Ricordo con molto piacere l’esordio discografico degli Arwen. “Memories Of A Dream” aveva un fortissimo, anzi spudorato, sapore Angra del periodo Matos tanto che il cantante poteva essere lo stesso Matos per quanto gli somigliava.
Forse il confronto con il gruppo brasiliano li ha infastiditi, oppure volevano cercare di non essere più considerati un gruppo clone. Sta di fatto che hanno cambiato parecchio rispetto al loro esordio: suoni molto più corposi, diretti, grintosi e una notevole varietà nell’uso della voce da parte del bravo Ruiz.
Il cambiamento si nota subito dall’iniziale, trascurando l’intro “Into The…”, “Illusions” con grandiose orchestrazioni a supporto di un massiccio “riffing” in cui Ruiz alterna voce aggressiva a vocalizzi in stile Matos. Il paragone con l’ex Angra è però estremamente limitato per questo secondo abum risultando positivamente personale, ma soprattutto molto più incisivo.
Gli altri membri del gruppo però non sono certo da mettere in secondo piano e l’ottima produzione assicura un eccellente risultato.
Notevole la corposa “Dance Of Soul”; bel “sound” thrasheggiante per “Infinity”, ottima melodia e ottimi cori per “No More Tears”.
Nonostante gli ottimi brani veloci e potenti con “riffing” serrato e splendidi inserti di tastiere, secondo me gli Arwen rendono al meglio nei brani più melodici, sdolcinati ma mai stucchevoli come nella superba “Lullaby” e nella orchestrale e folk “Keltia”. E’ questa la dimensione ideale per gli Arwen e spero proprio la sviluppino maggiormente rispetto alla dimensione più propriamente power, in cui dimostrano sicuramente di saperci fare. Ma questi due brani trasmettono pura emozione e senso di benessere e pace. Pochi lenti mi hanno colpito come questi due, devo essere onesto.
Con questo non voglio dire che le altre canzoni non trasmettono qualcosa sia chiaro, ma queste due eccellono. Ad ogni modo segnalo anche le veloci “Fantasy Or Reality” e “By My Own Sight”, così come anche la conclusiva “Touch The Sky”. Anzi direi che è tutto da sentire e apprezzare.

Devo constatare che il gruppo sta andando nella giusta direzione cercando una propria dimensione personale. Il risultato è sicuramente ancora non perfetto e hanno ancora da lavorarci sopra, ma questo nuovo lavoro conferma, e accresce, le potenzialità di questa (ancora) giovane band. Per ora un bel disco di power sufficientemente personale.

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