E si inizia da un paio di demo: qualche riga per esprimere le proprie impressioni. Poi un giorno il boss segnala quel disco in uscita da recensire, e che fai? E’ una delle tue band preferite, come lasciarselo sfuggire? Di lì a poco, l’approccio solo audio lascia insoddisfatti, e quindi giù nella mischia in qualche concerto! Bridgettina a tracolla, taccuino, penna e via. Sale la curiosità e la voglia di avere a che fare con il musicista, ed è il momento di mettere in piedi un’intervista. E poi… E poi si ricomincia il giro: demo, disco, concerto, foto, intervista, per enne volte.  Che altro? Bhe, sono appena tornata a casa dopo cinque giorni on the road con Sound Storm e Haggard.

28 Ottobre. Ultime prove in Rocklab per i Sound Storm, e per la prima volta prendo contatto con la nuova dimensione della band, in cui recentemente si sono inseriti tre nuovi elementi: Rocco Mirarchi e la sua sette corde, Alessandro Bissa alla batteria e Fabio Privitera al microfono. La notizia della joint venture con quest’ultimo è piuttosto recente, e sebbene indubbie siano le sue doti canore, sono curiosa di sentirlo alle prese con i pezzi di Immortalia, che tutto sono fuorchè facili in quanto a tecnica ed interpretazione. Pausetta, bottiglietta d’acqua accompagnata da piacevoli chiacchiere con Andreas Polito, ed eccoci giunti al match di tetris che non permette margine di errore, perchè in quel van deve assolutamente starci tutto. Ed è già mezzanotte. E la tabella di marcia impone la partenza! Il…

29 Ottobre inizia quindi on the road, destinazione Ghedi, con sfida ad ulteriore match di tetris, per il trasbordo del carico dal furgone di Max a quello di Bix. La notte è una dolcissima cornice per un quadro che sin dai primi istanti inizia a prendere colore e delineare sagome: double check per verificare di non essersi scordati nulla, riflessioni sul percorso e tempistiche di arrivo a Monaco, qualche giocoso attimo di ripasso dei pezzi a cappella, accompagnati in sottofondo da qualche russata – rigorosamente polifonica – per coloro che si sono concessi un attimo di riposo. Il buon Max ci porta a destinazione, ultimiamo il carico, spronati dalla timetable e dal fresco frizzantino del Bresciano, settaggio del navigatore e… si parte! Le domande sorgono quindi spontanee: “Chi siete? Cosa portate? Si ma quanti siete? Un fiorino!”. Andiamo con ordine.

Loro sono i Sound Storm, band del torinese dedita a un heavy-metal caratterizzato da potenti chitarre, boombastici cori sinfonici, atmosfere dagli echi gotici e melodie barocche. Assieme a loro, Alessandro Bufalini, noto tecnico del suono che non necessita di ulteriori presentazioni.

Portano seco strumenti musicali, il necessaire per affrontare cinque giorni on the road, e tanta, tanta, tantissima voglia di salire sul palco. Ma talmente tanta che sul furgone non c’è spazio a sufficienza, costringendoli pertanto a lasciarne una parte a casa.

Sono sei in totale: voce, due chitarre, basso, tastiera e batteria. Più due guest, il signor fonico e la sottoscritta, in veste di merchandiser.

Un fiorino? Altrochè! Qua ci va un bilico con sponda idraulica!

Sono le 11,45, e facciamo un salto in albergo, giusto per dire “siamo arrivati”. Si arriva poi al Back Stage di Monaco in perfetto orario, ancora non c’è nessuno, quindi si esplorano i dintorni del locale. Tantissime piante ornamentali, cespugli e composizioni floreali nel cortile. Sed quaesitum spontaneum nascit: locale o centro verde??? Arriva il personale addetto, e si procede quindi con lo scarico della strumentazione, con il ponere castra in camerino, riscaldamento a manetta e brevi attimi di relax non senza qualche randomica ronfatina. Giusto perchè “…Another plaaace // where the weather is sooo cooold – …drive all niiiiight // just to get Back Stage…”. Ad oggi, ancora non saprei riprodurre una piantina del locale, che consta di più sale, è attraversato da dedalici corridoi, ed è costellato di uffici e locali tecnici di ogni sorta. Ammetto di essermici persa più volte, come fossi nel labirinto di Cnosso. E non c’era Arianna con il celebre filo, ma per fortuna i cavi degli ampli, sì.

