È ormai impossibile poter parlare di black metal, mentre si ascolta la musica dei Cradle Of Filth, ma forse questa definizione è sempre stata un po’ stretta alla band inglese. L’unico album che può forse essere inserito all’interno del filone black è “The principle of evil made flesh, mentre già dal secondo “Vempire” i sei inglesi iniziavano a sviluppare un particolare sound che è andato via via sempre più mutando nel corso di questi anni. I Cradle Of Filth che oggi ci troviamo di fronte sembrano più una band heavy metal estrema che una band black sinfonica: dall’ottima pulizia del suono, che permette di individuare con maniacale precisione i singoli passaggi d’ogni strumentista, fino ad arrivare al riffing serrato della coppia Allender/Hedger ci si rende conto che ormai i Cradle Of Filth non hanno più nulla a che vedere con il black metal e forse neanche più la loro attitudine li accomuna a questo filone. La cosa che più lascia perplessi è inoltre il lento ma inevitabile abbandono di quelle atmosfere vampiresche che fecero la loro fortuna sin dagli esordi: niente più angoscianti quanto romantici e lugubri tappeti di tastiera, niente più atmosfere horrorifiche che al solo ascoltarle ti facevano rizzare i peli sulle braccia. Insomma niente di niente. I Cradle Of Filth di oggigiorno sono solo l’ombra del loro glorioso passato.

Intendiamoci, il nuovo “Thornography” è un album di tutto rispetto, registrato e suonato con gran classe e maestria. I dodici brani sviluppati dai Cradle Of Filth trasudano potenza da ogni singola nota solo che non è questa la musica che ci si aspetta ascoltando un album della band londinese. Le canzoni scorrono via senza nessun problema, Dani è il solito urlatore di sempre anche se i suoi “scream” sono meno potenti rispetto al passato e il resto del gruppo svolge il proprio lavoro come un bravo scolaretto. Questi brani mancano di quella scintilla che da sempre fa amare o odiare un disco dei Cradle Of Filth, mancano di quella vena gotica, a volte erotica ed oscura, e di quelle atmosfere decadenti e romantiche che avevano resi immensi album come “Vempire” e “Dusk…and her embrace”. E’ impossibile guardare al passato, certo che i Cradle Of Filth odierni non riescono proprio più ad emozionarmi come lo facevano una volta. Potrei citare uno qualunque dei brani di quest’album ma direi che non ne vale la pena, sono purtroppo abbastanza simili l’uno con l’altro e non basta la presenza di Valo Ville degli HIM nel brano “The byronic man” per alzare il livello dei contenuti di “Thornography” anzi, sinceramente non mi sarai mai aspettato una simile collaborazione da parte di Dani e soci. Chissà che cosa ci riserverà il futuro? Se già “Nymphetamine” non vi era piaciuto lasciate stare “Thornography” perché come ho già detto questo è un album gothic con riff di matrice heavy metal e con il cantato black ma che purtroppo non ha nulla a che vedere con l’attitudine e il sound che la band aveva tempo addietro.

Se invece non avete ancora sentito nulla dei Cradle Of Filth, quelli veri, quelli genuini capaci di far raggelare il sangue nelle vene con un solo riff allora andate a sentire la produzione passata di questi ex vampiri inglesi.

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