di cui si era circondato Chuck in quell’ultimo periodo era composta da validissimi musicisti, primo fra tutti il talentuoso Christy alla batteria, preciso come un orologio e molto potente.
L’unica song risalente al primissimo album, quello “Scream Bloody Gore” datato 1987, è la mitica “Zombie Ritual”, con quell’intro orientaleggiante e quella carica esplosiva di tutti quei primordiali ma seminali riff. Nonostante l’età, questa song suona tutt’ora attualissima e non a caso “Scream Bloody Gore” è stato uno degli album piu’ saccheggiati di riff della storia del death metal. Il tuffo nel passato continua con la classica “Suicidal Machine”, “Together As One” e la più recente “Empty Words”, che viene suonata davvero alla perfezione…
Conclude il concerto la classica ed immancabile “Pull The Plug”, con l’ultimo messaggio del singer “Keep the metal faith alive!”, che mette tristezza se pensiamo alla tragica fine che lo stava aspettando.
Nessun extra, davvero nessuno, un vero peccato… come a dire, non vi basta aver visto il live? Peggio di cosi’ non potevano trattare il povero Schuldiner… proprio lui, che ai Death e al metal ha donato tutta la sua breve esistenza. Ma di una cosa puo’ essere sicuri: chi lo amava per la sua dedizione alla musica o chi lo adorava come compositore continuerà sicuramente a farlo adesso e sempre… come amava dire lui stesso: support music, not rumors!

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