Il pretesto è quello di apparire brutti, sporchi e cattivi. L’intenzione, attraverso una volgarità travestita da sfrontatezza, è quella di propinare, spacciandolo per buono, un lavoro sicuramente trascurabile. Lo scopo finale è quello di formare una band denominata Amok, affidare l’artwork a Fabban (Aborym), commissionargli un’illustrazione per una mostra trash di quinta fascia ed infine saccheggiare, con furbizia, la storia del panorama estremo per tentare di farsi notare. Un gioco da ragazzi.

Consci dell’abbordabilità della propria missione, i quattro norvegesi non si perdono in chiacchiere e producono ‘Necrospiritual Deathcore’. Ciò che si trova di fronte un ascoltatore, al primo ascolto degli dieci brani proposti, è un accostamento poco ragionato di suoni aggressivi, grezzi e violenti che non riescono mai a convincere a pieno. Un disco che alza solo gli occhi al cielo, sbraita, si dimena goffamente, senza mai riuscire a spiccare il volo. Si parte da basi decisamente vicine ad un death metal a stelle e strisce, spesso sconfinante in Grindcore, che, tentando di risultare disturbante, riesce solo a spazientire in fretta a causa delle sue incomprensibili direzioni. E’ così che le composizioni vengono a risultare indistinguibili al limite della monotonìa trasmettendo male quel disagio che vorrebbe essere, senza mai riuscirci, la punta di diamante dell’opera. In questo scenario sono, infatti, la presunzione della
band, e le insensate variazioni che si concede, a fare da impedimento alla buona riuscita globale. Funzionano male i ferali break vicini a quel thrash/black che più di una volta porta alla mente i nostri Necrodeath. Fanno peggio gli onnipresenti rallentamenti in chiave doom che, inseriti con poca parsimonia, squarciano il disco facendogli perdere il tiro che a fatica acquista nelle buone parti tirate. Per il risultato finale aggiungere una buona produzione volutamente sporcata e spruzzare grandinate di irritante ripetitività.

Tirando le somme, ‘Necrospiritual Deathcore’ è un disco mediocre in cui, presenze e collaborazioni con Fabban e Hoest (Taake), non possono e non devono fornire scudo ai tantissimi nei. Difetti pachidermici che affondano un disco mai e poi mai consigliabile con l’abbondanza di prodotti che offre attualmente il saturo mercato.

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