Per essere al debutto, questi belgi hanno le carte in regola per diventare qualcuno in ambito black metal. Produzione seria ma senza snaturare il sound, varietà compositiva e ritmica, e soprattutto la giusta dose di identità personale, che si gioca tutta nella cura dei dettagli.

I Cult Of Erinyes nascono con un EP di tre pezzi, ‘Golgotha’, e poi approdano a questo corposo full length che piace, e dopo svariati ascolti non stanca, anche se, come troppo spesso succede anche agli album molto ben concepiti, sono poche le parti che rimangono impresse. Mi pare di averla scritta troppe volte, nelle mie recensioni, questa frase, e mi viene il dubbio di essere forse io ad aver perso la concentrazione necessaria ad ascoltare e recensire correttamente un disco. Sentito diverse volte, tutto, questo ‘A Place To Call My Unknown’, sono giunta a questa conclusione, ma si sa, il black metal va assaporato con calma, e non mentre si corre al lavoro in macchina….

Cercando comunque di farne un’analisi obiettiva, il gruppo ha sicuramente messo molto impegno nel creare una stratificazione di inserti armonici e melodici, in un manto aggressivo e tenebroso che vuole essere polimorfo ma, cosa non facile, sempre coerente; dall’opener accelerata ‘Call No Truce’, che nel corso della sua evoluzione rallenta e si imbeve d’atmosfera ritualistica con tanto di clean vocals, alle monolitiche e più lente ‘Insignificant’ e ‘Island’, pregnanti di tecnica black alla Watain, alle più immediate ritmiche di ‘Black Eyelids’ e ‘Thou Art Not’. Efficace il drumming, sia nelle parti veloci sia in quelle cadenzate, e bravo il vocalist, credibile nel suo scream.

Sono stata forse un po’ larga con il 4/5 perché all’opera manca sicuramente la cosiddetta “killer song”, il brano che si memorizza subito e che si sente il bisogno di riascoltare. Però il mezzo punto in più viene meritato dall’essere agli inizi di carriera. Vedremo solo col tempo se i Cult Of Erinyes decolleranno davvero sino a diventare una Cult band.

Per ora un applauso alla LADLO Productions, che riesce a scovare artisti ignoti ma di spessore (come fece con Pensee Nocturnes).

 

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