Osservo i ragazzi aggirarsi timidamente per la sala dove si terrà il concerto. Alcuni di loro hanno già alle spalle esperienze in ambito internazionale, per altri invece si tratta del battesimo di fuoco. Me ne sto in un angoletto, e con discrezione scorgo occhi che sorridono e volti increduli: quella sera avrebbero suonato su quel mega palco! E’ proprio vero, a volte non ci sono parole per descrivere un’emozione. Che, pur essendo uno stato mentale astratto, a volte è talmente intenso da assumere forme concrete e divenire tangibile. Come in quel momento. DSC04863

Dopo poco, approdano al Back Stage anche gli Haggard. Sono in metà di mille, e sebbene siano infreddoliti quanto noi, non lesinano su saluti e piacevoli chiacchiere.

Sound check, allestimento del banchetto del merch, che condivido con Manuela, compagna di Aziz e Merchandiser degli Haggard. Felice di prendere parte a questa cordata, ma al contempo desiderosa di tornare a casa dai figli. Cena alla veloce e prendo posizione dietro al banchetto. Le porte si aprono e la sala inizia a popolarsi sin da subito. La visuale sul palco non è ottimale, dal momento che sono in fondo alla sala e che la stessa viene delimitata da drappi e sipari, ma l’acustica è molto buona, e posso quantomeno ascoltare la performance degli opener, i Remember Twilight, fautori di un metal variegato più di un gelato all’amarena. Violini, un cello, e schizzi di punk, folk e gothic che si susseguono. Ammetto di non essere riuscita a stargli dietro, sia per l’impasto musicale che per le continue interruzioni ad opera dei presenti, che incuriositi, si avvicinano al banchetto chiedendo info sui Sound Storm, facendo acquisti, e intrattenendo piacevoli conversazioni.

E’ la volta dei Sound Storm on stage. Seguo questa band da una vita, e sebbene vi sia molto legata, ho sempre mantenuto oggettività e spirito critico nei loro confronti. Soprattutto in sede live, dove da sempre sostenevo mancasse qualcosina. Che nello specifico, oggi prende il nome di Rocco Mirarchi, recente acquisto della band come seconda chitarra. Ma non è tanto l’introduzione del singolo a fare la differenza, quanto l’ensemble in sè (della formazione originaria restano solo Valerio e Max – mastermind e chitarra, basso), e l’alchimia tra gli elementi che, sebbene allo stadio embrionale, comincia a dare un’idea delle proprie potenzialità. Abbandono momentaneamente il banchetto grazie a una più che collaborativa Manu, scatto qualche foto e osservo. Vedo dinamismo, energia, ma non senza qualche piccola ed inevitabile imprecisione. Il pubblico è partecipe e coinvolto, e dopo l’annuncio della “last song”, ho chiaramente sentito qualche “nooooou”. Non faccio in tempo a tornare in zona merch, che ci sono già un paio di ragazzi, portafogli alla mano, che chiedono di Immortalia.

Dopo un più che pronto set-change, calcano il palco gli Haggard, e della loro performance non so dirvi un granchè, dal momento che le visite al banchetto si sono fatte via via più frequenti. E negli attimi di “libertà”, mi chiedo cos’abbia determinato un risultato così evidentemente qualitativo. Considerata l’ingente impronta melodico sinfonica della band, da dietro al suo Spider Pro, l’ottima Elena Crolle ha mantenuto gli standard qualitativi dettati dai tastieristi militanti nel passato, aggiungendovi un quid di tecnica e disarmante spontaneità che sicuramente hanno apportato qualcosa in più. La perfetta intesa tra Max e Bix ha intessuto una struttura ritmica ferrea, pattern ideale nel quale le due chitarre hanno potuto incastonarsi, inseguendosi tra ritmiche e soli al fulmicotone. E che dire della voce? Non sapevo che Jack Nicholson avesse delle velleità artistiche anche come cantante! Una menzione d’onore a mio avviso è d’uopo per Alessandro Bufalini, quello strano figuro alto, serissimo, che stazionava in zona mixer, e dall’alto dei suoi quasi due metri di altezza dirigeva silenziosamente l’orchestra, facendo in modo che ogni singola parte dei pezzi eseguiti uscisse al meglio. Non ho chissà quali competenze tecniche per poter dire se e in quale dato concerto il suono fosse uscito male per via dell’impianto, o delle spie che mettono in difficoltà, oppure per il fonico che guardava Facebook sul telefonino al posto di fare il proprio lavoro. Ma credo che, se l’esecuzione dei brani è stata così fedele alla versione incisa su disco, buona parte del merito vada a lui.

