In occasione dell’uscita di “Emerge”, il nuovo album dei Bejelit, heavy-metal.it incontra Sandro Capone e Fabio Privitera, rispettivamente chitarra e voce della band di Arona. Ecco il resoconto della nostra chiacchierata, buona lettura!

Mi ha sorpreso questo cambiamento di stile. Come mai dopo un disco tirato e oscuro come “You Die And I…” siete usciti con questo sound piuttosto positivo e melodico?
FP: In realtà non l’abbiamo deciso a prescindere. Abbiamo scritto i pezzi nuovi e sono venuti meno pensanti. Siamo tornati senza volerlo un po’ più al power per certi pezzi, mentre per altri abbiamo sperimentato delle cose nuove, ed è uscito quello che è uscito…non è stato deciso a priori.

Quali sono secondo voi i punti di forza del nuovo disco?
SC: Sicuramente la registrazione e la produzione, è un punto di forza oggettivo. Per quanto riguarda i brani, almeno secondo il mio punto di vista, sono più elaborati e più curati negli arrangiamenti, rispetto al passato. Fare un paragone con i pezzi di “You Die And I” è molto difficile perché sono molto diversi: “You Die And I” è un disco diretto, e non è che dovesse avere per forza tutti questi arrangiamenti, mentre “Emerge” è un disco più orchestrale, con molti più cori, molte più cose… Un altro punto di forza penso che sia il fatto che è un disco positivo: in questo momento credo che un disco positivo possa far bene, piuttosto che un disco depresso che possa far piangere la gente più di quanto non pianga già di suo!

Come mai la scelta di collaboratori esterni? Mi riferisco sia al poeta Nick Xas che alla produzione.
FP: Devi essere conscio di quello che sei in grado di fare e di quello che sai fare meno bene. Abbiamo deciso per le liriche di collaborare con Nick Xas, per scrivere in modo poetico in inglese, e per la copertina di prendere un professionista che lavora nell’ambiente metal per fare copertine. Stesso discorso per mixaggio e mastering, ci siamo affidati a dei professionisti. Noi siamo in grado di farlo ma non bene al 100% come può farlo qualcun altro. Quindi ci siamo appoggiati a queste persone e secondo me è stata una scelta molto saggia.

Datemi un breve commento dei vostri precedenti dischi.
FP: Facciamo come l’intervista doppia delle iene, mi piace!

SC: “Hellgate”: divertente e un po’ plasticoso. È un disco divertente per noi, ho dei ricordi divertenti, forse perché eravamo giovani e tutto quanto… Plasticoso perché ci sono dei suoni ancora poco curati. Penso però che rimanga uno dei nostri dischi indispensabili; è l’album che ci ha lanciato e che ancora adesso amo. Suoniamo ancora diversi pezzi da quel disco. Non vogliamo dimenticarlo e non è assolutamente un passo falso.

FP: “Hellgate” è una figata! È bellissimo e irripetibile! Secondo me giusto “Emerge” se la gioca con “Hellgate”, gli altri due no. C’è una genuinità che dopo non è più tornata. E in più c’è un ragazzo di 20 anni che cambia voce ogni due secondi perché non ha ancora capito chi è, e cerca di fare una voce da 40enne quando si capisce benissimo che è un 20enne!

SC: “Age Of Wars”: fa parte comunque della nostra storia. È un disco che ci rappresenta meno, attualmente. Nel senso che ci rappresentava in quel momento ma è un genere che poi abbiamo lasciato indietro con “You Die And I…” e anche con “Emerge”. È sostanzialmente un disco fantasy, peculiarità che non abbiamo più ripreso. È un disco anomalo anche perché c’è un altro cantante, quindi è per forza diverso!

FP: “Age Of Wars” lo sento mio come tutti gli altri album perché l’ho coscritto assieme a loro e avevo già iniziato a registrare delle tracce di voce prima di lasciare la band. A me piace molto come disco, specie suonarlo dal vivo, infatti se noti riproponiamo diversi pezzi da quell’album. Peccato per il cantante!

SC: “You Die And I…” per quel che mi riguarda se la gioca un po’ con “Emerge”, nel senso che è un disco che mi piace davvero tanto. Non mi ha soddisfatto al 100% perché la registrazione è stata trascinata troppo a lungo. In ogni caso ci sono dei pezzi che a mio parere battono “Emerge”, mentre che ne sono altri che forse non c’entrano molto. Per il resto penso che il disco ha azzeccato appieno l’atmosfera che volevamo dare: non dovevamo stupire con effetti speciali, non volevamo mostrare grandi produzioni. Sono belle canzoni, suonate nel modo giusto, al momento giusto. Diciamo che è il nostro vero primo album serio.

