“Emerge”, la voglia di emergere. Il quarto album dei Bejelit.
Mi reco in quel di Arona, presso gli Old Ones Studios. Giulio e Sandro Capone (batteria e chitarra del gruppo) mi accolgono negli Sudios, di loro proprietà, per presentare la nuova fatica di Bejelit.
I Bejelit non si nascondono e cambiano ancora pelle con questo nuovo disco. Se già col precedente “You Die And I…” era difficile imprigionarli in un genere, con questo nuovo “Emerge” la band amplia ulteriormente il proprio spettro musicale. La cosa che colpisce subito al primo ascolto, e che si evince dal titolo, è una maggior positività, in netto contrasto col sound e le tematiche oscure del precedente disco. “Il disco prende una piega differente. Se le tematiche di “You Die And I…” erano più cupe e più nichiliste, in questo nuovo disco cerchiamo di rialzarci, di voltar faccia”. Afferma Sandro Capone. “È un disco che cerca di guardare in alto, di emergere (da una situazione negativa)”. In “Emerge” coesistono più umori, più suoni; parlando dal punto di vista strettamente musicale, non si può non notare un arricchimento del sound grazie alla presenza di strumenti inusuali per i Bejelit (e anche per un certo contesto metal), come il violino (suonato da Laura dei Furor Gallico), le nacchere e la fisarmonica. Tutto questo accompagnato da una maggior cura della produzione, grazie all’apporto di Nino Laurenne (Thunderstone) dei Sonic Pump Studios di Helsinki, che si è occupato del mixing, e grazie a Svante Forsback dei Charmaker Studios di Helsinki (Amorphis, Rammstein…), prezioso in fase di mastering. Come afferma Giulio Capone: “Abbiamo sentito l’esigenza di avere una persona che potesse valutare dall’esterno quello di cui c’è bisogno, senza farsi influenzare dai musicisti”.
Come detto, diventa quindi ancor più difficile inquadrare i Bejelit in un genere. Se per l’ascoltatore medio, questo potrebbe essere un problema, dal mio punto di vista è un’arma in più per i Bejelit che, dopotutto suonano la musica che preferiscono. “Ci definiamo Power-Thrash: c’è la melodia e la tipica aria del power; thrash perché abbiamo suoni più cazzuti e grezzi. Ma non è del tutto esatto. Finché riusciamo a portare avanti questa eterogeneità – dice Sandro – credo che sia soltanto un bene. La musica ti può piacere o meno indipendente dal genere. È anche un disco in cui tutti abbiamo composto, quindi si nota maggiormente questa diversità”.
Anche dal punto di vista lirico la band si è spinta più avanti: i Bejelit si sono fatti ispirare dai luoghi che li circondano, in particolare dal lago. Questa nuovo elemento introduce tematiche folk – sia musicali che concettuali – nel background del gruppo novarese. In aggiunta, per la prima volta, i Bejelit si sono avvalsi di un collaboratore esterno. Il poeta Nick Giordano, infatti, ha collaborato attivamente nella stesura dei testi di alcune song, accrescendo lo spessore intellettuale delle liriche.
Durante l’ascolto di “Emerge” si nota oltremodo una maggior cura per i cori rispetto al passato, che risultano più corposi e presenti. Ma andiamo ora ad analizzare “Emerge” traccia per traccia.

THE DARKEST HOUR
Canzone che parla di stati d’animo forti, come la depressione e la schizofrenia.
È un pezzo particolare, ricco di cambi d’atmosfera, quasi “caotico”. Ha un incedere cupo e un mood piuttosto oscuro creato anche da un certo uso delle tastiere. Ha un coro che spezza l’atmosfera “dark” essendo di taglio più melodico.

C4
Parla di un ipotetico futuro post apocalittico. Un uomo è in un bunker sott’acqua decide di uscire allo scoperto per vedere cosa succede…ma ben armato.
È anche questo un pezzo molto variegato che parte con una strofa piuttosto aggressiva e un riff thrasheggiante, con la doppia cassa ben in evidenza. Il coro invece risulta molto pacato, con il cantante Fabio Privitera che non alza mai il tiro. Sfuriata thrash prima dell’ottimo solo di chitarra e cavalcata finale.