I ragazzi smontano tutto rapidamente, tranne la batteria, mi raggiungono, ma di lì a poco il locale chiude. E’ mercoledì sera, e non è previsto alcun aftershow danzereccio. Un momento, mercoledì sera??? Mercoledì sera in Germania c’è in giro tutta ‘sta gente???

picture credit epizumia@yahoo.it

picture credit epizumia@yahoo.it

E fu sera e fu mattina. Quella del 30 Ottobre. Si carica, si parte alla volta dell’albergo, distante pochissimi km dal Back Stage, e si dorme per qualche ora. L’emozione è ancora palpabile, ma i ragazzi, nonostante siano le 3 del mattino, discorrono ancora su cosa sia perfettibile, sugli aspetti che ancora necessitano di una messa a punto, il tutto in un’armonia generale, interrotta solo dalle rimostranze di Max, che con fare lapidario, ad un certo punto esclama “ho sonno, io dormo… io!”. Ma per me non è finita: devo infatti scaricare sul pc le foto ed i video fatti, rimuoverli dalle schede di memoria delle macchine fotografiche, ricaricarne le batterie, e sperare che quelle poche ore siano sufficienti allo scopo! La sveglia, l’indomani, sarebbe stata alle 8.

Colazione all you can eat, di stampo internazionale ma non senza consuete fetenzie locali come salsiccette spalmabili, formaggini puzzosi e panini ai semi di zucca, e via, si riparte, alla volta di Karlsruhe, ridente cittadina tedesca a sole cinque ore di viaggio da Monaco! L’atmosfera è frizzante, c’è chi ancora parla dello show della sera precedente, chi lavora al pc trascrivendo a orecchio della musica composta da terzi, e chi, come me, non sa più cosa inventarsi per non farsi venire le piaghe da decubito.

Karlsruhe è lontana anni luce dall’atmosfera cittadina di Monaco: edifici bassi, casette rustiche di al massimo due piani, tanta campagna. Il Substage è situato in una corte che un tempo doveva essere un unico complesso industriale, ora lottizzato e divenuto una piazza commerciale fatta di tanti piccoli negozietti, tra cui spicca un restauratore di pianoforti. Ad accoglierci, un simpatico figuro iperattivo che ci impedisce di fare lo scarico: prima avremmo dovuto sederci, rilassarci e mangiare qualcosa. “Jawohl, Mein Fuhrer“. epizumia

Nel backstage c’è anche un simpatico cagnolone, che sconterà la pena per aver abbaiato con una massiccia somministrazione di coccole. Chiedo il pc ad Elena per iniziare a scrivere il diario di bordo ma, ma, le prese della corrente! Aiuto! Come si fa? Fortunatamente ci pensa il Bufalini, con una spina che ben si adatta allo scopo.

Si ripete l’o.d.g. del giorno precedente. Scarico, settaggio, soundcheck, riposo, sontuosa cena con dell’ottimo arrosto, polpette, canederli, crauti rossi e verdure miste, poi composizione del banchetto merch, e concerto. Ahimè, questa volta dello show non vedo alcunchè, ed a malapena sento, dal momento che l’area dedicata agli spettatori è interamente delimitata da sipari, probabilmente fatti in kevlar.

