Gli Amaranthe giungono nel 2014 a quota terza release a livello mondiale. La nota band scandinava, sotto le luci della ribalta sin dall’inizio delle loro attività, dopo un battage pubblicitario mastodontico e dopo un magnifico release party tenutosi a Goteborg il mese scorso, stanno affrontando un tour negli Stati Uniti a supporto della recente uscita discografica, avvenuta sotto la Universal/Spinefarm Records.
Questo supergruppo nordeuropeo, che nella propria line-up annovera musicisti di fama internazionale, già visti e sentiti in altri contesti musicali sempre di altissimo livello, si è imposto sin da subito riscuotendo più che massicci consensi, per via della particolare proposta messa a punto per il proprio pubblico. Vale a dire, un heavy-metal dalle molteplici sfaccettature ed influenze, dal death melodico al metalcore, voci pulite alternate a feroci scream, e dalla predominanza di elementi pop ed elettronici, che rendono ogni singola melodia unica nel suo genere.
“Massive Addictive”, in distribuzione sugli scaffali dei negozi di musica di tutto il mondo a partire da ieri, è il terzo album degli Amaranthe, quello che probabilmente, ad ulteriore conferma di “Amaranthe” e “The Nexus”, li consacrerà nell’Olimpo del metal moderno.
Rispetto ai due precedenti album, il sound degli Amaranthe presenta qui delle differenze sostanziali. Un’incidenza più accentuata di elementi death, una maggiore presenza di screaming e growling da parte dell’eccellente Henrik, entrato da poco a far parte della famiglia a seguito dell’abbandono dello storico cantante Andy, e uno snellimento ed “incattivimento” dell’elemento elettronico, che finora era stato elaborato in chiave prevalentemente “happy”. “Massive Addictive” vuole comunicare al pubblico ed ai propri fans che gli Amaranthe stanno crescendo, che le chitarre vanno accordate più basse, e che è ora di adottare una visuale più introspettiva della realtà che condividiamo ogni giorno.

“Massive Addictive” consta di dodici tracce, che riporto qui di seguito per opportuna informazione:

  1. Dynamite
  2. Drop Dead Cynical
  3. Trinity
  4. Massive Addictive
  5. Digital World
  6. True
  7. Unreal
  8. Over And Done
  9. Danger
  10. Skyline
  11. An Ordinary Abnormality
  12. Exhale

La prima traccia, DYNAMITE, mantiene le promesse insite nel titolo. Sound aggressivo, assertivo, pugni in faccia sotto forma di riff, la voce di Elize imperversa e domina, i cori del trio diretti fino allo stomaco. D’altronde, il ritornello ti avverte:

…I can achieve it
I will arise
Like the fire in the sky
I am dynamite.

DROP DEAD CYNICAL
Il singolo uscito un mese fa con un videoclip ufficiale davvero accattivante. Batteria non più a 150 di metronomo, uno shuffle molto catchy, sostanziale selezione degli elementi elettronici, qui presenti in minima percentuale rispetto ai trascorsi, e chitarrona droppata. Elize, allodola svedese, qui più che in altre sedi, sfodera un’estensione vocale di sicuro interesse, accompagnata da Jake, suo alter ego al maschile, e da Henrik, l’elemento più aggressivo e graffiante del tridente vocale dell’ensemble. Sessione ritmica serrata, perfetto il lavoro di tessitura sonora operato da Johan al basso e Morten alla batteria, nel cui amalgama si inserisce il tanto biondo quanto geniale Olof con la sua Caparison tonante.

TRINITY
Questa traccia spezza lievemente l’atmosfera cupa che ha caratterizzato i precedenti due pezzi. Le tre voci si inseguono, intrecciano e completano in un crescendo, l’elemento elettronico riemerge, ma non predomina. L’assolo di Olof è preziosissimo, breve ma molto intenso.

Ed eccoci alla traccia adottata come titolo dell’album. MASSIVE ADDICTIVE. Elementi elettronici introducono, prosegue un sound molto death, e parti singole si alternano a cori in perfetto stile anni ’90. Il testo è davvero stupendo, credo possa essere una sorta di manifesto della perenne tensione verso l’infinito del musicista, che scivolando tra alti e bassi, non rinuncia mai ad esprimersi ed evolversi.

DIGITAL WORLD rappresenta il continuum della tradizione ed affetto per gli elementi di elettronica, a cui gli Amaranthe devono parte della loro fama e successo. Facile accostarlo quindi a brani di egual caratteristica, come Electroheart, che tanto hanno fatto saltare e inneggiare a squarciagola.