FP: non sono d’accordo che sia meglio di “Emerge”. È semplicemente diverso e trovo che tutte le tracce siano efficaci. L’unica che abbiamo curato poco dal vivo è Goodnight My Shade, più che altro per una questione di scelte, nel senso che avevamo delle ballad evidentemente molto più forti. In ogni caso non butterei via nulla di “You Die And I…”, assolutamente. Piccola cosa negativa, per me, è la produzione, che non è all’altezza delle tracce. Se avesse avuto la registrazione di “Emerge”, sarebbe stato un disco ancora più devastante.

Avete mai pensato di riregistrare qualche pezzo dai primi due album?
SC: Sì, in realtà ci stiamo pensando e abbiamo già riregistrato qualche brano. Non abbiamo però ancora deciso il futuro di questi pezzi, nel senso che non li abbiamo ancora proposti a nessuna etichetta e fare ristampe per un gruppo di appena dieci anni è un po’ strano… Però qualcosa faremo anche perché ci dispiace sentire certi brani vecchi che hanno una produzione che oggi potremmo fare decisamente meglio.

A breve ci sarà questo tour coi Rhapsody Of Fire, una grossa occasione per voi. Vorrei chiedervi come vi sentite emotivamente ad affrontare una platea importante come appunto quella dei Rhapsody Of Fire.
FP: Io sono tranquillissimo. Già coi Bejelit ho avuto altre situazioni importanti e sono abituato ad avere grossi spazi e tante persone davanti: più persone ho davanti e meglio è! Quindi son solo che contento.

Potete darci qualche anticipazione della scaletta per quelle date? Farete una sorta di “best of” o darete più spazio e “Emerge”?
SC: In realtà daremo spazio solo a “Emerge”! Avendo poco tempo a disposizione abbiamo deciso di puntare tutto su “Emerge”, anche perché non abbiamo solo quelle sei date, ma circa una trentina nel periodo primaverile, quindi daremo spazio a tutti i nostri album. Con i Rhapsody, avendo poco tempo a disposizione, abbiamo deciso di presentare “Emerge”, visto che è in promozione.

Quali sono le vostre canzoni preferite da suonare live, sia dai vecchi dischi che da “Emerge”, anche se è uscito da poco?
FP: Te ne dico una per album: The Haunter Of The Dark da “Hellgate”, Son Of Death da “Age Of Wars”, da “Emerge”…proprio Emerge! Da “You Die And I…” mi piace moltissimo Saint From Beyond!

SC: Devo copiare un po’ Fabio! Dunque…The Haunter Of The Dark, Son Of Death, Saint From Beyond e Emerge!

FP: È per questo che suoniamo assieme (risate, ndPerf)!

SC: Emerge, almeno da prove, ci tira su mentre la suoniamo, non so che cazzo ha quella canzone, però ci prende!

Avete fatto diverse date all’estero. Come è stata la reazione del pubblico per una band come la vostra che è ancora abbastanza underground?
FP: Fuori dall’Italia non gliene frega niente a nessuno di chi sei e a che punto sei. La gente viene ad ascoltarti: se gli piaci, bene, altrimenti non ti ascolta. Punto. Devo dire che la maggior parte ci ha ascoltati.

SC: Almeno la curiosità di vedere quello che fai ce la mettono. Si parla un po’ sempre male dell’Italia ma ho notato che ultimamente anche qui si sta andando un po’ avanti da questo punto di vista!

Siete uno dei gruppi che riesce a suonare di più in Italia: come vedete la scena a livello di locali, di pubblico e di band?
FP: I locali stanno chiudendo tutti, sono alla pari delle aziende! Speriamo che sia una fase momentanea e che pian piano ci si riprenda. Noi suoniamo ovunque perché ci piace suonare. Per noi vale sempre la pena portare la nostra musica al pubblico e troviamo sempre il modo di andare in pari se non in positivo. Non abbiamo cachet milionari e se possibile cerchiamo di trovare sempre il modo di suonare piuttosto che non farlo.

SC: Molti gruppi ci vengono a chiedere come facciamo a suonare così tanto, pensando magari che abbiamo un qualcosa dietro che ce lo permette. In realtà sono tanti anni che suoniamo in giro, e la cosa aiuta molto, e un po’ riusciamo effettivamente perché abbiamo tanta voglia di suonare. Mi sono reso conto che il problema dei gruppi che non suonano è che in realtà loro per primi forse non hanno tanta voglia di suonare: o meglio, lo vorrebbero ma a delle condizioni che non sono reali. Bisogna stare un attimo con i piedi per terra.

Bene. L’intervista è finita, chiudete come preferite.
SC: Grazie a te Fabio per l’intervista e un saluto ai lettori di www.heavy-metal.it. Speriamo che il nostro disco vi piaccia e che veniate ai nostri concerti. Vi ricordiamo l’appuntamento del 6 aprile in cui presenteremo “Emerge” al Rock N Roll Arena, con numerosi ospiti e musicisti. Se volete avere informazioni visitate il nostro sito www.bejelit.com o la nostra pagina facebook www.facebook.com/bejelit. Un saluto a tutti!