Sono abbastanza fisionomista, e credo di non sbagliarmi quando dico che mi è parso di aver individuato, tra i passanti, qualche volto già visto la sera precedente. Daltronde, gli Haggard sono un gruppo che possono vantare uno zoccolo piuttosto duro di fans, capaci di questo ed altro, ma chissà, magari questa volta qualcuno di loro ha affrontato il viaggio bissando anche più volentieri del solito per via del gruppo spalla… .

Aprono sempre i Remember Twilight, e a seguire ecco gli Storms. Manuela, sempre gentilissima, custodisce il mio banchetto mentre imbraccio la mia reflex e la mia bridgettina, e seguo il concerto, cercando di catturare alcuni momenti di eternità su una schedina da 8 giga. Le incertezze del giorno precedente sono ormai un lontano ricordo, e Jack Nicholson ha finalmente smesso i panni di Billy Bibit per indossare quelli di Randle Patrick McMurphy. In due minuti, giusto il tempo necessario al pubblico per assaggiare l’antipasto dello show, la folla si scatena, headbanga ed erge i pugni verso l’alto, seguendo il tempo e saltando a ritmo.

Cosa vedo in più rispetto alla sera precedente? Il canale tra la band e il pubblico è aperto, e sebbene a mio avviso siano pochi i presenti che conoscono tutti i pezzi, la partecipazione è totale ed incondizionata. Sul palco l’elettricità è a mille, ed è inequivocabilmente percettibile. Suoni ineccepibili, ed ogni parte è messa in evidenza al momento giusto dal Sig. Crema e Gusto Messer Bufalini, che insieme alla band mette a segno uno show senza pari. Continuo ad insistere nel sostenere che avere un fonico personale possa conferire davvero quel valore aggiunto alla performance di una band. Eccoci ai saluti, al passaggio del testimone agli Haggard, e me ne ritorno di filata alla mia postazione. IMG_1165

Altro giro, altro assalto. Immortalia va a ruba, ed alcuni acquistano anche il precedente Twilight Opera, perchè vogliono ascoltare entrambi gli album per notare la crescita stilistica dei Sound Storm negli anni. Sono basita. E non me ne vogliano i ragazzi, ma mi sono permessa di regalare una spilla e degli adesivi di fronte ad una tale motivazione.

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Un altro concerto degli Haggard perso, c’è troppo da fare al banchetto del merch. Aziz nel pomeriggio ci ha regalato un sacco di locandine del tour, che gli avventori notano, e ci chiedono come regalo, autografati. A Karlsruhe più che a Monaco, la gente è molto chiacchierona, ed oltre a parlare di tutto un pò, rivela una profonda attenzione per la musica appena ascoltata: il ragazzo nella foto mi ha chiesto se Blood of Maiden fosse per caso dedicata alla Bathory, ad esempio. E quasi allo scadere del tempo oltre il quale il locale avrebbe chiuso i battenti, arrivano due ragazzini con dei poster ritraenti foto dei Sound Storm risalenti all’epoca di Northern Wilderness! Valerio ha un attimo di commozione, prende il pennarello e lascia un autografo, così come Max, e il resto della band, che piano piano, dopo una doccia, e dopo aver messo qualcosa sotto i denti più una rinfrescata, presenzia al gran completo.

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Ricompongo il merch, carichiamo il furgone, e mi porto via un pò di bottigliette di acqua, che in Germania costa non poco. Ci dirigiamo quindi verso l’albergo, questa volta un pò più distante, situato in un paesino pittoresco caratterizzato da casette piccole e basse, tutte inserite in un contesto di verde privato, sembra quasi uno di quei quartieri residenziali americani dove girano di solito i film. Sono le tre passate, ci sistemiamo in camera e ci godiamo quelle ben meritate quattro ore di riposo! Eh si, perchè il gallo avrebbe cantato alle sette, per permetterci di raggiungere Torino in tempo utile per il concerto di Halloween.