Le note di un dolcissimo ed ispiratissimo piano introducono TRUE la ballad, dove la voce di Elize e di Jake si presentano “al naturale”, senza effetti megafono o digitalizzazioni. Magnifico il contrasto tra il malinconico piano e la ruggente chitarra di Olof; toccante a tre quarti della traccia, prima dello stop, il momento evocativo di Jake ed Elize; commovente il testo, che parla di qualcuno in bilico tra presente e passato, e che al termine decide che

What I can dream
Scream
It’s possible
But it will turn
Burn
Keep it real
Trust your dreams
And soon you’ll stand next to me.

Ennesimo cambio di registro, per introdurre UNREAL, traccia il cui motivetto di synth iniziale, facilmente districabile dal pattern di ritmica di Olof, prenderà residenza immediata nel vostro cervello. Dopo qualche attimo scoprirete che la vostra testa starà accennando a un lieve headbanging, e quando ne sarete ben consci, scapellerete con motivazione. Elize cancella momentaneamente dal proprio registro stilistico la dolcezza e le armonizzazioni che la contraddistinguono e, carica di grinta, incalza i primi versi. Accompagnata da un Henrik più in forma che mai, e nel ritornello supportata da Jake. Il lavoro di drumming qui è decisamente superiore, e la fantasia di Morten dilaga, a braccetto con la rotondità di sua maestà bassista Johan. Olof mette a segno un assolo la cui pulizia ipnotizza e, che altro dire… una battaglia di opposti che ben trova espressione attraverso queste note.

Piano e synth perfettamente combinati preparano il terreno per un ispiratissimo Jake in OVER AND DONE, la seconda ballad di “Massive Addictive”. Anzi, per un Jake da pelle d’oca, che fino a qui ha rivestito più che altro un ruolo da backing vocals. Elize rispolvera il suo registro più evocativo e melodico, raccoglie il testimone di Jake, per parlare di un amore quasi al capolinea, esplorandone l’abisso, ripercorrendone la caduta, perché

The sun that ignited our feelings is down
And I’m overcome if love was the reason
Why am I on the run and
So let’s turn this around
Before we’re over and done.

Ma perché indugiare nelle timide lacrime che sicuramente questa ballad avrà fatto scorrere? Ci pensa Henrik, protagonista indiscusso di questa traccia, a ristabilire l’ordine con DANGER ZONE. Si ritorna ad un registro Amaranthe, con sperimentazioni ed interessanti variatio sui cori. Nonostante sia una canzone dal registro decisamente energico, è quella che preferisco di meno su tutto l’album. Al contrario delle altre tracce, non ci sono momenti salienti, picchi stilistici o elementi di rilievo. Un buon riempitivo, prima di passare alla successiva

SKYLINE
Intro col botto con un non so che di epico, mai riscontrato prima in nessuno dei lavori precedenti. Tante variatio, soprattutto a livello ritmico, e finalmente un assolo di Olof al di sopra delle righe. Il crescendo del ritornello, con Elize e Jake che cantano all’unisono, frammezzati da Henrik, crea un’atmosfera incredibile, quasi palpabile, e dopo il primo giro sicuramente vi ritroverete a cantarlo anche voi.

Traccia numero 11. Siamo quasi alla fine. E questa è AN ORDINARY ABNORMALITY. Già dal titolo in sè possiamo aspettarci qualcosa di assolutamente inedito. E lo stesso Olof, in più interviste, aveva parlato di questa traccia definendola la più speed che sia mai concepita fino ad ora dalla sua mente. Ritmica granitica, motivetto synth vorticoso, stop e riprese da capogiro, per la gioia di Morten! Integrano cori magnificenti ed un Henrik scatenato. Questa traccia ci introduce al termine dell’album, suggellato dalla splendida

EXHALE
Un elogio al biondissimo Olof, maggior compositore della band, che ha saputo ideare un motivo di piano introduttivo altamente immaginifico, toccante e allo stesso tempo di una semplicità disarmante. Qui lo stile ci riporta alla mente quegli echi tipici del power symphonic gothic metal, con mid-tempo e venature che strizzano l’occhio ai Nightwish ed ai Within Tempation. Exhale scrive la parola The End al termine di questo splendido lavoro, concepito dal sestetto scandinavo e dato alla luce grazie a Jacob Hansen ed al suo studio di registrazione, uno dei più grandi nomi in fatto di produzioni metal.

Un album di sicuro interesse, poliedrico, variegato e cosciente. Non un fiore sbocciato, non un frutto maturo. Ma una gemma che sta per esplodere. Il preludio di un’esplosione annunciata. Perché quello che permette agli Amaranthe di essere così grandi e così maledettamente avanti è il non sentirsi mai arrivati, il perseguire nuovi obiettivi e sfide sonore, affetti, come sono, da una massive addiction che li porterà in cima ed oltre.

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