Direttamente dall’Alabama arrivano i Dead Man In Reno, band tutta a stelle e strisce capace di regalarci un discreto dischetto di metal-core che sebbene non si dimostri un album capace di far gridare al miracolo si rivela sufficientemente interessante da tenere viva l’attenzione dell’ascoltatore per tutta la sua durata. Guidati dall’ottimo screamer Justin Sansom, autore di una prova davvero buona, i nostri ci riversano in faccia una buona dose d’aggressività e di violenza grazie a dieci brani che ci mostrano una band particolarmente capace ed ispirata sotto tutti i punti di vista. Ed è proprio Sansom il principale protagonista di questo debutto: dalla voce quasi sempre filtrata questo giovane singer urla senza mai sbagliare una nota, rivelandosi sufficientemente all’altezza del compito affidatogli e tenendo saldamente in mano le redini di un gruppo aggressivo e perennemente incazzato: riff di chitarra iper -compressi e dannatamente pesanti fanno da sfondo ad una seconda sei corde impegnata a creare linee melodiche sullo stile di In Flames e soci mentre una doppia cassa lanciata a mille per tutti i brani martella l’ascoltatore come un rullo compressore e come se non bastasse si aggiungono linee di basso capaci di conferire un groove martellante ed incisivo. Trai brani presenti spiccano senza ombra di dubbio le splendide “Cursed”, dagli arrangiamenti musicali davvero ben riusciti comprendenti archi e pianoforte e She’s Tugging On My Heartstrings”. Davvero interessanti sono anche i brevi inserti strumentali che i nostri ci propongono con il brano “Given a season of sun, mentre davvero devastante si rivela l’opener “To attain everything” forse il miglior brano di tutto il platter.

Alla fine del discorso i DMIR assomigliano praticamente a moltissimi gruppi dediti al metal-core e quindi il mio consiglio è sicuramente quello di comprare questo disco se vi piace il genere altrimenti di evitarlo come la peste. Quello che forse riesce a differenziare i DMIR dalle altre band metal-core è la loro spiccata volontà di creare brani più articolati e complessi, alcuni della durata di circa sei/otto minuti, e alcuni piccoli inserti emo che ben s’inseriscono con quanto proposto dagli americani. Tra tutte le band metal-core che riempiono il mercato oggigiorno i DMIR si dimostrano sufficientemente apprezzabili. Consiglio un ascolto in colonnina dove possibile, sicuramente questi ragazzi sapranno conquistarvi.

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