Ciao Emanuele, benvenuto su heavy-metal.it! Iniziamo a parlare subito del nuovo “Splendours From The Dark”. Sono passati molti anni dal disco di debutto: come sono nate le nuove composizioni? Si sono sviluppate nel corso degli anni o sono più o meno recenti?
All’interno di “Splendours From The Dark” coesistono brani nuovi e brani scritti intorno al 1997/1998. Già da diverso tempo accarezzavamo l’idea di un ritorno dei Crown Of Autumn proprio in funzione del fatto che avevamo ancora un discreto numero di pezzi scritti poco dopo l’uscita di “The Treasures Arcane” che erano rimasti irrealizzati, contrariamente ad altri che, riarrangiati, avevano trovato spazio sul disco dei Magnifiqat. Canzoni come l’opener Templeisen e At The Crystal Stairs Of Winter risalgono interamente a circa quindici anni or sono. Aegis, Triumphant e Ye Cloude Of Unknowing sono invece pezzi scritti di recente per “Splendours From The Dark”. Ultima Thule e Spectres From The Sea si potrebbero definire come una sorta di eredità del periodo Magnifiqat. Tutte le altre tracce sono una commistione di presente, passato recente e passato remoto.

Sono passati quasi 15 anni tra l’uscita del primo disco e quest’ultimo “Splendours From The Dark”. Considerato che “The Treasures Arcane” è una sorta di disco-cult, hai sentito in qualche modo delle pressioni per scrivere questo nuovo album?
In realtà non ci eravamo resi del tutto conto di cosa significasse “The Treasures Arcane” per l’underground italiano fino al momento dell’uscita di “Splendours From The Dark” e della concomitante ristampa del nostro debut album in versione interamente rinnovata. Dalle recensioni e dai commenti riguardanti queste due release abbiamo appreso – con un misto di stupore e orgoglio – quanto fosse rispettato il nome Crown Of Autumn. Non c’è bisogno di dire che siamo immensamente grati ai fan e a tutti coloro che ci hanno dimostrato (e continuano a dimostrarci) un così grande calore!

Mi puoi dire qualcosa sul brano Spectres from the Sea? Credo sia il più atipico e, come ho scritto nella mia recensione, mi ricorda in parte il progetto Magnifiqat.
Hai centrato in pieno! Come ho già accennato Spectres From The Sea e Ultima Thule sono state scritte pensando proprio ai Magnifiqat; il destino ha poi trovato loro una differente collocazione.
Effettivamente Spectres From The Sea introduce per la prima volta l’utilizzo di groove elettronici all’interno di un disco dei Crown Of Autumn, elemento che però era già ampiamente presente ne “Il più Antico dei Giorni”.
“Splendours from the Dark” ha dato inizio ad un processo di avvicinamento tra Crown Of Autumn e Magnifiqat che con ogni probabilità avrà ulteriori sviluppi nel prossimo futuro.

Gianluigi Girardi ha una voce molto diversa rispetto ai due precedenti singer dei Crown Of Autumn, più melodica. Come mai questa scelta? L’hai fatto per accentuare maggiormente il contrasto con la tua voce oscura?
Ebbi l’occasione di ascoltare Gianluigi in un cd degli Event Horizon e rimasi profondamente colpito dal suo timbro vocale così graffiante ma al tempo stesso molto intelligibile. Quando venne il momento di cercare un nuovo lead singer per i Crown Of Autumn il mio pensiero andò subito a lui. Credo che la voce del nostro precedente cantante melodico, Diego Balconi, fosse perfetta per l’approccio che la band aveva nel 1996/97 così come quella di Gianluigi è perfetta per i Crown Of Autumn del 2011. Sicuramente, essendo il timbro di Gian un po’ più cristallino rispetto a quello del suo predecessore, il contrasto con le mie parti vocali più oscure risulta maggiormente accentuato.

E da cosa è nata l’esigenza di introdurre anche una voce femminile (nel caso della cantante Milena Saracino)?
Anche questo elemento può definirsi un’eredità dei Magnifiqat.
Inizialmente gli inserti vocali femminili avrebbero dovuto limitarsi a due brani: Aegis e Forest Of Thoughts. Una volta in studio di registrazione però, ci rendemmo subito conto dell’incredibile valore aggiunto che la voce di Milena sapeva donare al nostro sound, quindi decidemmo di estendere il suo contributo ad altri brani, arrivando a riservarle un’intera canzone come Ultima Thule. Siamo assolutamente soddisfatti del lavoro di Milena e con ogni probabilità svilupperemo ulteriormente la nostra collaborazione con lei.

