Parlare degli Airbourne non è affatto semplice. Ripercorrendo a ritroso la loro breve storia, si passa dalla gavetta fatta nella natia Australia al successo planetario in poco meno di un anno. In mezzo c’è un album che risponde al titolo di “Runnin’ Wild”, disco che ha permesso al quartetto di essere osannato quasi ovunque pur non avendo, di fatto, nulla di nuovo da dire. E se le similitudini con gli Ac/dc sono più di una e non solo a livello di sound (anche loro sono australiani e sono capitanati da due fratelli…), è pur vero che l’energia profusa nelle loro canzoni, i maestri non riescono ad infonderla più da anni. Fatte queste doverose premesse, gli Airbourne arrivano al varco del secondo album per cercare di confermare quello che di buono era stato detto su di loro giusto due anni fa. “No Guts, No Glory”, però, non si differenzia particolarmente dal suo illustre predecessore e dagli elementi che lo hanno caratterizzato: ritornelli da stadio, voce roca tipo Angry Anderson (Rose Tattoo) e riff rubati direttamente dal repertorio degli Ac/dc senza nemmeno riarrangiarli. Il plagio, in taluni casi, sfiora addirittura l’imbarazzante, come nel primo singolo “No Way But The Hard Way”, il cui giro di chitarra ricorda molto da vicino la ben più rinomata “Thunderstruck”.
Eppure, nonostante questo, il secondo album degli Airbourne piace. È una cosa strana, lo so, ma fidatevi che una volta inserito il dischetto nel lettore non potrete fare a meno di farvi trascinare dall’incredibile energia ed immediatezza di canzoni come “Blonde, Bad And Beautiful” o “Get Busy Livin’” e dalla loro inguaribile matrice blues. Possibile, quindi, che gli australiani siano riusciti di nuovo a piazzare un lavoro che farà parlare di loro? In realtà non proprio, perché comunque già dopo 3 o 4 ascolti si notano i segni di cedimento di una proposta musicale già fin troppo abusata. Quello che però è certo, è che dal vivo i brani estratti da “No Guts, No Glory” non faranno prigionieri, come ben testimoniato dal concerto del 3/03/2010 all’Alcatraz di Milano.
Insomma, se volete comprate pure il disco, ma il vero spettacolo sono i live degli Airbourne. Se vi capita, non fateveli scappare!

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