 

E fu sera e fu mattina, il 31 Ottobre. Si parte di buona lena, e al check-out scopriamo che la receptionist è Italiana, vive e lavora in Germania da pochi mesi, ed alla domanda “come ti trovi?” risponde chiaramente che tutto il mondo è paese e che non si sta trovando affatto bene… . Sarà anche vero, ma questo paese in questi due giorni ci ha accolti davvero calorosamente e ci ha regalato un sacco di soddisfazioni. Tappa mangereccia a Friburgo, presso l’area di servizio de la Gruyere. Con una decina di euro, mi accaparro un salame di agnello da quasi quattro etti, una sberla di pane nero e un delizioso panino dolce dove il burro non c’era, no: ce n’era di più. Ci sgranchiamo le gambe e ci godiamo un panorama da favola. Nell’area recintata esterna ci sono delle simpatiche mucche di vetroresina, coloratissime e a grandezza naturale: impossibile resistere!64730_10152860631784722_6031704789675175711_n Il furgone riprende a macinare chilometri, e ci avviciniamo pian piano alla Svizzera. Siamo in lieve ritardo rispetto a quanto preventivato, speriamo non ci fermino per eventuali controlli, altrimenti ciao ciao serata all’Audiodrome! Ma Euterpe ci protegge, e fa filare tutto liscio. Arriviamo all’Audiodrome e, consueto tram tram, scarico, allestimento palco e banchetto merch. Quest’oggi io e Manu dobbiamo stringerci un pochino, perchè con noi suoneranno i Mater Dea, che richiedono giustamente il loro spazio per esporre: così conosco l’addetto, alias “lo zio”, che tra l’altro compie gli anni! Ergo, anche in questa sede, rinnovo gli auguri di buon compleanno allo zio! Il tempo di fare qualche chiamata alla famiglia per comunicare che sono in Italia e che sta andando tutto alla grandissima, sentire il mio amore, bloccato ad Atlanta per qualche giorno prima del suo ritorno in Europa, e… un momento!!! Mi sono rimaste solo quattro copie di Immortalia: bisogna assolutamente recuperarne qualcuna! Max ed io partiamo in missione, dovrebbe averne alcune copie al suo negozio di hardware, ed in mezzora ovviamo alla problematica. Torniamo, ed ecco che i cancelli si aprono! In occasione di Halloween mi sono portata appresso un costumino da infermiera. Una volta settato il merch, vado subito a cambiarmi, mi fermo qualche minuto per mangiare qualcosina, rigorosamente leggero, considerato lo svacco alimentare dei giorni precedenti, e vado a posizionarmi al posto di combattimento!

Aprono i Mater Dea, band torinese il cui impasto sonoro è caratterizzato da reminiscenze folk e tratta di argomenti legati al paganesimo. I Mater Dea hanno un consistente zoccolo duro di fans, e per la prima volta mi trovo a poter seguire il concerto dall’alto di una posizione logistica favorevole. Quello che sento è un mix di influenze, dal metal al folk, spaziando tra la musica popolare fino ad atmosfere tipiche delle soundtracks, esplorando persino i lidi della musica elettronica. Una proposta davvero singolare, insomma! Godibili e danzerecci. Cambio palco, Sound Storm on stage. Non suonavano a Torino da parecchio tempo, e aggirandomi tra il pubblico per fare foto e video, ho notato un coinvolgimento senz’altro maggiore rispetto al passato: non la consueta massa di persone, braccia conserte, pronte ad ergere il ditino all’incorrere di un errore, ma una folla entusiasta, partecipe, ed attiva! 10801558_10203788967977261_5916705939221704841_nAncora una volta, i ragazzi radono al suolo il palco per l’avvento degli Haggard, che in occasione di Halloween hanno tenuto un concerto più lungo del solito. Seguito da afterparty con dj set. Nonostante fossi stanca morta, avrei tanto voluto ballare, ma non ce n’è stata la possibilità, dal momento che la branda chiamava, e la destinazione del giorno successivo sarebbe stata Bologna.