Attualmente la line-up dei Crown Of Autumn è consolidata o hai intenzione in futuro di avvalerti dell’apporto di altri musicisti e/o cantanti?
Come dicevo, saremmo onorati di poter proseguire il rapporto artistico con Milena anche in eventuali prossimi lavori. Oltre a questo, non è affatto escluso che il progetto si possa avvalere di ulteriori musicisti al fine di assumere una vera e propria struttura da “band”, il che renderebbe senz’altro più plausibile la possibilità di un’esibizione live.

Suoni diversi strumenti e componi anche per strumenti classici. C’è uno strumento al quale ti senti più legato e a cui non rinunceresti mai per le tue composizioni?
Senza alcun dubbio la chitarra rimane il mio strumento principale, quello su cui mi sono “fatto le ossa” ed ho imparato l’ABC della musica.
Devo dire che c’è stato un periodo, quello di “The Treasures Arcane”, in cui mi sono dedicato in particolar modo (forse oltremodo!) agli arrangiamenti tastieristici, cosa che traspare molto chiaramente dal suddetto album. Oggi sono più concentrato su un maggior bilanciamento tra chitarre e tastiere, tra potenza e atmosfera.
Nella nostra musica non c’è spazio per sterili virtuosismi o personalismi, tutto deve essere a servizio dell’alchimia d’insieme.

Mi ricordo che quando uscì “The Treasures Arcane” siete stati spesso inseriti nel filone black. Ti ritrovi con questo genere? Io stesso trovo delle difficoltà a catalogare i Crown Of Autumn, visto che, come sai, oggigiorno sembra quasi una necessità appartenere a un genere piuttosto che ha un altro…
Hai perfettamente ragione! Dal mio punto di vista è stupido pretendere di etichettare a tutti i costi qualsiasi proposta musicale. Si può cercare di descrivere al meglio il sound di un gruppo senza per forza inserirlo a nei limiti di questo o quest’altro genere. Intendiamoci: per certe realtà questa cosa funziona molto bene: i Darkthrone ad esempio sono Black Metal, totalmente Black Metal, nient’altro che Black Metal…ed è giusto chiamare le cose con il loro nome. Ci sono però altre band che non sono così chiaramente inseribili in uno stile musicale. Come si possono definire i Celtic Frost? I Bal-Sagoth? Gli Ulver? Non credo che una sola parola sia sufficiente per onorare a pieno la straordinaria personalità di queste band. Tornando alla tua domanda, personalmente ho sempre percepito il Black Metal come un genere a me molto vicino, specialmente nelle sue sfumature più filo-naturalistiche, epicheggianti e neo-pagane. In tal senso i primi dischi di Ulver, Satyricon e Dimmu Borgir sono a mio avviso tra le punte più alte di questo filone musicale.
Del Black Metal mi attirava soprattutto lo spirito puro e incondizionato, anche se purtroppo, specialmente nei casi di cronaca più conosciuti, questa ultra-coerenza è stata riservata soltanto agli aspetti più stupidi e infantili.
Sicuramente i Crown Of Autumn non sono mai stati una vera e propria black metal band, tantomeno oggi; ma ammetto che ai tempi di “The Treasures Arcane”, pur non essendo del tutto azzeccato, questo accostamento non mi dispiaceva affatto.

I testi di “The Treasures Arcane” sono in inglese antico mentre quelli del disco dei Magnifiqat sono in italiano ma molto allegorici ed ermetici. Il nuovo disco ha dei testi in inglese tradizionale: hai optato per questa scelta per essere fruibile a una vasta utenza?
Al tempo di “The Treasures Arcane” ero assorbito dallo studio dell’Old English, tipologia linguistica che trovavo molto adatta a rappresentare ciò che la nostra musica era nel 1997. Per tanto nel nostro debut è stato fatto un uso massiccio dell’inglese antico, cosa che da un lato ha contribuito a rendere quell’opera maggiormente accattivante ed ermetica, dall’altro però l’uso degli arcaismi “comunque e ovunque” ha reso alcuni passaggi del disco fin troppo pretenziosi.
Lo stile lirico di “Splendours From The Dark” è invece molto più sobrio e ponderato; si fa uso di un linguaggio evocativo ma sempre comprensibile e le espressioni in inglese arcaico vengono utilizzate solamente nei momenti in cui servono realmente. E’ stata un’evoluzione più che naturale e anche ovvia visto che parliamo di circa 15 anni di distanza tra una release e l’altra.