DON’T YOU KNOW WHAT YOU NEED
Pezzo che parla dell’indecisione cronica di una generica persona nel dimostrare i propri sentimenti.
Song tipicamente power, lineare con doppia cassa in evidenza. Sono molto presenti i cori nel ritornello. Bel solo da parte di Pastorino (al suo primo disco con i Bejelit).

EMERGE
È un pezzo positivo che parla della voglia di emergere e migliorarsi gettandosi alle spalle il passato.
Canzone molto variegata e ricca di spunti. Parte con un riff “bello peso” accompagnato da tastiere che possono ricordare in qualche modo gli Stratovarius. Il break folk centrale (con tanto di nacchere), per altro perfettamente amalgamato, stacca con la parte elettrica ma mantiene la melodia tipica del pezzo. Anche in questo caso i cori sono piuttosto evidenti.

CAUSE WE GOT THE TRAGEDY
Canzone personale che si scaglia contro l’ipocrisia, spesso gratuita, di alcune persone.
Pezzo aperto da una chitarra acustica che lascia subito il passo a un riffing decisamente metallico, accompagnato da scariche di doppia cassa. Ritornello melodico ma con un mood piuttosto melanconico.

TO FORGET AND TO FORGIVE
È una canzone che parla del gruppo stesso intento ad emergere, con un’attitudine positiva, lasciandosi alle spalle invidie e critiche gratuite.
È un mid-tempo melodico, caratterizzato da un bel fraseggio chitarre/tastiere che può ricordare in qualche modo lo stile dei Sonata Arctica anche per via del cantato piuttosto sobrio e melodico.

DANCEROUS
Parla dell’ultimo giorno di vita sulla Terra: le persone invece di disperarsi decidono di trascorrere il tempo in maniera positiva, festeggiando!
È un pezzo un po’ folle che contiene in sé diversi elementi: partendo dalla tipica struttura di una power-song, prendono forma e colore elementi folk, grazie all’apporto della violinista Laura (Furor Gallico) e al solo di fisarmonica.

TRISKELION
Canzone che parla di una persona che è costretta a lasciare la propria terra per cause indipendenti dalla propria volontà (come violenza e criminalità).
Anche in questo caso siamo di fronte a un pezzo piuttosto particolare che presenta diversi elementi folk, come la parte iniziale di musica siciliana. È una song non molto veloce ma comunque sufficientemente pesante e che manifesta un lato malinconico sottolineato dall’apporto del violino.

FAIRY GATE
Parla di una leggenda di un contadino che, trovando la porta delle fate, ha il privilegio di scegliere tra denaro, amore o fortuna. Dopo aver scelto la ricchezza però si pentirà…
Pezzo power melodico che mi ha ricordato ancora una volta lo stile dei Sonata.

THE DEFENDING DREAMS BATTLE
Liricamente continua il tema della song precedente, con il personaggio protagonista alla ricerca dell’amore.
È un pezzo power più sostenuto caratterizzato da un’ottima melodia e dalle vocals molto alte.

DEEP WATER
Racconta la storia di un ipotetico viaggiatore/conquistatore che, rimasto impressionato dalla bellezza del paesaggio lacustre, decide di conquistare tutta la zona.
È una suite epica che racchiude praticamente tutti gli elementi musicali del disco. Song che denota un certo grandeur grazie all’alternanza tra parti elettriche e classiche (con piano e violino), con uno stile che potrebbe essere comparato ad una sorta di mix tra Running Wild e Sonata. Cantato variegato e molto teatrale, contornato da cori maestosi.

BOOGEYMAN
Parla delle paure dell’infanzia e di come possono anche condizionare la vita adulta.
Inizia con una lunga parte acustica e soft che potrebbe far pensare a una classica ballad anche se il pezzo mantiene un’atmosfera cupa e malinconica grazie al cantato di Fabio Privitera e all’uso del piano.

Come detto, e come si evince dal track-by-track, c’è parecchia carne al fuoco in “Emerge”. Se le premesse sono queste, i Bejelit potrebbero fare davvero il botto. Vedremo dopo ascolti ripetuti se si confermerà la sensazione positiva e le potenzialità che sembrano scaturire da questo primo assaggio.

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