 

 

E fu sera e fu mattina, l’1 Novembre! Valerio si separa momentaneamente per fare il viaggio con Roberto (RockShots Musicmanagement ndr), e lungo la via, basso, tastiere e voce fanno una sosta mangereccia secessionista. Bix, Rocco ed io arriviamo quindi alla Zona Roveri spaccando il minuto, scaricando in un battibaleno e iniziando il settaggio on stage e del banchetto merch. Essendo molto presto, ho più tempo del solito per appollaiarmi su un divanetto con il pc per fare un pò di post pro alle fotografie accumulatesi, dato che in tre giorni di scatti, la mia scheda da 8 giga cominciava a chiedermi pietà. Magari, dico, magari, sarebbe il caso che riconsiderassi la mia cinesite fotografica ed imparassi ad ottimizzare il numero di fotografie per concerto… . Ma via, questo è un off-topic. Non appena arrivano gli Haggard, da brava picciona viaggiatora, Laura fert salutem Catalinae (flautista degli Haggard ndr) da parte di Olof (chitarrista degli Amaranthe ndr). Riesco a parlarle per la prima volta in tutti questi giorni. Molte volte, vuoi l’imbarazzo, vuoi la ristrettezza dei tempi, fanno in modo che l’interazione venga meno, e altrettante volte dà luogo a impressioni del tutto sbagliate. Sono contenta di aver constatato che si tratta di una ragazza molto dolce e simpatica! Arriva il momento dell’apertura cancelli, e dò una mano a Roberto in biglietteria: quanta gente c’è fuori! Molti di loro hanno acquistato il ticket online, e all’atto della convalida noto che ce ne sono tantissimi autografati. Aziz e company devono essere usciti poco prima per salutare i propri fans… . Un aspetto che ho potuto notare ed ammirare durante tutti questi concerti insieme, è la disponibilità degli Haggard verso il proprio pubblico, un’apertura non comune, un autentico piacere nella comunicazione con quest’ultimo, ed il desiderio di interagire, anche durante il concerto! Ben più di una volta, infatti, mi sono ritrovata Aziz davanti al banchetto del merch, con la sua Ibanez, come se niente fosse, che suonava e salutava i presenti, passando a fare anche un salutino alla sua Manu.

Quest’oggi aprono i Sound Storm, e… sarò ripetitiva lo so, ma non certo di parte: questo concerto è un’ennesima conferma dell’affiatamento dell’ensemble, che, nonostante i numerosi sconvolgimenti della line-up, ha trovato sin da subito la propria dimensione. Il canale palco-pubblico è aperto più che mai, e Bologna risponde allo Storm musicale in maniera eccezionale. Grandi ragazzi e grande Bufalo! Seguono gli Ancient Bards, che proseguono il lavoro di demolizione palco già impostato dai Sound Storm. Impressionante la voce di Sara Squadrani, che in molti probabilmente riterranno di matrice troppo pop per il genere di riferimento della band… ma a me piace molto, e poi, un pò di apertura mentale, suvvia! Quello che invece non mi garba, è il massivo ricorso a basi. Il pubblico si fa fitto fitto sottopalco, la partecipazione è alle stelle, ma… è già giunta l’ora degli Haggard! Oggi qualche Storm mi dà una mano al banchetto in modo tale che possa finalmente godermi l’ultimo concerto. Scatto qualche fotografia, ascolto qualche brano e… sorpresona, sul finire della loro performance, i Sound Storm vengono convocati a gran voce sul palco da Aziz, ricevono elogi e ringraziamenti per il tour giunto ormai al termine, e restano ospiti per l’ultimo pezzo. Si torna poi al banchetto del merch, e tra una vendita e l’altra si fa serata. Smontaggio palco, carico e… nanna!!! 10679819_10152868391049722_1492038079736871178_o

Che dire…  . Quest’esperienza mi ha dato la possibilità di vedere e soprattutto di vivere attivamente un concerto, in ogni suo singolo aspetto. Tre gli elementi che non possono assolutamente mancare nella vita on the road: pazienza, forza e determinazione. Lo stress a volte può far lievemente rintoccare il campanello d’allarme, ma l’emozione che si prova quando la folla salta come un branco di canguri e ulula come un lupo al chiar di luna… sono in grado di resettare il conto energia in tempo zero. Tanto, poi, c’è sempre un letto caldo e comodo che ci attende a casa!

Ringrazio i Sound Storm per la fiducia accordatami e per l’accoglienza in quella che non esagero nel definire una vera e propria famiglia.

A presto!

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