Mi hanno sempre intrigato molto le liriche dei tuoi dischi. Scrivi i testi più per te stesso o per comunicare qualcosa all’ascoltatore? Qual è il tema principale delle tue liriche (se c’è n’è uno in particolare)?
Per me ascoltare e fare musica è sempre stato un impulso naturale, un’esigenza irrinunciabile; credo che un musicista sincero continuerebbe a comporre anche se fosse l’ultimo uomo sulla Terra e non restasse nessuno dei suoi simili ad ascoltare la sua musica. “La ascolterebbe Dio” direbbe lo scrittore J.L. Borges…
Paradossi a parte, posso dire che inizialmente i miei testi si riferivano principalmente a sogni, visioni e sensazioni molto personali. Pur rifacendosi ad un chiaro immaginario cavalleresco e mitologico, le liriche rimanevano eminentemente estetiche, lasciando l’aspetto più concettuale sullo sfondo. Col tempo però, ho cercato un maggiore bilanciamento tra concetto ed immagine, seguendo un processo evolutivo molto simile a quello intrapreso dalla parte musicale.
I riferimenti alle virtù cavalleresche, al Mito ed all’amore per le bellezze dell’Arte e della Natura, sono sempre stati concetti alla base nel nostro approccio lirico. Se dovessimo parlare di un tema ricorrente direi che questo potrebbe essere il “senso del Sacro”.

Parlami della “Trasfigurated edition” del disco “The Treasures Arcane”. Ho apprezzato molto l’opera di “restyling” tanto che mi sembra quasi di ascoltare un disco nuovo! Com’è nata l’esigenza di pubblicare questa nuova edizione? È una cosa che volevi fare a prescindere o dipende dal fatto che l’originale “The Treasures Arcane” è esaurito?
Grazie Fabio! Sono contento che tu abbia apprezzato questa nostra iniziativa.
Da molti anni ricevevamo continue richieste da parte di fan e degli appassionati di questo genere musicale in merito ad una ristampa di “The Treasures Arcane”, ma fino all’uscita di “Splendours From The Dark” non si era mai presentata una vera e propria occasione per dare concretezza a questa idea. Abbiamo perciò colto quest’opportunità per presentare una release che non fosse solo una semplice ristampa del nostro debut album, ma una vera e propria “trasfigurazione” di quest’ultimo.

Nella precedente intervista con heavy-metal.it ci dicesti che avresti pensato anche alla possibilità di esibirvi dal vivo con una line-up “allargata”. C’è qualche novità in tal senso?
Ci stiamo pensando, ma se la cosa dovesse andare a buon fine, i risultati concreti si vedrebbero nell’ambito di un eventuale prossimo disco dei Crown Of Autumn. Per il momento stiamo promuovendo “Splendours From The Dark” tramite i magazine, il web e le radio ma non ci sono concerti in programma.

Anche se il nuovo disco non è uscito da molto, puoi anticiparci i piani futuri del Crown Of Autumn?
In questi giorni stiamo lavorando alla realizzazione delle prime T-Shirt realizzate dai Crown Of Autumn che saranno disponibili a breve; per maggiori informazioni in merito tenete d’occhio la nostra pagina facebook oppure il nostro sito ufficiale www.crownofautumn.com.
Molte nuove canzoni sono già state scritte, il che significa che tra non molto inizieremo a lavorare tutti insieme sugli arrangiamenti in una sorta di pre-produzione di un eventuale prossimo album, anche se la cosa per il momento è ancora in una fase embrionale.

Grazie per la disponibilità! Chiudi pure l’intervista come preferisci.
Ringraziamo di cuore te, heavy-metal.it e tutti coloro che supportano la nostra musica!

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